Santa bellezza – Terzo Paradiso: l’incontro con il paesaggio come paesaggio vivente: le stratificazioni del ‘terzo paesaggio’ e il vuoto come possibilità di spazio vitale
Il nostro progetto di ricerca è cominciato con un vero pellegrinaggio, in visita alle periferie meno tracciate della via Emilia, addentrandoci nei residui della realtà agricola. Strada facendo, la via Emilia e chi la abita, ci sono apparsi come un affastellato mosaico di esperienze e di memorie, in un continuo susseguirsi di artificialità e natura, che stride e collima in una varietà infinita di forme. Tra campagne incolte, fabbriche dismesse ed edifici abbandonati, soprattutto là dove l’azione umana rimane inoperosa, nascono forme di vita, di flora spontanea che trovano spazio vitale in questi luoghi-non luoghi.
L’incontro con Roberto Spaggiari: dal Pellegrino al Ribelle e il Passaggio al Bosco
Durante il nostro percorso abbiamo fatto un incontro decisivo, fondamentale per la nostra ricerca. Un incontro che rappresenta un punto di arrivo non solo per il nostro viaggio, ma anche per una risposta collettiva. Abbiamo avuto il piacere di scoprire Roberto Spaggiari e la sua esperienza di vita. Roberto vive a San Prospero in provincia di Parma ed è il figlio di un anziano contadino. Ormai diversi anni fa ha rifiutato un’ingente somma di denaro offertagli da un’organizzazione che voleva edificare il terreno agricolo di suo padre. Non solo ha declinato la proposta, ma ha risposto con un’azione realmente incisiva e radicale di questi tempi: ha rinunciato a qualsiasi profitto agricolo o edilizio dalle sue terre rendendole area verde, piantando, aiutato dal padre, un bosco di 15000 alberi. Quel bosco è oggi il polmone verde di Parma.
Una storia, un singolo gesto di grande risonanza nel quale ci identifichiamo
Il gesto di un uomo comune, non uno come tanti, ma certamente un uomo semplice. Un uomo mite e coraggioso, la cui azione che rievoca la fanciullezza beata dei racconti di Jean Giono, riecheggia oltre il suo sé individuale: egli incarna per noi un’aspirazione umana contemporanea, quella di una comprensione globale nata dalla connessione tra una profonda coscienza ed una viva intenzione di bene comune. Incontrarlo ci ha posto di fronte alla nostra stessa capacità di fare la differenza ed è intorno a questo dilemma della coscienza che si innesta il nostro discorso filosofico: la causa scatenante di Spaggiari aderisce alla causa scatenante del nostro ‘io pellegrino’, è la medesima che porta l’uomo a distaccarsi da ciò che è conosciuto per addentrarsi nell’ignoto, perdendosi per ritrovarsi. In Spaggiari troviamo incarnata nell’ordinaria contemporaneità la figura del Ribelle di Junger, il Waldganger esiliato che per sopravvivere si dà alla macchia: nel suo caso però la macchia l’ha creata lui stesso, come un nido intorno a sé e, per dirla a modo suo, “il suo esercito di alberi”. L’io pellegrino che ha dato il via alla nostra ricerca ha ad un tratto coinciso con l’io Spaggiari smarrito, prima della ribellione, come se la nostra giovane inquietudine ed incoscienza fossero della stessa natura di qualunque altro uomo solo, di fronte alla scelta. Egli rappresenta la risposta alla crisi del paesaggio che è anche la crisi dell’umano, nella sua scelta il rapporto tra etica ed estetica torna finalmente a combaciare, ciò che appare come mostro all’orizzonte viene riconosciuto come tale, perciò al posto di un capannone o di un ennesimo blocco di villette viene riconosciuta la legittima superiorità di R-Esistenza del Bosco.
Progetto Bosco Urbano
Se per Junger il bosco era metafora di tutto ciò che si trovava al di fuori della società per Spaggiari esso è un luogo nato come reazione all’abbandono o peggio alla corruzione, un luogo riconquistato dal diritto umano, un vero luogo sacro, al di fuori dei sistemi previsti, nato dalla volontà autentica di un uomo libero, che ha reso nuovamente rivoluzionario un gesto arcaico, come quello di piantare alberi. Il ‘passaggio al bosco’ rappresenta per noi la metamorfosi dell’io pellegrino che diviene tale nell’incontro con il ribelle in una sorta di contagioso risveglio. “Adottare delle scelte – così Roberto Spaggiari – ha tutta una serie di conseguenze, su di se, sul tuo spirito e sulla collettività. Riusciamo a riconsiderare il rapporto che abbiamo nei confronti della natura? A me interessa la causa che ha prodotto questo stato di fatto. Io ho già visto un mondo alterato. Come è possibile che tutto questo sia stato alterato nel giro di due generazioni? Siamo di fronte a un mondo che a me personalmente, non appartiene”. In quest’ottica e immersi in questo gioco di forze siamo arrivati a concepire l’azione di Spaggiari, considerato in special modo il contesto specifico in cui si sviluppa, come un emblema, un’azione dal valore collettivo di grande portata, non solo per il suo riverbero transgenerazionale, ma per il suo rispondere ad esigenze e interrogativi comuni estremamente urgenti. Come agire in una contemporaneità che opera solo secondo logiche di mero profitto, svuotando tutto di qualsiasi significato, bellezza e sacralità? Cosa proteggere? Cosa costruire?
Terzo Paradiso: appunti per un Giardino Globale
Successivamente, durante la recente pandemia, imprigionati forzatamente, abbiamo cominciato a sognare di costruire anche noi ‘quell’esercito di alberi’. Parlando con l’assessore all’ambiente del comune di Pianoro, vicino Bologna, abbiamo identificato una zona di terreno non coltivato su cui una volta c’era un famoso frutteto, ormai tagliato. Abbiamo deciso di piantare un Bosco Urbano che fosse l’incontro tra il mondo della natura e quello dell’uomo per generare, al suo interno, un Terzo Paradiso; un progetto che sta prendendo vita con una vera e propria rinascita/rebirth.
Chiediamoci se è possibile per noi, miriadi di ‘io pellegrini’ nelle periferie del mondo, fare la differenza, passare al bosco, trasformare quel terzo paesaggio (Gilles Clement) in un Terzo Paradiso (Michelangelo Pistoletto), popolato da uomini liberi, capaci di coniugare tecnica e natura nella consapevolezza di un equilibrio planetario da salvaguardare, dispensatori di nuovi semi per nuovi giardini. A Pianoro, comune in provincia di Bologna, l’associazione Santa Bellezza ha avviato un percorso progettuale che porterà alla nascita di un bosco urbano ispirato e dedicato al simbolo trinamico. Gli organizzatori hanno proposto la loro testimonianza che ha messo in luce il dietro le quinte dell’iniziativa: “Abbiamo deciso di piantare un Bosco Urbano che fosse l’incontro tra il mondo della natura e quello dell’uomo per generare, al suo interno, un Terzo Paradiso”.
Dal simbolo trinamico al Bosco Urbano
Durante i nostri studi abbiamo anche incontrato il Manifesto del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, nel quale ci siamo naturalmente riconosciuti: Pistoletto enuncia attraverso il simbolo del Terzo Paradiso, tre diverse dimensioni, in connessione tra loro; le prime due, poli antitetici, il Primo Paradiso, ovvero lo stato di natura puro, caotico e selvaggio, e il Secondo Paradiso, cioè l’insieme di tutte le conoscenze e tecniche artificiali prodotte dall’uomo, danno vita al Terzo Paradiso, luogo di sintesi e manifestazione di un ideale di convivenza, dove il sapere umano viene messo al servizio della natura, dando vita alla costruzione di un’ecologia globale, una realtà di armoniosa collaborazione, in cui tutti siamo chiamati a partecipare. Alla luce di questa rinnovata visione, durante la recente pandemia, imprigionati forzatamente, abbiamo cominciato a sognare di dare vita anche noi ad un bosco urbano, chiedendoci come fosse possibile per noi fare la differenza, dare una risposta necessaria alla crisi dell’umano e del paesaggio. Abbiamo deciso così di fondare la nostra associazione culturale Santa Bellezza, attraverso la quale daremo vita al primo progetto fondante del collettivo, il Bosco Urbano a Carteria di Sesto, coniugando due capisaldi della nostra ricerca, l’azione di ripiantumazione appresa da Spaggiari, vista come epifania di una salvezza possibile, esempio da replicare, e il coincidere dei nostri intenti con i significati del Terzo Paradiso (di cui l’associazione è ufficialmente Ambasciata), per l’esercizio di una riconnessione profonda tra coscienza storica ed evoluzione, tra etica ed estetica.
Le prospettive
Parlando con l’Assessore all’Ambiente del Comune di Pianoro abbiamo identificato una zona di terreno non coltivato su cui una volta c’era un famoso frutteto, ormai tagliato ed estinto, abbiamo deciso così di chiedere all’amministrazione di concederci questo spazio per piantare il nostro Bosco Urbano. In un territorio come il parco fluviale Savena c’è la possibilità di piantare salici, i cui rami una volta allungati, si prestano alla realizzazione di intrecci, creando strutture di Land art e architetture vegetali al cui fianco si possono piantumare arbusti che fioriscono e si arrampicano tra loro, come clemantis, glicine, caprifoglio rampicante, vite americana, ipomea. Il simbolo centrale del Terzo Paradiso sarà delineato da queste architetture vegetali in salice che collegheranno tra loro alberi ad alto fusto accompagnando lo sguardo e creando spazi raccolti. Riprendendo i significati di cui il simbolo del Terzo Paradiso è pregno, il disegno dello spazio incarnerà nei tre ambienti circolari creati le tre dimensioni: quella naturale selvaggia, quella artificiale e al centro l’incrocio tra uomo e natura una collaborazione armoniosa non distruttiva. Il simbolo oltre ad essere idealmente delineato dall’intreccio dei salici e scandito dalla presenza di alberi ad alto fusto, vedrà la presenza di percorsi naturali in materiali come legno, ghiaia o ciottolato. Nella zona centrale, al limitare di quella che – quando gli alberi saranno cresciuti a sufficienza – risulterà essere una radura, sarà posta una piattaforma in legno semipermanente destinata alle attività culturali organizzate ad hoc e all’uso collettivo.