Come agirai?
È importante riconoscere che le domande poste nella canzone dei Subsonica sono su noi stessi.
Il punto di vista dell’individuo nel mondo è come uno specchio di Michelangelo Pistoletto, le cui idee e azioni hanno prodotto una pratica artistica che esiste tra la persona, la società in cui vive e l’universo.
Quindi dal mio io rispondo alla domanda che mi è stata fatta: come agirai?
Ho avuto il privilegio e l’opportunità, per necessità o per essermi trovato al posto giusto nel momento giusto, di vivere più di una vita attraverso la rinascita dell’aver emigrato da bambino.
Con un piede in una nazione e uno in un’altra, un piede in un secolo e uno in un altro, un piede in un millennio e uno in un altro, e la possibilità (e capacità) di praticare più discipline di quanto mi fossi immaginato, come quando un bambino immagina cosa farà da grande. Queste fasi transitorie, questi spazi di limbo che ho occupato in giovinezza mi sembravano sconnessi e fini a se stessi, fino a quando ho raggiunto un livello di comprensione tale che mi ha permesso di capire quanto fossero importanti l’uno per l’altro e l’aritmetica che ne risultava:
contadino+immigrante+imprenditore+fondatore+organizzatore+architetto+costruttore+padre = artista.
Rendermi conto di questo ha reso importante il riconoscimento dei fenomeni che hanno plasmato me e tutti noi nel corso di queste fasi transitorie, perché se le cose sono connesse a livello personale allora tutto è interconnesso universalmente.
– Ho/abbiamo attraversato due grandi crisi finanziarie e la più grande crescita economica nella storia dell’attività umana.
– Ho/abbiamo vissuto l’accelerazione della più grande devastazione ambientale, che ha alterato il corso di 450,000,000,000 anni di evoluzione.
– Ho/abbiamo vissuto nel mezzo di guerre che sono state più distruttive di tutte le guerre che le hanno precedute combinate.
– Ho/abbiamo assistito al più grande numero di spostamenti in massa di popolazioni che abbiano mai migrato sulla superficie della terra.
Come agirò?
Contrarre il Covid-19 a fine marzo mi ha fornito tempo prezioso per un’introspezione di cui mi ero privato. Tra i tanti impegni di una vita complessa c’è molto poco tempo per l’introspezione. I tredici giorni di costrizione a letto e le quattro settimane di lenta convalescenza che li hanno seguiti sono stati un dono per me.
Qualche anno prima della pandemia ero già proiettato sul focalizzarmi sulle cose più importanti nel repertorio della mia vita:
• fare arte che annulli i confini e coinvolga la società a livello concettuale, emotivo, critico e socio-politico (per maggiori informazioni è possibile visionare il mio progetto trentennale che usa il sangue come principale mezzo per fare arte, partendo dal mio sangue per il mio autoritratto e poi, dal 2000, con il sangue di chi lo dona per fare il loro ritratto).
• concentrarmi su attività e pratiche che costruiscono una comunità che si inserisce in un contesto in cui la cross-pollinazione interdisciplinare riunisce persone che sarebbero altrimenti separate – una contaminazione di idee e individui – in modo simile ai principi di base del Terzo Paradiso e di Cittadellarte (nel mio caso BACAS, che connette New York con il Sud Italia, dove questo tipo di lavoro sostanzialmente manca).
Sono passati solo alcuni giorni da quando sono stato invitato a essere un ambasciatore del Terzo Paradiso a New York a quando ho accettato l’invito e mi sono seduto nel mio studio a scrivere queste parole nelle speranza di rispondere alla domanda “Come agirai?”.
Agirò connettendo il mondo che ho costruito nelle ultime decadi a questo nuovo ruolo di ambasciatore, e spero di contribuire con la mia voce, le mie idee e la mia energia a far sì che ognuna di esse serva meglio quella parte di società in cui posso fare la differenza…
È il tempo che chiama
È l’ultimo tra i sogni
È un colpo di tosse
Della storia, della storia