Come comunicherai?
Nel solco della provocazione ‘demopratica’ di Pistoletto, direi che spero che il futuro sia animato dalla παρρησία, dalla voglia, cioè, di dire tutto, senza infingimenti e consapevoli della portata rivoluzionaria che ha la verità, non a caso spesso campo d’azione dell’arte.
Le nuove tecnologie, infatti, ci pongono davanti a opportunità e rischi: da una parte, c’è la comunicazione disintermediata e orizzontale dei social network, dove tutti hanno lo stesso ruolo, si annulla il primato degli opinion leader perché ognuno può diventare influencer e il pubblico non è solo oggetto passivo della comunicazione, ma soggetto partecipante; dall’altra, c’è il rischio della disumanizzazione, della perdita di senso, della propaganda e della manipolazione orwelliana, della trasformazione del pubblico in semplici follower. Quale futuro prevarrà?
Ad oggi, l’attualità di temi come le fake news, la società della post-verità, l’influenza di poteri internazionali nelle elezioni suggeriscono che l’ipotesi pessimistica abbia una certa rilevanza. Al pessimismo della ragione, contrappongo l’ottimismo della volontà. Ma questo ci impone, come collettività, di porre in essere misure pubbliche affinché il web sia uno spazio trasparente e partecipato e non una sfera manipolata e manipolatoria; e, a livello individuale, ci richiama proprio al concetto greco di παρρησία, un imperativo morale per far sì che la democrazia funzioni praticamente e non si involva in un formalismo.
Una sfida che possiamo vincere tutti insieme. Ovviamente, con consapevolezza. Quella consapevolezza che proprio l’arte e la cultura possono instillare nelle coscienze, per risvegliare i follower dal torpore e ricondurci alla dimensione attiva di cittadini.