Cosa penserai?
La paura e la bellezza
Le calamità possiedono un sinistro potere di fascinazione: la cruda realtà ci risveglia dalla latenza di un sonno.
La sconvolgente forza di attrazione di questa pandemia risiede nell’efficacia con cui riesce a risvegliare i nostri sensi sopiti, catalizzando tutta la nostra attenzione su di sé e su qualcosa che spesso davamo per scontato: la nostra sopravvivenza.
Quante volte ci è capitato di sentire così forte la vita ed il sangue scorrere nelle vene come nel caso di un grande spavento, percepire il cuore battere nel petto… è una sensazione che genera ebbrezza e stordimento.
La paura è qualcosa che avviene dentro e al di sopra di noi, qualcosa a cui non riusciamo a resistere, possiede una sinistra bellezza che, come nient’altro al mondo, riesce a farci sentire vivi.
È semplice chimica.
È un’affermazione provocatoria, certo, ma non falsa, anche se non siamo abituati a riconoscerci in esseri semplici, istintivi come animali spaventati.
Il virus, dunque, ci mette a confronto con la nostra mortalità, ci costringe ad affinare il focus su questioni quali la finitezza del nostro tempo vitale, a riconoscere i nostri limiti e quanto sia ingannevole la percezione di onnipotenza che pervade la storia dell’essere umano, che quando ci viene sottratta, come in occasioni di pandemie o catastrofi mondiali, ci rende tutti più consapevoli della nostra concretezza mortale.
A cosa penserò?
Al senso dell’esistenza, a come cambia la percezione che se ne ha, in base alla prospettiva attraverso cui si dipana il pensiero.
Penserò come un animale, che questa sensazione di spaventosa bellezza è la vita che si impone malgrado tutto, e non serve capire poi molto altro.
Eva Poles