Dove abiterai?
È martedì 14 aprile. Sta per scoppiare un gran temporale e il vento tira forte.
Siamo tutti in quarantena a causa del Coronavirus e la prima riflessione veloce che mi è venuta è che la violenta macchina occidentale del ‘progresso’ – che spesso è regresso – purtroppo non si è fermata, ma, anzi, pensa al guadagno giocando ad alzare i prezzi, per esempio con i guanti e le mascherine che sono diventati introvabili. Alcuni lavoratori continuano ad essere sfruttati e alcune aziende si ‘sfregano le mani’ a loro discapito.
Cosa cambierà nel post pandemia?
Personalmente cerco di vivere in modo etico e sostenibile, in equilibrio con un passato dove ero meno sensibile a determinate cose. Come? Innanzitutto cerco di acquistare prodotti sfusi e a chilometro zero. Non sempre si riesce, ma per la maggior parte dei prodotti è possibile. Inoltre cerco di sensibilizzare le persone spiegando loro come fare.
Sono molto attenta a quali abiti acquisto: le fibre, dove sono stati prodotti e se hanno marchi che garantiscono una filiera produttiva rispettosa dei lavoratori, dell’ambiente e di chi indossa i capi.
E, anche in questo caso, diffondo.
Per il resto acquisto vintage, promuovendo il riuso, oppure mi affido a sarte, amiche e me stessa.
I vestiti e le cose che non uso le regalo o le riutilizzo. Vorrei cominciare a venderle a poco prezzo, ci sto seriamente pensando proprio in questi giorni. In ogni caso è difficile che io butti via qualcosa.
Insegno moda e faccio progetti con gli studenti di moda etica e sostenibile includendo sempre il Terzo Paradiso e Cittadellarte.
Sono attenta nella scelta dei giocattoli per nostro figlio. Prediligo i materiali naturali, pongo attenzione ai coloranti e controllo la filiera produttiva come faccio con i vestiti e con le scarpe. Quando ho acquistato la sua culla, il box e tutto il necessario per accompagnarlo nella sua crescita, non li ho mai scelti in plastica.
Per me, infatti, è importante cercare di utilizzare meno plastica possibile. Uso quella che già ho oppure che mi regalano, ma è raro che io compri oggetti in plastica, sono sempre molto attenta.
Conservo da anni materiali di scarto di ogni genere per i miei laboratori sia con i bambini che con gli adulti. Riuso e riciclo.
Ho adottato, inoltre, un albero di cacao su TREEDOM e gli ho dato il nome dei nostri cagnolini Simon e Yu, poi ho creato una foresta dedicata a nostro figlio William dove tutti possono piantare alberi, aiutandomi a farla crescere. Trovo questo sito davvero utile ed emozionante! Oltretutto collabora all’attuazione dei 17 obiettivi globali di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Comunque, trovare l’equilibrio, come il simbolo del Terzo Paradiso ci insegna, non è certo semplice. Innanzitutto in famiglia, dove si rischia di cedere all’idea della comodità… che frega.
Mio papà lo scorso anno è stato premiato con una coppa per il suo grande e continuo lavoro (non retribuito se non per un piccolo sconto in bolletta) di recupero materiali per un’isola ecologica. Ma, a parte questo, faceva la raccolta differenziata quando ancora non esisteva in Italia. Non spreca niente, non butta via niente. Tiene pochissimo la luce e il riscaldamento accesi, non spreca acqua, ma in maniera quasi esagerata.
Ecco, io mi pongo in mezzo: faccio attenzione ma non compio, per esempio, il sacrificio di soffrire di freddo durante l’inverno in casa.
L’equilibrio, passando invece al cibo, sta nell’alternare tra locale e non, diversificando ma ponendo allo stesso tempo attenzione alle scelte che vengono fatte. Io adoro la cucina giapponese, per esempio. L’equilibrio era mangiarlo una volta a settimana. Poi sono rimasta incinta e non ho più potuto. Ora lo prendiamo raramente perché così buoni come erano un tempo ne sono rimasti pochi, purtroppo. I ristoranti abbassano la qualità proponendo gli All you can eat.
Per me equilibrio non sta nell’essere vegetariana o vegana, ma nel mangiare un po’ di tutto ponendo attenzione alla provenienza del cibo, all’eticità dell’allevamento, ecc.
Non beviamo l’acqua del rubinetto perché è presente molto calcare, quindi, in attesa di comprare un depuratore, che purtroppo non è di facile installazione qua, l’acquistiamo in bottiglie di vetro con vuoto a rendere. Quando siamo fuori casa usiamo borracce al posto della classica bottiglietta di acqua in plastica come facevamo prima.
Per ciò che concerne l’abbigliamento, la dinamica della moda genera spreco, con abiti che si usano solo alcuni mesi, o addirittura settimane, a causa del fast fashion. Purtroppo, quindi, è una delle industrie più inquinanti al mondo. Fortunatamente negli ultimi tempi si sta diffondendo, seppur ancora lentamente, il concetto di una moda etica e sostenibile.
Come raggiungere, anche in questo caso, l’equilibrio? Personalmente a volte capita che alcune mode passeggere incontrino in pieno i miei gusti, quindi acquisto ma non con l’idea di poterle indossare durante la stagione in corso, ma perché mi piacciono e le userò anche successivamente. Rispetto a un tempo, però, ora sono molto più attenta ai tessuti. Prediligo le fibre naturali e cerco le certificazioni come l’Oeko-Tex, GOTS, FairTrade, Organic Content Standard, ecc., che garantiscono l’eticità e la qualità. Sto finalmente trovando le nuove fibre meno conosciute che ora si stanno diffondendo come, ad esempio, il bambù, la seta vegetale, l’eucalipto. Come il cotone, però, bisognerebbe porre attenzione alle lavorazioni che hanno subito, alla loro provenienza e al rispetto dei lavoratori e dei terreni.
L’equilibrio è nel fatto che ciò che avevo e che non rientra in questi standard ogni tanto lo indosso ugualmente… così come ciò che mi è stato e mi viene regalato, anche se con i nuovi acquisti cerco di stare sempre attenta e diffondo l’importanza della moda etica e sostenibile.
Sto tenendo tutte le cose di nostro figlio, oltre ad alcune che sto già regalando, se decideremo di avere un altro figlio/a in futuro se no, comunque, a parte un po’ di ricordi, andranno riciclate.
Sto progettando le bomboniere realizzate a mano per il suo futuro battesimo e per la mia gioia ‘green’ ho scoperto che esistono le stoviglioteche e spero di trovarne una disponibile per il rinfresco, oppure sto pensando di fare un investimento in modo che in tutte le future occasioni si eviti l’utilizzo dei prodotti usa e getta, soprattutto in plastica.
La plastica, per esempio, la riutilizzavo e la riutilizzo nei miei laboratori in tanti modi differenti, anche per piantare semi. Sono passata dal riutilizzarla al cercare di non usarla più.
Altra forma di equilibrio: sono partita usando per mio figlio i pannolini usa e getta (comunque facendo attenzione a quali) e sto cercando di passare a quelli in tessuto lavabili che avevo comprato ancora prima che nascesse, ma che utilizzo poco per la solita fregatura della comodità.
A volte si fa fatica ma ne vale la pena!
Ho acquistato anche assorbenti e proteggi slip lavabili molto belli da una ragazza che vive in mezzo alla natura insieme alla sua famiglia e che ha fondato una sua piccola produzione green. Sono sempre molto felice di comprare da artigiane/i che lavorano con creatività e passione e diffondo volentieri i loro contatti.
Inizialmente avevo utilizzato anche la carta per pulire nostro figlio nel fasciatoio, ma dopo pochissimo tempo ho iniziato a utilizzare solo la stoffa.
Inoltre ho sempre cercato, e lo faccio tuttora, di usare pochissime medicine.
Sono pure molto più attenta alla casa.
Pulivo solo con l’aceto. Adesso ho fatto io alcuni detergenti e altri li ho acquistati ponendo attenzione all’Ecolabel, ai prodotti anche in questo caso con tracciatura della filiera, oltre che fatti in modo bio e naturali per pulire tutte le superfici della casa, la lavatrice, la lavastoviglie, ecc.
Non uso più l’ammorbidente, ma (e non sempre) l’acido citrico. Sono tornata al vecchio sapone di Marsiglia. Sopporto poco i profumi chimici ormai!
Ogni giorno scopro cose nuove, con grande entusiasmo, che vanno a sostituire quelle che utilizzavo in precedenza come, per esempio, gli involucri alimentari che ora sono riutilizzabili.
Sto rivoluzionando l’intera casa a partire dalla camera da letto, ad esempio nella scelta della trapunta in puro cotone realizzata da un’azienda locale certificata, grazie alla quale per tutto l’inverno siamo stati al caldo senza sudare mai. Inoltre è morbida e bella.
Ho acquistato, proprio l’altro giorno, grucce in legno per gli abiti.
Nei bagni sto sostituendo tutti i contenitori utilizzando il vetro e facendo molta attenzione ai saponi, bagnoschiuma/doccia, shampoo e dentifricio scegliendo prodotti ecosostenibili. Ho acquistato la spazzola e il pettine in legno, lo spazzolino in bambù, le salviette struccanti non più usa e getta, i cotton fioc biodegradabili. Pongo attenzione ai trucchi e ai prodotti per l’igiene del neonato. Utilizzo il bicarbonato come deodorante.
Anche in cucina uso il vetro e ho riempito di barattoli riutilizzabili tutti gli sportelli. Faccio attenzione agli strofinacci, alle tovaglie, alle presine e ai guanti.
Sto cercando di avere più piante e prendermene cura, anche per l’immenso aiuto che ci danno nel contrastare le radiazioni presenti in casa e nel depurare l’aria. Inoltre mi sto attrezzando per realizzare una piccola serra con le verdure e le erbe aromatiche in cucina, essendo purtroppo in appartamento. Ho acquistato e cominceremo ad utilizzare anche un germogliatore.
Spero che tutti questi possano essere degli spunti utili perché nelle nostre piccole azioni quotidiane possiamo fare la differenza!
Personalmente ritengo che l’equilibrio è dato dal recuperare, con occhio attento, il passato mescolandolo con le innovazioni del presente e del futuro. Queste ultime, però, non devono distruggere il pianeta. Sta a noi impegnarci attivamente affinché ciò non accada. Un futuro ecologicamente ed eticamente sostenibile è possibile.