Come giudicherai?
‘Formulare un giudizio di valore’ ha un significato di carattere strettamente personale, che permette di rispondere alla domanda “come giudicherai?” solo da parte della persona a cui è stata fatta nella canzone Il Terzo Paradiso dai Subsonica e Michelangelo Pistoletto.
‘Sottoporre a una sentenza’ è un’espressione più tecnica e asettica, che può dar luogo a una serie di riflessioni su come viene esercitata la funzione giurisdizionale ai tempi del Coronavirus.
Uno dei primi provvedimenti del governo italiano* è stato sulle “misure straordinarie ed urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e contenere gli effetti negativi sullo svolgimento dell’attività giudiziaria”, un decreto che ha disposto la chiusura dei tribunali per oltre due mesi, con sospensione di tutti i processi. Analoghe normative sono state adottate nei vari paesi del mondo con il progressivo propagarsi del virus.
Ciò significa che si è interrotta, seppur temporaneamente, ogni attività ‘giudicante’?
La risposta è no: il mondo dell’arbitrato, metodo di risoluzione delle controversie sempre più diffuso a livello nazionale ed internazionale in alternativa alla giustizia ordinaria dei singoli paesi, non si è mai fermato.
La Corte Internazionale di Arbitrato della Camera di Commercio Internazionale il 9 aprile 2020 ha pubblicato una nota orientativa con una serie di misure volte a mitigare gli effetti della pandemia sui procedimenti arbitrali, quali possibili interruzioni e ritardi nei procedimenti in corso e difficoltà nell’avvio di nuovi arbitrati, specie a causa delle restrizioni imposte dalle autorità nazionali per rallentare la diffusione del virus*. Si pensi solo ai viaggi, parte integrante della vita dei vari protagonisti del mondo arbitrale (ovvero avvocati, arbitri ed esperti); alla preparazione e alla gestione delle udienze, in relazione alle quali la suddetta nota contiene indicazioni pratiche per poterle organizzare in forma virtuale; ma soprattutto alla socialità che ha sempre contraddistinto questa forma privata di ‘giudicare’, socialità che spesso diventa vero e proprio senso di appartenenza a quello che molti definiscono un club o “the little world of arbitration”. Incontrarsi in aeroporto la domenica sera per prendere voli diversi, chi per Buenos Aires, chi per Singapore, comparire a sorpresa a un cocktail a Parigi per il decennale di un’associazione arbitrale, fare colazione in albergo la mattina presto per coordinare i vari interventi da fare nel corso di un convegno.
E proprio questo elemento ha permesso di adattarsi immediatamente e senza troppe difficoltà a un diverso modo di operare, nel mondo dell’arbitrato non del tutto nuovo: il lavoro online, con gli stessi risultati del lavoro in presenza, se non addirittura migliori.
Si tratta dello stesso fenomeno verificatosi in molte aziende multinazionali dove lo smart working, adottato sin dall’inizio del diffondersi della pandemia, si è rivelato essere più efficiente delle attività svolte in ufficio.
“Abbiamo imparato come la tecnologia possa offrire l’opportunità di esercitare su vasta scala funzioni che fino a oggi erano praticabili soltanto attraverso lo spostamento fisico della nostra persona e di enormi quantità di mezzi e strumenti”, dice Paolo Naldini parlando del ‘presente’ nel suo articolo “Pandemopraxia” del 12 aprile 2020*.
E il futuro?
#Come giudicherai?
La ‘Online Dispute Resolution’ – per gli addetti ai lavori ‘ODR’ – si sostituirà completamente ai tribunali ordinari e alle ‘Alternative Disputes Resolution’, vale a dire arbitrato e mediazione, meglio note come ‘ADR’?
Le piattaforme per la risoluzione delle controversie, in particolare quelle di modesto valore o ripetitive e seriali, sono sempre più utilizzate, tanto che l’Unione Europea ha istituito l’European Small Claims, un quadro comune disponibile in internet*, e le principali istituzioni arbitrali hanno sportelli dedicati alla ‘ODR’: l’intelligenza artificiale fa una diagnosi automatizzata della lite e propone alle parti una soluzione che, se accettata, si formalizza semplicemente digitando ‘invio’, con tempi di svolgimento del procedimento tra i sette e i dieci minuti, algoritmi che elaborano le informazioni utilizzando un numero infinito di dati (come leggi, regolamenti, giurisprudenza, dottrina) che nessun giudice o arbitro potrebbe avere a mente, senza ovviamente considerare il risparmio di onorari degli avvocati e spese legali. E una macchina che giudica certamente e rispetta i requisiti di trasparenza, neutralità e lealtà del procedimento giudiziario, garantendo al contempo l’indipendenza e l’imparzialità che devono dichiarare di avere gli arbitri nel momento in cui sono nominati e accettano l’incarico.
Al riguardo, segnalo l’Arbitrator Intelligence (‘AI’), un aggregatore che attraverso l’Arbitrator Intelligence Questionnaire (‘AIQ’) raccoglie tra i principali utenti dell’arbitrato dati circa la durata del procedimento, la gestione dei casi, le modalità di divulgazione dei documenti, le decisioni sulla giurisdizione e altri elementi che potranno fornire alle parti e ai loro avvocati indicazioni su selezione dell’arbitro e strategia difensiva*.
Tribunali ordinari, arbitrato e online dispute resolution sono i tre elementi che potrebbero rappresentare i tre cerchi del simbolo del Terzo Paradiso, da cui la risposta alla domanda #come giudicherai?: “Con il giusto equilibrio tra le competenze del giudice, dell’arbitro o del mediatore da un lato, e i dati dell’intelligenza artificiale dall’altro”.
La ‘ODR’ potrà essere sicuramente un valido strumento a servizio della giustizia, costituendo per esempio un ‘primo grado di giudizio’ o un ‘tentativo di conciliazione’ nell’ottica di addivenire a una composizione amichevole della controversia in via digitale, con conseguente risparmio di tempi e costi, per passare all’intervento di giudice, arbitro o mediatore solo nel caso in cui non sia stato raggiunto un accordo, cercando di utilizzare come base di partenza del procedimento i dati già elaborati dalle varie piattaforme.
Nella speranza di aver risposto alla domanda #come giudicherai senza dare alcun giudizio di valore.