Arte dell’equilibrio #36 | Nicolas Ballario, come sognerai?
Il conduttore radio-televisivo (oltre che esperto d'arte e fotografia) è il 36esimo ospite dell'iniziativa “Arte dell'equilibrio/Pandemopraxia” lanciata da Cittadellarte. Nicolas Ballario confida quali speranze ha per il futuro post pandemia, individuando quale ruolo potrà avere l'arte, che "ci insegna che mondi diversi possono incontrarsi e convivere, perché è nell’esaltazione delle differenze che si manifesta la più alta qualità dell’essere umano". L'ospite di questa puntata cita inoltre l'importanza che potrebbe ricoprire una didattica del sogno, poiché quest'ultimo "è il tempo che, inconsciamente, dedichiamo all’esercizio di pura immaginazione".

Come sognerai?
Ho sentito dire a Massimo Cacciari una cosa che mi ha fatto paura: “Ci sveglieremo a settembre e sarà una tragedia”. Ecco che allora mi viene da pensare che se ci sarà un risveglio, questo è il momento del sogno, un sogno collettivo che sta cambiando per sempre il lessico del mondo. Anche se stiamo poco a poco cercando di tornare a una normalità (che non sarà comunque quella di prima) stiamo vivendo di frammenti: una fase REM che ci impedisce una visione nitida di cosa verrà dopo, un insieme di attimi slegati tra loro che non ci permettono di vedere il futuro, ma solo di arrancare nel presente. E allora io voglio credere che sognerò in modo diverso, che tutti quanti impareremo a farlo: “Sarò tutti o nessuno, l’altro che ignoro d’essere, colui che ha contemplato quell’altro sogno” scriveva Borges ed è così desidero sognare, diventando un altro, i suoi problemi e le sue speranze. Vorrei che i sogni da sveglio non fossero allucinazioni, ma nuove interpretazioni del reale e vorrei che fossero contagiose. Non posso non pensare al sogno europeo, alla patria europea anziché all’Europa delle patrie, dove il Mediterraneo da cimitero e strada di disperazione si trasformi nella porta dell’accoglienza. L’arte ci insegna che mondi diversi possono incontrarsi e convivere, perché è nell’esaltazione delle differenze che si manifesta la più alta qualità dell’essere umano. E siccome è nell’intimità della notte che siamo davvero sinceri, che parliamo per essere davvero capiti e non per convincere, creeremo una continuità visiva emozionale tra mattina e sera: un sogno costante, come terapia e come soluzione. La neurologia ci dice che, in un anno, sogniamo quasi mille ore (i bambini oltre tremila): penso a una didattica del sogno, per insegnare questa pratica, perché il sogno è il tempo che, inconsciamente, dedichiamo all’esercizio di pura immaginazione. Sarebbe bello imparare un metodo e spero che questo strano periodo ci abbia insegnato almeno che serve più tempo per immaginare, per sognare, per allenare il nostro muscolo visionario.


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