Cosa acquisterai?
Se mi trovassi al centro del Terzo Paradiso e guardassi avanti e indietro mi chiederei cosa ha influenzato e cosa influenzerà la società passata e futura.
La società, intesa come essere vivente e senziente, a cosa ha risposto favorevolmente o negativamente? Cosa ha scelto e cosa l’ha definita?
Se mi trovassi al centro del Terzo Paradiso, come giustificherei la mia presenza nei confronti dell’altro? Come mi distinguerei tra i poco ricchi, ai quali potrei aggiungere i medio-ricchi da un lato e la moltitudine di poveri dall’altro? Consapevole dell’essere nella parte fortunata del pianeta, come posso non sprecare il mio tempo finito? Come posso assumermi la/le responsabilità di chi ha ereditato un pianeta e non sa minimamente cosa lascerà a chi oggi nasce e domani vorrà crescere, vivere, essere felice?
È lecito dire “salviamo il pianeta”?
Non sarebbe forse più corretto “salviamo l’umanità”?
Oppure, in un’accezione più melodrammatica, “salviamo il futuro dei nostri figli”?
Come?
Con il Covid-19?
Dato che non mi sembra di rientrare nei cosiddetti “complottisti’, il dramma del Coronavirus cercherei di analizzarlo dal punto di vista causa-effetto. All’improvviso il mondo ha bruscamente rallentato, non si è fermato del tutto, ma per alcuni sì. Non parlo dei malati, non parlo dei medici, ma parlo di me, di te, di noi, di chi obtorto collo è stato di punto in bianco costretto a casa.
A casa, per un paio di settimane, poi un mese, poi due e questo sì, quello no, a distanza per favore, mascherine, smart working, solo asporto e così via…
Sì, magari non siamo stati perfetti, magari non è bastato o non basterà, però si è fatto… si è fatto.
E poi: “l’aria è più pulita”, “l’aria è uguale”, “non c’è traffico”, “ma non c’è parcheggio”, “che bella la città vuota”, “che triste nessuno in giro”, “non ci sono turisti”, “non possiamo viaggiare”, “certo, va bene la distanza sociale, ma ci farebbe un tavolo da 16?”.
Perché?
Perché è difficile cambiare le proprie abitudini, noi stiamo praticamente chiedendo alla società/umanità di smettere di fumare, di dimagrire, di mangiare molta meno carne, di non usare le comodità (la macchina, la plastica, i condizionatori, la colazione al bar, il wi-fi, la pay-tv, i social) e di redistribuire le risorse.
Una rivoluzione? Nella storia, rivoluzioni che hanno avuto un vero cambiamento ne ricordo quattro: in Francia, in Russia e in Cina, dove da un potere ‘divino’ si è passati al popolo (con alterne vicende), e a Cuba, dove dal potere di un dittatore si è passati a un’oligarchia progressista.
Rivoluzioni all’americana (per intenderci) hanno più riguardato un cambio di chi è al potere, allora è stata più significativa la guerra di secessione.
Una svolta?
Sì, avremmo bisogno di una svolta.
Oggi non abbiamo più il confronto capitalismo-comunismo, abbiamo il duopolio finanza-consumismo che, tolti piccoli centri che resistono ora e sempre all’invasore, hanno praticamente vinto su tutta la linea.
Una svolta quindi, un movimento lento e costante che riesca a imporre presupposti diversi, una morale diversa, un senso civico diverso alla società.
Come?
Riducendo.
Riutilizzando.
Riciclando.
Rinunciando.
Facendo scelte mirate negli acquisti, il prezzo della benzina durante la quarantena lo insegna.
Per piccoli passi, abbassando i gradi del riscaldamento l’inverno, alzando quelli dei climatizzatori l’estate, spegnendo le luci quando non sono in una stanza, comprando meno, comprando poco, non comprando.
Come acquisterai?
Facendo attenzione.
A cosa c’è scritto sulle etichette.
Alla qualità delle informazioni che raccolgo.
A cosa già ho nell’armadio.
A cosa già ho nel frigo o nella dispensa.
Cosa acquisterai?
Nel limite delle mie possibilità.
Scegliendo.
Rispettando il futuro.
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