Venerdì 5 maggio si è concluso il Forum Rebirth di Melbourne. Il sipario dello show artistico e sociale che è andato in scena non è calato lasciando il buio di un’allegorica sala dietro sé, ma ha accesso riflettori ancor più grandi nella mente delle persone. Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, ha condotto gli astanti in questo percorso di luce con parole e concetti riguardanti il mondo dell’Arte. Non un’arte qualsiasi, ma quella capace di tramutarsi in un’azione concreta e sostenibile per la collettività.
Naldini esordisce nel racconto del Forum esternando gioia per un risultato talmente positivo da far trasparire anche un accenno di stupore. “Quello appena trascorso – spiega il direttore di Cittadellarte – è stato un appuntamento straordinario, memorabile. Si è concluso con una seconda giornata di lavoro dove la condivisione profonda di visione, rispetto a quello che sta capitando nel mondo, si è manifestata in una maniera difficile da interpretare, se non attribuendola all’arte e al suo saper aprire la sorgente profonda della nostra esistenza. C’erano sintonia e naturalezza che connettevano gradualmente i partecipanti, un arrivare da parte dei singoli individui a una connessione profonda.
Questi due giorni – continua Naldini – mi sono sembrati risolversi in una sintesi che solo il simbolo del Terzo Paradiso riesce a comunicare. Mi ha fatto pensare che la demopraxia possa veramente dispiegarsi, svilupparsi, verificarsi e avverarsi. Sapete qual è il coagulo o l’enzima che permette che questo avvenga? L’arte!“.
Il direttore prosegue spiegando un aneddoto che l’ha colpito e lo racconta servendolo al cronista in un cocktail di soddisfazione, gioia ed energia: “Durante l’evento, un ragazzino, in un misto di lucidità e ingenuità, mi ha detto: A me interessano i fatti, prima di partecipare al Forum pensavo che l’arte fosse una cosa che si faceva e aveva il suo mondo, invece ho capito che l’arte è il significato di tutte le cose“. Quando un giovanissimo arriva a dire e pensare una cosa simile, davanti a un gruppo di sessanta persone, vuol dire che sta capitando qualcosa di veramente importante e profondo.
In questa città, in uno dei teatri cittadini più centrali, lo Zinc di Federation Square, sono convenute con una rappresentanza, dodici scuole, con i docenti d’arte accompagnati dai loro studenti. Si è dibattuto intorno al simbolo del Terzo Paradiso, seduti sulle le sedie disegnate da Juan Sandoval, che rappresentavano la linea costiera dell’Australia; secondo una visione da proposta di Juan stesso come luogo di connessione tra i deserti del mare e il deserto della terra.
“Durante il Forum – prosegue Naldini – si è verificato una sorta di rito di passaggio all’età adulta dei partecipanti, che è stato, in qualche modo, officiato dalla competenza e dall’esperienza di Marga Biller, direttrice di LILA project zero – Harvard Graduate School of Education. Tra l’inizio e la fine del Forum Rebirth, infatti, è successo qualcosa; se avessimo potuto fare un check up alle persone che hanno partecipato, sono sicuro che avremmo constatato in loro un cambiamento tra l’inizio e la fine dell’evento.
Questo cambiamento è rappresentato da decine di manifestazioni, ma il suo apice più impressionante è legato a Luised, una ragazzina aborigena. Per l’occasione, infatti, era presente anche una scuola di aborigeni e, quando è arrivato il gruppo in questione, ci siamo subito resi conto di quanto fosse importante il loro ingresso nell’ecologia della collettività dei partecipanti. Tornando alla giovane ragazza, oltre ad affrontare la giornata con consapevolezza, nei primi minuti dimostrò antipatia rispetto al mondo della nostra civiltà colonizzatrice, molto diversa dal sua. Poi, a un certo punto, incominciò a sorridere e parlare. A fine giornata la sua docente venne a parlarmi e, guardandomi con uno sguardo di ringraziamento, mi rivelò: ‘Luised voleva spiegare una cosa davanti a tutti, ma non è riuscita visto il suo carattere. Ha comunque voluto dirmela perché te la riferissi. Ha detto che credeva che l’arte non servisse a niente, invece ora ritiene che ogni mattina al risveglio penserà che ogni cosa viene dall’arte’. Sentire ciò è stato molto significativo ed emozionante”.
Il Forum si è concluso con una performance realizzata dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli a pochi metri dallo Zinc di Federation Square, il luogo dove si è svolto il Forum Rebirth. Per l’occasione Paolo Naldini ha nominato ambasciatrice Rebirth Michelle Green, preside dell’Independent School Victoria. “Attraverso questa ambasciata – esplica Naldini – noi di Cittadellarte siamo arrivati ad aprire una rete tra scuole governative e non, confessionali, laiche, ebraiche, cristiane e statali. Oggi queste scuole ci cercano, vogliono scoprire Cittadellarte, nella speranza di venire a Biella vedendo la Fondazione da vicino.
Il Forum Rebirth di Melbourne innesca e innesta un vero e proprio cantiere, la domanda che oggi ci si è stata posta è ‘Come possiamo passare dall’aspirazione all’azione? Come possiamo insieme sviluppare esperimenti di un processo creativo, trasformativo, condiviso e demopratico?’. Rispetto a tutto questo abbiamo individuato sei criticità e linee di sviluppo. Sono stati proprio sei i tavoli di lavoro che si sono esercitati su questi temi e ognuno di loro ha poi espresso risultati e proiezioni differenti.
Da qui si sono articolati programmi, idee, impegni, e, tra loro, in plenaria, si sono individuate connessioni. L’Independent School Victoria, inoltre, ha espresso l’impegno di portare a Biella due o più delegati dell’ambasciata. “Tutti i presenti – racconta il direttore della Fondazione Pistoletto – sognavano di venire a Cittadellarte per respirare quell’aria che sta alimentando i germogli che noi stiamo curando”. Naldini prosegue con una riflessione che ha rivolto anche ai protagonisti della giornata: “Pensavo che l’Australia fosse molto lontana, invece è sempre stata qui. Le distanze si annullano nella condivisione o nella comunione di una visione che ci porta così vicini gli uni agli altri, facendoci incontrare anche grazie alla diversità”.
Naldini conclude con un pensiero: “Negli occhi delle persone, bambini, ragazzi, signore, indigeni e docenti, c’era una luce che dava un senso a tutto quello che stiamo facendo, anche con tutte le difficoltà e i limiti che ci attendono. Le esperienze fatte, anche se magari non porteranno a conseguenze riconoscibili, si sedimenteranno nel profondo della psiche e ne determineranno per sempre il modo di funzionare”.