Cambiare il mondo con la famiglia degli ambasciatori del Terzo Paradiso
"Reconnect to a condiVision": sabato 23 e domenica 24 marzo, presso la Sala Cervo di Cittadellarte a Biella, si è tenuto il meeting degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso. Riviviamo la due giorni di lavoro, montando il mosaico di voci dei protagonisti, in un viaggio verso la rigenerazione sociale tra demopraxia, pace preventiva, diritti della natura, connessioni con le imprese e una nuova organizzazione sussidiaria alla Fondazione Pistoletto.

Benvenuti a casa, a Cittadellarte”: Michelangelo Pistoletto ha accolto così gli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso all’apertura del tradizionale meeting annuale, tenutosi due giorni fa e ieri a Biella. Il maestro, con una frase, ha scardinato le rigidità associate a un appuntamento formale. Sì, perché come da lui sottolineato, la Fondazione Pistoletto è “la casa genitoriale di una grande famiglia, una famiglia di famiglie; le ambasciate sono proprio le famiglie della grande famiglia che rigenera e riarticola la società”. In pochi attimi, è così sfumata ogni traccia di tensione o timidezza negli astanti, perché l’artista ha rotto il ghiaccio con il calore delle sue parole. Come parte di una famiglia, gli ambasciatori, uniti nelle differenze, si sono ritrovati nella ‘loro dimora’ con tradizione laniera e vocazione artistico-culturale. Una serie di individualità – diventate comunità – provenienti da ogni angolo della nostra penisola e del mondo, che pongono al centro della rinascita del proprio contesto geografico progettualità ispirate e dedicate al simbolo trinamico. Ecco, il Terzo Paradiso, la più resistente e durevole linea rossa che si districa e intreccia nell’eterogeneità degli ambasciatori. Persino le condizioni meteorologiche – sono state giornate soleggiate tipicamente primaverili – si sono sposate con le atmosfere vibranti e ispiratrici offerte da Cittadellarte. Le coincidenze e i buoni auspici non sono finiti qui: come sottolineato da Francesco Saverio Teruzzi all’inizio dell’appuntamento, proprio il giorno prima dell’avvio del meeting, l’ambasciatrice Chatrin Ponticelli ha dato luce a una meravigliosa bambina, riflettendo il messaggio veicolato dal simbolo trinamico, tanto caro al maestro: 1 e 1 che dà come risultato 3. Numerosi dettagli, abbracciati dal caso, che hanno dato ancor più valore al titolo dell’evento articolatosi in Sala Cervo: Reconnect to a condiVision.

Tra Terzo Paradiso e demopraxia
Il direttore di Cittadellarte ha alzato il sipario sulla giornata: “Grazie alle autorità – ha esordito Paolo Naldini per essere venuti a salutarci e a rappresentare la nostra comunità territoriale di fronte a questi ambasciatori che hanno scelto con il simbolo trinamico anche la città in cui questo nasce e si sviluppa. Una città che viene nominata creativa dall’Unesco, proprio con il simbolo e il programma del Terzo Paradiso; una città territorio, multi centrica, direi più che area metropolitana, area multi-politana, perché molti sono i centri abitati che formano i poli interconnessi di questa provincia che abbiamo chiamato Città Arcipelago”. E qui, in questo territorio, il simbolo trinamico trova per Naldini un’interessante espressione storica, ante litteram: “Il Biellese – ha argomentato – è caratterizzato da una sintesi armonica tra la matrice naturale del territorio con il sostrato artificiale, cioè le fabbriche, intorno alle quali crebbero i centri abitati, il costruito, l’artificiale, sparsi dalla pianura alle pendici delle Alpi a formare appunto un arcipelago. È significativo come questa caratteristica biellese corrisponda esattamente al concetto del Terzo Paradiso, che unisce, come il Biellese, due elementi opposti, gli elementi naturali e quelli artificiali”. Ma questa caratteristica storica del passato, dovuta alla conformazione geomorfologica e alla storia industriale tessile, trova per il direttore una implicazione che la rende interessante anche rispetto al futuro, ossia il programma dell’arte della demopraxia. “Si tratta di una forma di espressione della vita politica delle istituzioni e dei cittadini che estende il modello della democrazia dalle istituzioni a tutte le forme di organizzazione in cui le persone si aggregano per lavorare, per imparare, per condividere, per vivere. Ogni anche minima organizzazione sociale, un ristorante, un’associazione, una piccola impresa, è un microgoverno. E a Cittadellarte abbiamo trovato la formula e il metodo per unire i microgoverni in forme più articolate, in raccordo con le istituzioni democratiche: la formula è appunto quella rappresentata dal simbolo del terzo paradiso, che unisce elementi opposti”.


Michelangelo Pistoletto, Paolo Naldini, Francesco Saverio Teruzzi.

Paolo Naldini.

Le ‘vere’ Nazioni Unite
Il direttore di Cittadellarte ha poi illustrato l’impatto che possono avere gli ambasciatori nel proprio contesto, “basti pensare – ha spiegato – a come in certi casi si sia arrivati a cambiare la costituzione nazionale grazie all’opera demopratica. Abbiamo quindi sviluppato metodi. E anche qui a Biella li stiamo praticando, in sinergia con le istituzioni, proprio quelle qui oggi presenti”. Il prossimo passo, qual è? “Ora si tratta di fare un passaggio di stato – ha specificato Naldini –, passare a una nuova fase, perché questi metodi per unire le organizzazioni sono la ricetta di cui abbiamo bisogno per completare il lavoro che una sola organizzazione non può fare, nemmeno la più grande e importante del mondo, cioè l’ONU, che appunto è l’Organizzazione delle Nazioni Unite, perché unisce le nazioni”. Come da lui stesso ammesso, però, non è sufficiente: “Come sappiamo tragicamente, non basta, o non funziona: serve anche un altro lavoro, un altro fenomeno, un altro livello, quello appunto di unire le organizzazioni all’interno delle nazioni e tra una nazione e l’altra. Quello che manca non sono i governi nazionali, sovranazionali o locali, ma appunto le forme di unione delle migliaia e migliaia di governi micro-sociali, cioè le unioni locali delle singole organizzazioni. Dobbiamo cioè imparare a dare vita alle organizzazioni unite così da connettere veramente le nazioni le une con le altre e giungere alle vere nazioni unite”. Naldini ha infine individuato la sfida che il Terzo Paradiso rappresenta: “Non si tratta solo della bellezza dell’arte spensierata, dell’evasione in un mondo ideale di armonia: qui si definiscono i modi di vivere per superare le sfide epocali che stiamo affrontando, come ci nutriremo, come ci vestiremo, come impareremo, come ci organizzeremo… questa è l’arte della demopraxia”.


Emanuele Ramella Pralungo al microfono.

Claudio Corradino al microfono.

Barbara Greggio al microfono.

Michele Colombo al microfono.

La voce delle istituzioni
La mattinata è poi continuata con gli interventi politici, a partire da quello di Emanuele Ramella Pralungo, Presidente Provincia di Biella: “Chi partecipa alla due giorni non è solo ambasciatore del Terzo Paradiso, ma porta con sé parte del proprio contesto di riferimento per condividere idee su come sviluppare il futuro. Il vostro ruolo – ha affermato – è fondamentale per generare e diffondere cultura”. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del sindaco di Biella: “Venendo qua a Biella per questo meeting – ha esplicato Claudio Corradinodiventate in qualche modo anche ambasciatori del nostro territorio, a partire da Cittadellarte. Questa realtà ha recuperato stabili dove si svolgevano attività tessili: da spazi abbandonati sono diventati laboratori di idee. Sono grato alla Fondazione e a Michelangelo Pistoletto, eccellenza artistica di Biella, per il lavoro sviluppato insieme negli anni, in particolare quello relativo alla nomina di Città Creativa Unesco”. Su questa scia, è intervenuta Barbara Greggio, assessore UNESCO Comune di Biella: “Qui siamo in un luogo dedicato anche alla cultura dell’acqua, che è il motore per il quale sono nati i nostri lanifici e la nostra eccellenza tessile. In riferimento alla mia nomina, ricordo che la nostra candidatura aveva come simbolo una matrice culturale che è stata determinante, il Terzo Paradiso”. I saluti istituzionali si sono conclusi con l’intervento di Michele Colombo: “Quando si parla di Arcipelago – così il presidente della Cassa di Risparmio di Biella – siamo tutti uniti per lo sviluppo del territorio con un lavoro di squadra. In questo processo abbiamo il privilegio di avvalerci della Fondazione Pistoletto: l’arte può rivelarsi il pretesto per mettersi insieme e lavorare insieme passando dalla teoria alla pratica”.


Michelangelo Pistoletto e Francesco Saverio Teruzzi.

La famiglia per Michelangelo Pistoletto
La mattinata è entrata nel vivo con lo speech CondiVisione di Francesco Saverio Teruzzi, coordinatore degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso, che si è occupato dell’organizzazione dell’evento – in ogni suo aspetto – presentando con un’organizzata autorità e una leggera ironia la due giorni. A seguire, ha moderato La Forza del Connettere – Costituzioni e Costituenti, il confronto tra Michelangelo Pistoletto e i presenti. Il maestro, come accennato in precedenza, si è soffermato su una parola chiave: famiglia. “È un concetto fondamentale: nel passato – ha asserito – ha dato significato alle comunità, era basilare nell’organizzazione sociale. Con l’industria ogni persona è poi diventata autonoma, ma così il lavoro connesso con la famiglia non aveva più senso. Cambia dunque il modo di stare insieme: qual è il concetto politico che facilita questo processo? Oggi ci sono delle ideologie che sostituiscono il concetto di realtà organica delle famiglie. In realtà c’è necessità di rigenerare il modo di intendere la famiglia, un contesto dove i rapporti umani diventano armoniosi: in un nucleo c’è l’amore, c’è considerarsi a vicenda, c’è la demopraxia. La prima organizzazione pratica è in fondo la famiglia: due persone, insieme, fanno parte di una forma di politica”. Il parallelismo è servito caldo: “Siamo una famiglia – ha specificato il maestro rivolgendosi agli ambasciatori -, non di sangue, ma di spirito e di attivazione sociale. In questi due giorni di meeting ‘superfamiliare’ mettiamo in moto la realtà”.


Il dialogo tra il maestro e gli ambasciatori
Dopo l’intervento introduttivo, è andato in scena un dialogo multi-tematico tra Michelangelo Pistoletto e gli ambasciatori. Tra i temi d’interesse più ricorrenti – posto sotto i riflettori da Davide Carnevale – è stato approfondito il legame tra pubblico e privato, ma anche la difficoltà, quando si tratta di bene comune, di raggiungere nei territori trasformazioni sociali responsabili: per Pistoletto “se i privati si mettono insieme per trovare soluzioni, il privato diventa pubblico”, per Naldini “quando un’impresa assume nelle proprie strategie e policy i beni comuni, fa politica pubblica; demopraxia vuol dire che ogni organizzazione governa attraverso la pratica che la costituisce”. Paola Zanini, su questa scia, ha poi chiesto come, parlando di educazione, i singoli ambasciatori possano fare in modo che l’istruzione nel pubblico e nel privato possa passare dai principi del Terzo Paradiso e della pratica artistica del maestro. “La risposta è nel sistema arte, che è separato dal sistema societario. Il sistema arte – ha replicato Pistoletto – è una volontà dell’artista di assumersi responsabilità di esprimersi, nel far sì che con gli altri individui si passi dall’autorialità a una co-autorialità creativa. L’arte non è soltanto uno svago, ma è un’arte del vivere, dello stare insieme”. A seguire è intervenuta Cristina Gabetti, la quale, oltre a porre l’accento sul tema del greenwashing, ha chiesto al maestro di individuare l’elemento chiave da mettere al centro delle attività di ambasciatori: “Occorre rivolgere uno sguardo forte e potente verso la natura, considerandola come ingrediente indispensabile per l’essere umano. Se non abbiamo un rapporto potente con la Madre Terra, la parte artificiale arriverà a distruggerci, quando invece dovrebbero essere in armonia tra loro”. Un susseguirsi di interventi e confronti – che ha visto dar voce a Jamila Campagna, Fortunato D’Amico, Francesco Moneta, Alberto Guggino, solo per citarne alcuni – ha portato Pistoletto a offrire riflessioni introspettive e trasversali: “L’arte – ha concluso – è creazione: arrivare alla formula della creazione vuol dire non solo fare un atto artistico ma fornire il concetto di creazione a tutta la società”. Le attività sono continuate nel pomeriggio, quando si sono tenuti i 5 tavoli di lavoro demopratici, cuore del lavoro condiviso in plenaria il giorno successivo.


Elena Guerrini.



L’opera di Patrizia Fratus in corso: nelle foto Maria Pioppi, Michelangelo Pistoletto, Marco Papa e Tiziana De Tora.

La performance ideata da Cristina Gabetti.

Paolo Naldini alla rassegna #ceasefire.

Frangenti artistici, performativi, solidali
Il meeting non è stato teatro di meri momenti di lavoro e progettualità, ma anche di performance e manifestazioni. Sabato alle ore 14, ad esempio, parte degli ambasciatori ha preso parte alla rassegna #ceasefire organizzata in via Lamarmora a Biella dal Comitato biellesi per la Palestina libera per alzare la voce contro i genocidi in corso nello Stato situato nel Vicino Oriente; per l’occasione ha partecipato anche Paolo Naldini con un toccante intervento. La due giorni, inoltre, è stata accompagnata da una ‘misurazione’ artistica dei partecipanti a opera dell’ambasciatrice Patrizia Fratus per la successiva realizzazione di un arazzo collettivo (tutti i dettagli verranno svelati prossimamente in un nostro articolo). Cristina Gabetti ha invece proposto un momento intimo, che ha portato i presenti, in un alternarsi dinamico di coppie alternate, a guardarsi negli occhi; istanti profondi, che hanno portato i partecipanti a emozionarsi semplicemente guardandosi negli occhi e sfiorandosi. Infine Elena Guerrini ha curato un’attività sul tema del disarmo interiore: dopo aver chiesto agli ambasciatori una parola chiave e una frase associata al tema, ha elaborato una riflessione frutto delle suggestioni collettive.


Savina Tarsitano.

Paola Zanini.

Walter El Nagar.

Francesco Moneta.

Linda Schipani.

Amela Elezović e Alberto Guggino.

Cristina Gabetti.

La restituzione dei tavoli in plenaria: una nuova organizzazione e i diritti della natura
Domenica ha preso il via con la restituzione dei 5 tavoli di lavoro: il ruolo dell’ambasciatore del progetto artistico Rebirth/Terzo Paradiso di Cittadellarte e i rapporti tra ambasciatori; la costituzione di una organizzazione sussidiaria alla Fondazione Pistoletto; i diritti della natura, tra approccio ECOcentrico, ecologia e giustizia ambientale per una giustizia sociale; la pace preventiva e i territori di guerra; il rapporto tra Terzo Paradiso, Cittadellarte e imprese, con opportunità, vincoli e percorsi possibili, oltre alla comunicazione del Terzo Paradiso e dei suoi ambasciatori. La prima restituzione è stata riservata al tavolo dedicato al rapporto tra ambasciatori, che ha avuto come portavoce Cristina Gabetti: “È emersa la necessità – ha esordito – di una struttura organizzata che faciliti il coordinamento e le connessioni tra le ambasciate. A questo proposito, vorremmo proporre un servizio digitale che consenta di cercare e offrire supporto per le nostre attività, dando vita a un flusso collaborativo che possa coinvolgere anche i progetti educativi. Per noi, la condivisione è un fattore chiave per far sì che il Terzo Paradiso possa avere un impatto sempre maggiore”. La risposta è arrivata dalla restituzione del tavolo seguente: “La nostra proposta – così Walter El Nagarè costituire una organizzazione sussidiaria alla Fondazione Pistoletto. Questa realtà avrebbe molteplici funzioni. Alcuni esempi? Curare un archivio a partire da quello esistente, valorizzare gli eventi in corso, potersi autofinanziare, creare un sistema di accreditamento. Insomma, questa associazione potrebbe essere di aiuto agli ambasciatori, anche per una loro riconoscibilità”. A seguire voce ai diritti della natura grazie all’intervento del tavolo dedicato: “Dobbiamo passare – ha affermato la portavoce Tiziana De Torada un approccio antropocentrico a uno biocentrico: l’uomo non è proprietario del pianeta, ne è ospite; a questo proposito, nel nostro gruppo ci siamo focalizzati sul tema dell’acqua e dei diritti dei fiumi. Proprio per questo abbiamo ipotizzato un progetto intitolato ‘Rumen’: la sua radice significa ‘scorrere’ e si chiamerebbe come il nome arcaico del Tevere”. L’ambasciatrice ha poi elencato le caratteristiche che questa iniziativa e altre progettualità a tinte sostenibili dovrebbero avere: “Un metodo scientifico, con dati che si possono portare alle istituzioni; un approccio educativo, perché i prossimi che vivranno il pianeta saranno le nuove generazioni; uno sviluppo programmatico di progetti non fatti solo di arte, perché quest’ultima è sì un linguaggio che ci permette di arrivare alle persone attraverso l’emotività, ma non può essere fine a se stessa. Il Terzo Paradiso è infatti una porta che, con un obiettivo rigenerativo e trasformativo, si apre e lascia passare nuove idee”.







I tavoli di lavoro.

Pace preventiva e connessioni con le imprese
Si è poi passati all’intervento emotivo di Alberto Guggino, il cui tavolo era rivolto alla pace preventiva: “Ognuno di noi – ha spiegato in riferimento ai membri del suo gruppo di lavoro – si è dato un nome: libertà, empatia, giardiniera, sognatrice, trasformazione, relazione, giardino, passato. Tutti, insieme, ci siamo poi focalizzati su quattro parole chiave necessarie per giungere alla pace preventiva, ossia condivisione, compassione, commuoversi e comunità. Non solo: per arrivare al traguardo dobbiamo cominciare dal nostro linguaggio, imparando ad ascoltare e mettendoci nei panni del prossimo, perché è solo riconoscendoci senza polarizzazioni che evitiamo il conflitto. Anche evitando una sovraesposizione di immagini di violenza, riportiamo umanità nelle nostre esistenze”. Dopo un commovente intervento di Amela Elezović sulle drammaticità belliche a Sarajevo, la plenaria è finita con l’intervento di Linda Schipani, referente del tavolo dedicato alla comunicazione e alle imprese: “Abbiamo preso come riferimento – ha spiegato – il Terzo Paradiso: in un cerchio abbiamo posto il territorio, in quello opposto le imprese e in quello centrale il futuro. Vogliamo introiettare questo concetto all’interno di ogni azienda, perché attraverso l’applicazione di una formula possiamo rendere la sostenibilità economica importante per le imprese. Come mettere in luce questo tema? In primis interiorizzando all’interno di ogni azienda i 17 goals dell’Agenda 2030. L’arte e la cultura possono così entrare nelle aziende per comunicare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica”. La mattinata è terminata con una serie di testimonianze che hanno visto gli ambasciatori condividere il proprio operato e le rispettive attività portate avanti nel proprio contesto sociale. “Sono grato – ha aggiunto Paolo Naldinia tutti gli ambasciatori, perché sento che abbiamo raggiunto un passaggio di fase, il sistema sta per cambiare completamente. Se la nostra rete informale divenisse associazione sarebbe un passaggio di grande significato: è come se diventasse maggiorenne, in una sorta di nuovo ingresso nella società sempre più ricca di comunità di pratica”.


Francesco Saverio Teruzzi.

Le riflessioni conclusive di Saverio Teruzzi
C’è un professionista che, per mesi, ha lavorato con solerzia e costanza da Roma, Biella e ogni parte dello Stivale e dell’Europa per la buona riuscita del meeting. È una figura che si è occupata di ogni sfumatura dell’appuntamento, dall’organizzazione logistica all’ideazione contenutistica: Francesco Saverio Teruzzi. Lui, ai nostri microfoni, non ha nascosto l’entusiasmo per il successo dell’evento: “In un’immaginaria pagella forse non ci potremmo dare 10 come valutazione – ha scherzato – ma meritiamo senz’altro un voto tra l’8 e il 9. Sono felice di poter dire che il meeting degli ambasciatori è stata una due giorni che ha pienamente rispettato le aspettative, dal punto di vista della partecipazione, dell’organizzazione e dei risultati che ora riporteremo su carta per poterli poi diffondere a tutti gli ambasciatori. Così potremo continuare a lavorare con una partecipazione allargata, avvalendoci di contributi esterni e di nuove proposte per redigere inediti documenti demopratici. Ripartiamo – ha concluso – dai temi affrontati: il rapporto tra ambasciatori, la comunicazione delle attività, l’organizzazione di una possibile associazione sussidiaria alla Fondazione Pistoletto, i diritti della natura e la pace preventiva. Cambiamo il mondo a partire da qui”.