Che aria respirerai?
Chi tra i grandi artisti e creatori del mondo ha avuto la capacità e l’intuizione come Michelangelo Pistoletto di creare qualcosa di universale e un concetto, non solo una rappresentazione fisica, grafica, simbolica, come il Terzo Paradiso? Questo ha anche una capacità di stare ancorato a un territorio mirabile, come quello che gravita attorno a Cittadellarte. Pistoletto, con il suo segno-simbolo, ci fa ricevere un’iniezione di entusiasmo, di creatività, di intelligenza, di passione e di politica, nel senso più bella della parola, in riferimento alla polis, la città. Ecco, la vita in quella città oggi è il mondo, travolto e ferito dalla pandemia. Tuttavia dalle idee e da questo tipo di approccio – quello dell’arte dell’equilibrio, ndr – ci si interroga attraverso lo scambio e la raccolta di spunti di riflessione che Cittadellarte sta raccogliendo. Ringrazio Saverio Teruzzi e tutti quelli che ci hanno lavorato, perché così non teniamo la mente inoperosa e le nostri mani ferme in un momento in cui tutto sembra voglia imporcelo.
Alla domanda “che aria respirerai?” vorrei dire che forse è la cosa più basilare del nostro universo e della nostra vita, che ciascuno guarda quando un bambino esce dal ventre di sua madre. Come emetterà quel pianto che, col respiro iniziale, gli fa cominciare la sua vita? Ed è quello che ogni giorno ci chiediamo in tante parti e città dell’Italia, non solo nella Pianura Padana, cioè che l’aria che respiriamo sia compatibile con quella che vorremmo far respirare alle persone a noi più care. Con l’inquinamento atmosferico e l’impatto dei cambiamenti climatici la nostra società è diventata quella dell’Antropocene, ovvero un’era geologica in cui l’uomo ha la capacità di trasformare secondo le scelte spesso irresponsabili che fa, come deformare gli ecosistemi.
L’uomo può modificare la Terra, fisicamente, e per certi aspetti irreversibilmente. L’aria che respireremo, quindi, dipende da noi. Quando un giorno, lasciando questa vita, accompagneremo i nostri figli e nipoti tenendoli per mano, e che aria respireranno sarà molto dipeso da noi, dal fatto che siamo o meno riusciti a invertire una tendenza all’irresponsabilità. Oggi siamo abituati a un’età di immediatezza per cui vogliamo il risultato subito, magari solo attraverso un tweet, mentre l’investimento dell’oggi sul domani comporta fatica, costi, impegni e difficoltà, sperando che questo sia un beneficio per le future generazioni.
L’aria che respireranno i nostri figli e nipoti è quella che avremo deciso noi di lasciar loro, anche sperando che i ragazzi di oggi non si considerino solo l’oggetto di questi errori, ma i protagonisti di un riscatto. La loro generazione deve pretendere e fare, interpellare e progettare. Ecco perché un pensiero come quello di Michelangelo è di responsabilità, di locale e di globale, di un’ecologia fatta a visione del mondo, ma allo stesso tempo di risposte pragmatiche. Oggi noi dobbiamo eliminare il carbone nell’utilizzo energetico, gradualmente dobbiamo moltiplicare le innovazioni tecnologiche possibili, usare la rivoluzione digitale per rendere la vita più semplice, creare nuove occasioni di lavoro e tutelare l’ambiente e gli ecosistemi. L’aria che ciascuno di noi respirerà dipende dalle scelte che sapremo fare oggi. Saranno anche scelte artistiche, perché l’arte spesso ci guida, ci trasforma, ci insegna, ci apre la mente e ci costringe a cambiare.