Accogliere il paradigma della co-creazione valorizzando l’eterogeneità: la voce di Paolo Naldini sull’impatto della demopraxia in Friuli
Il 12 e il 13 ottobre Villa Manin, nell'ambito della mostra "T3rza Terra", ha ospitato nuovi appuntamenti inseriti nel programma di incontri dell'Arte della Demopraxia che hanno visto la partecipazione di Paolo Naldini. Il direttore di Cittadellarte, in un'intervista rilasciata ai nostri microfoni, ha colto l'occasione per tracciare un bilancio sulle attività in corso in Friuli: "Ti confesso - così Naldini - che sono quasi sopraffatto quando le persone che incontrano la demopraxia mi rivelano, nei modi più personali e diversi, che stavano aspettando proprio questo, anche se a volte neanche lo sapevano".

L’incontro Le città del mondo tra cielo e terra, i talk Agricoltura per un diritto al cibo tra cielo e terra e Curiamoci dell’acqua, i laboratori EcodesignSaperi incarnati, la performance sonora di Michele Spanghero, l’inaugurazione della Play Room di Samuel Romano dei Subsonica, la presentazione di nuove opere di Michelangelo Pistoletto, Nico Angiuli, Chiara Sgaramella e Miriam del Saz, Isabella Pers, PLOT, Ryts Monet e Collettivo Robida: è questo quanto andato in scena sabato e domenica scorsi in Friuli Venezia Giulia (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo) tra Villa Di Toppo Florio di Buttrio e Villa Manin a Passariano di Codroipo, scenografico capolavoro d’architettura sorto nel Cinquecento. Prima di addentrarci nelle attività proposte, occorre fare un passo indietro al 25 maggio 2024, quando la residenza dogale ha ospitato l’inaugurazione della mostra T3rza Terra – Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte a Villa Manin, visitabile fino al 31 dicembre 2024 (per approfondimenti è possibile leggere l’apposita news). L’esposizione, inoltre, si pone come un progetto che può essere accolto e sviluppato in ogni museo e territorio adattandolo alle specificità locali, alle contingenze e alle opportunità (se siete interessati, scriveteci qui: info fondazionepistoletto@cittadellarte.it).

Ricordiamo, nello specifico, che T3rza Terra si articola su quattro strati interconnessi e circolari. La matrice è costituita da un gruppo di opere storiche di Pistoletto, che rappresentano indirizzi programmatici di fondo e di prospettiva sui diversi temi quali, per esempio, l’alimentazione, il costume, la comunicazione, l’educazione, corrispondenti ai diversi Uffizi di Cittadellarte. Il secondo strato è rappresentato da molteplici pratiche artistiche curate dai collettivi attivi nei diversi contesti territoriali del pianeta invitati dalla Fondazione Pistoletto in riferimento proprio a temi individuati nella prima matrice, di cui dunque costituiscono possibili sviluppi e interpretazioni contemporanee. Il terzo strato prende forma attraverso l’installazione monumentale nello spazio aperto, pubblico, come per esempio il parco di Villa Manin, che presenta il simbolo del Terzo Paradiso, utilizzando per la sua realizzazione materiali fortemente relativi alle caratteristiche del territorio, a possibili conversazioni e progetti con le comunità locali. Il quarto strato, infine, sviluppa il programma dell’Arte della Demopraxia con il suo canovaccio definito nelle tre fasi delineate nel manifesto pubblicato nel 2019 da Michelangelo Pistoletto e Paolo Naldini. A questo proposito, si sta articolando un public program di eventi, come quelli che si sono tenuti lo scorso weekend, che porta ad approfondire i temi che il forum dell’opera demopratica – svoltosi in occasione dell’inaugurazione della mostra – ha fatto emergere, dando così corpo a iniziative, azioni, progetti e soprattutto a una diffusa conversazione impegnata sul territorio e per il territorio. Su questa scia, scopriamo tutti i dettagli dando voce a Paolo Naldini.


L’incontro Le città del mondo tra cielo tenutosi sabato scorso a Villa Di Toppo.
Nella foto: Paolo Naldini (direttore di Cittadellarte), Sasa Dobricic (Università di Nova Gorica),
Fabio Salbitano (Università di Sassari) e Andrea Marostegan (esperto in permacultura).

Paolo, nell’ottobre del 2012 hai presentato per la prima volta, in una pubblicazione di Cittadellarte, l’Arte della Demopraxia. Dalle tue riflessioni si è passati alla pratica attraverso numerosi Rebirth Forum che hanno adottato a livello globale il metodo demopratico per articolarsi e svilupparsi. Dopo 12 anni, a Villa Manin, questo programma risulta ancora attuale, confermandosi la chiave per una conversazione impegnata territoriale. Qual è stato, finora, l’impatto della demopraxia in Friuli?
Una dirigente regionale, domenica, invitandomi a una conferenza sul tema dei rapporti tra la creatività e l’impresa, mi ha rivelato che le risultava, da molte fonti, che il nostro operare nel territorio friulano, e in particolare, tra Villa Manin, Udine, Codroipo e Trieste, avesse colto e raccolto l’adesione entusiasta di soggetti che già prima erano attivi, ma che sentivano questo momento come un’occasione per forgiare alleanze e rinnovare collaborazioni su progetti concreti e specifici. Come esempio d’impatto, cito il lavoro per l’istituzione di una blue community, di cui proprio domenica si è specificamente trattato nell’incontro del public program dell’opera demopratica a Villa Manin e, in modo molto diverso, il processo avviato dall’artista Tiziana Pers, con l’Unione Nazionale delle Pro Loco – che abbiamo coinvolto nell’opera di mappatura avviata già a inizio anno in preparazione dell’opera demopratica – finalizzato a recuperare ricette della tradizione che siano basate su alimentazione vegetale. Questo lavoro è stato già presentato al presidente del consiglio regionale Mauro Bordin al fine di introdurre nei regolamenti per l’organizzazione delle sagre, delle fiere e degli eventi delle Pro loco friulane (che sono una delle forze territoriali più potenti di partecipazione e identità) l’introduzione di premialità appunto per gli eventi che si basino su proposte plant based.
Ci sono poi molte altre iniziative significative: il Treeart festival (la cui ideatrice è Patrizia Minen), il cui obiettivo è promuovere la cultura della rigenerazione e riforestazione urbana; rassegne sul tema dell’acqua, musicali e teatrali; collaborazioni con l’Accademia di Belle Arti G.B. Tiepolo di Udine e l’ISIA di Pordenone, solo per citarne alcune. Le realtà coinvolte hanno tratto dal public program coordinato dal nostro ambasciatore Rebirth/Terzo Paradiso e curatore dell’Arte della Demopraxia a Villa Manin Giacomo Bassmaji rinnovata energia, ispirazione, contatti e occasione di condivisione con comunità che magari ancora non avevano raggiunto.
Sono rientrato dal weekend di public program e forum realmente corroborato dal senso che la promessa della demopraxia abbia fatto passi avanti e sia stata accolta nel territorio. Naturalmente viviamo un momento storico caratterizzato più dalla grande delusione, se non dalla disperazione, rispetto alla politica e alla capacità delle nostre società di costruire pace, armonia, inclusione sociale e prosperità sostenibile; la demopraxia è però sempre più conosciuta e riconosciuta non come un’ondata in controtendenza, ma come la più coerente e credibile e praticabile risposta. Ti confesso che sono quasi sopraffatto quando le persone che incontrano la demopraxia mi rivelano, nei modi più personali e diversi, che stavano aspettando proprio questo, anche se a volte neanche lo sapevano.

Il 12 e il 13 ottobre la villa dogale ha ospitato nuovi appuntamenti – con la tua partecipazione – nell’ambito della mostra T3rza Terra – Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte a Villa Manin: per esempio sabato la tavola rotonda Le città del mondo tra cielo e terra e l’incontro Agricoltura per un diritto al cibo tra cielo e terra, domenica il talk Curiamoci dell’Acqua / water care. Qual è il tuo bilancio sulla due giorni?
Il bilancio è fatto di uno stato patrimoniale e di un conto economico dei profitti e delle perdite. Nello stato patrimoniale di questo evento vedo la mostra con le nuove installazioni inaugurate nel weekend che sedimentano e tesaurizzano progetti, percorsi ed esperienze straordinarie di collettivi che hanno operato in Friuli – ma anche altrove – e che quindi costituiscono un vero capitale a disposizione dei visitatori e della comunità che parteciperanno ai programmi pubblici di T3rza Terra. Il conto dei profitti e delle perdite è come sempre una fotografia a tinte chiaroscure: la parte più critica è naturalmente costituita dalla mai sufficiente – almeno per me – condivisione, partecipazione ed estensione del lavoro; se abbiamo coinvolto circa 500 persone, perché non erano 5mila, 50mila o forse di più? Devo poi ringraziare l’amministrazione di Villa Manin, il suo direttore Guido Comis ed Erpac per le risorse dedicate e per le spese che ha sostenuto per la realizzazione di questa operazione e di questa due giorni. Nella parte dei profitti, per rimanere nella metafora, metto comunque queste circa 500 persone, metto il concerto di Samuel frontman dei Subsonica, che ci ha incantati ed energizzati, metto la partnership consolidata con moltissimi attori della prosperità sostenibile del territorio, metto le illuminanti parole della presidente dell’associazione italiana agricoltura biologia della sezione FVG Cristina Micheloni, metto l’impegno del presidente del consiglio regionale Mauro Bordin a continuare a lungo la strada di questa proposta di promozione della cultura della sostenibilità attraverso l’alimentazione vegetale e, non in ultimo, metto la pubblicazione di un giornalino che accompagna la mostra e l’opera demopratica e che potrà costituire un vero viatico per altra partecipazione sul territorio e per altre occasioni di ingaggio in altri territori.


Uno degli incontri a Villa Manin.

Gli incontri dell’Arte della Demopraxia stanno vedendo il coinvolgimento di organizzazioni pubbliche e private, esponenti del mondo produttivo e agricolo, rappresentanti delle istituzioni e della cultura. A Villa Manin, grazie all’opera demopratica, rappresentanti e referenti di temi all’apparenza lontani collaborano fra loro per portare la sostenibilità nei rispettivi ambiti del tessuto sociale e campi del sapere. Ritieni che questa eterogeneità, se gestita, possa rivelarsi l’ingrediente basilare per innestare una reale trasformazione della società in senso responsabile?
L’eterogeneità è condizione necessaria, ancorché non sufficiente, per la vitalità di un ecosistema. L’Arte della Demopraxia si fonda sul gioco delle differenze su due fondamentali piani. Il primo riguarda proprio il confronto tra referenti di organizzazioni diverse all’interno di gruppi e tavoli di lavoro, che, per quanto tematici, prevedono l’inclusione di soggetti differenti tra loro. Basti pensare che la formula della trinamica e il simbolo del Terzo Paradiso vengono assunti proprio in questa fase come paradigma di riferimento, cioè nei tavoli di lavoro sostenitori di idee, punti di vista o interessi diversi, opposti o contrapposti sono accompagnati in un percorso di negoziazione e co-creazione di una visione ulteriore e inedita. Il secondo piano, in cui il fattore eterogeneità è critico, è quello dell’interconnessione tra gruppi di lavoro diversi e soggetti già attivi nel processo, con altri ancora non coinvolti. Infatti, come sappiamo, alla base della filosofia della demopraxia c’è la constatazione che ogni organizzazione del tessuto sociale costituisca un micro-governo e quindi al suo interno si esplichi la dinamica, trinamica, della co-creazione (che naturalmente ci proponiamo di facilitare e orientare verso il bene comune, in riferimento all’Agenda 2030).
Anche quando si lavora con organizzazioni che hanno assunto questa consapevolezza (che proprio mediante la conoscenza della demopraxia e la partecipazione al Forum possono assumere), resta il complesso lavoro di connessione tra realtà differenti e in particolare il raccordo con le istituzioni. Su questo piano credo che ci sia molto da fare e che già esistano numerosi percorsi e strumenti; penso, per esempio, ai patti di collaborazione di Labsus e alla più ampia nozione di amministrazione condivisa. Dobbiamo renderci conto che stiamo progettando di creare istituzioni e modi di cooperazione tra istituzioni che ancora non esistono. Dobbiamo accogliere il paradigma della co-creazione rispetto a quello dell’antagonismo, della lamentazione, dell’accusa e della delega acritica. È arrivato il tempo dell’alleanza dopo decenni di contrapposizioni sterili, se non distruttive. Dobbiamo lasciarci alle spalle l’epoca in cui i cittadini, gli amministratori e i tecnici esperti erano arroccati e, di fatto, schiacciati in una solitudine che rendeva impossibile affrontare concretamente le sfide che stiamo vivendo. Questa eterogeneità non va annullata, piuttosto riconosciuta e valorizzata. I funzionari pubblici sono portatori di competenze e responsabilità essenziali, ma senza organizzazioni di cittadini, imprese o associazioni efficienti e capaci di cooperare, non possono fare tutto da soli. Soltanto nell’alleanza tra cittadini, portatori d’interesse, imprese, università, centri di ricerca, associazioni culturali e di categoria, amministratori pubblici e rappresentanti istituzionali potremo rigenerare il modo in cui viviamo, come ci nutriamo, come produciamo, come ci vestiamo, l’acqua che beviamo, le case e le città che abitiamo, la natura che noi stessi siamo insieme agli altri animali e vegetali e anche minerali del nostro pianeta. Non è un’alleanza di uguali, ma un’alleanza di diversi. Non è un comune denominatore, ma un comune multiplo, cioè un ordine di grandezza che deriva dall’unione di tutti noi e non dagli elementi più minuti e riduttivi che ognuno possiede.



Guido Comis e Paolo Naldini accanto all’opera I templ(i) cambiano di Michelangelo Pistoletto.

Focalizziamoci infine sul piano artistico: T3rza Terra mette in luce alcune tra le opere più importanti del maestro ponendole in connessione con le creazioni di artisti provenienti dalla regione, dall’Italia e dall’estero, che mettono anch’essi al centro del loro lavoro una dimensione etica e sociale. L’esposizione è aperta fino al 31 dicembre: come direttore di Cittadellarte, che cosa distingue la mostra? Perché, a tuo avviso, andrebbe visitata?
La mostra è un piccolo atlante di pratiche artistiche contemporanee, ognuna della quali apre una vertiginosa finestra su mondi, comunità, paesaggi e territori. È un atlante sintetico, non un’enciclopedia, si trovano cioè i racconti di alcuni progetti esemplari che, così credo, portano a comprendere quanto le pratiche artistiche contemporanee che si studiano e insegnano all’Accademia Unidee e a UNIDEE Residency Programs stiano operando nel mondo per affrontare problemi concreti, quotidiani, reali, cocenti e a volte scabrosi della nostra quotidianità. Intanto si attraversano sale stupende e forse uniche nel loro genere, abitate da alcune delle opere più importanti di Michelangelo Pistoletto, mentre fuori nel parco sventolano le bandiere delle ambasciate Rebirth e campeggia, mansueto, orizzontale, dolcemente connesso con il prato e la sua vita il simbolo del Terzo Paradiso, con le piante di canapa e di senape che ci parlano di terra, di nutrimento, di cicli naturali e dell’intelligenza generosa e innocente del pianeta.