Il Terzo Paradiso nel cuore di New York. Dal 9 settembre 2023 – fino al 28 dello stesso mese – il simbolo trinamico sta infatti illuminando d’arte la metropoli con un’installazione site-specific. L’opera, di 25 metri per 10, è allestita in uno dei prati che circondano il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite nella Grande Mela, nei pressi del Giardino delle Rose. Si tratta di una rappresentazione del simbolo trinamico realizzato attraverso i 17 SDGs dell’Agenda 2030 ed è composta da 36 piastrelle in gres porcellanato, ciascuna delle quali misura 120 x 120 centimetri; ognuno degli obiettivi di sviluppo sostenibile è ripetuto due volte e, ogni volta, dopo l’obiettivo 17, è collocata un’ulteriore piastrella con il simbolo degli SDGs. Oltre al contesto di assoluto prestigio e autorevolezza, va sottolineata la varietà di organizzazioni che hanno contribuito alla nascita di questo Terzo Paradiso: patrocinata dalla Rappresentanza Permanente d’Italia all’ONU, l’installazione temporanea è curata dallo Studio Legale Alessia Panella e da Cittadellarte, in collaborazione con Magazzino Italian Art, Alex Fremura, Shipping Services Italia Srl SB, Riccardo Fuochi e Federico Fuochi; da segnalare, nello specifico, il fondamentale lavoro condotto per la Fondazione Pistoletto da Francesco Saverio Teruzzi (cultural project manager di Cittadellarte) e Alessandro Lacirasella (exhibition project manager).
Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte, è volato domenica 17 settembre a New York per inaugurare l’installazione alla presenza del Ministro Tajani. Inoltre, il direttore parteciperà a una serie di eventi e incontri sia all’interno del Palazzo di Vetro, sia presso la sede del Consolato Generale di Italia e all’Ambasciata Italiana negli USA. Sarà anche l’occasione per incontrare Monika Wuhrer e altri amici della rete di Cittadellarte, delle ambasciate del Terzo Paradiso e del network degli Alumni di Unidee in Residence International Program, oltre a incontri di progettazione con partner degli Uffizi Moda Sostenibile, Politica ed Education.
“Le nostre installazioni – ha affermato Naldini – sono degli Attivatori, sono dei dispositivi che non si limitano alla dimensione simbolica (pure fondamentale perché la mente umana funziona per simboli e idee) ma creano spazi e occasioni di tras-formazione. L’arte si è sempre occupata della forma delle cose. Cittadellarte opera con le forme della vita sul e col pianeta, e lo fa insieme alla rete di Artivatori che le nostre scuole accolgono (Unidee-Università delle Idee con il Residency Program dal 1999 e l’Accademia del Terzo Paradiso dal 2015) e con gli ambasciatori del Terzo Paradiso e le centinaia di organizzazioni che studiamo e con cui collaboriamo che sono in gran parte raccolte e raccontate dai progetti di ricerca di Visible Project e di archivio di Geographies of Change. Anche le Nazioni Unite sono parte di questa micorriza sociale che come la simbiosi tra le radici delle piante e i funghi della terra si estende in una rete fondata sull’alleanza. Forgiare alleanze attraverso la co-creazione è ciò che questo simbolo significa”.
Ai nostri microfoni è intervenuto anche Teruzzi per illustrare il dietro le quinte dell’opera: “L’idea di questo Terzo Paradiso a New York è nata a novembre 2022, quando l’ambasciatore Maurizio Massari incontrò Alessia Panella, la quale si rivolse a me per poter dar vita alla suggestione. Il risultato è d’impatto: la riconoscibilità degli SDGs e del simbolo trinamico dà ancor più forza a un messaggio di pace e rigenerazione dell’umanità”. Il cultural project manager di Cittadellarte mette poi in luce un parallelismo: “L’installazione ha una naturale collegamento con l’opera ‘Rebirth’ che si trova al Palais de Nations di Ginevra, ma è qui nella Grande Mela è proposta in maniera differente. È infatti la stessa, seppur con dimensioni diverse, che è stata realizzata nell’ambito della mostra ‘Da Cittadellarte alla Civiltà dell’Arte’ a Palazzo Ducale a Mantova”. Teruzzi è poi passato a uno degli ingredienti che ha portato al successo del progetto: la collaborazione. “Ringrazio chi si è impegnato per installare l’opera nonostante le complessità che un’operazione simile porta con sé: in primis la curatrice Alessia Panella e Alessandro Lacirasella; tutto il personale diplomatico e amministrativo della Rappresentanza Permanente d’Italia all’ONU; chi è stato contattato come sponsor ma poi ha assunto un vero e proprio ruolo di coprogettazione come Alex Fremura e Riccardo e Federico Fuochi con le aziende che rappresentano; Magazzino Italian Art, con Giorgio Spanu e Nancy Olnick, oltre ad Alberto Salvadori, che ci hanno offerto il loro aiuto nonostante fossero nel pieno dell’inaugurazione di un loro spazio”. Insomma, un profondo lavoro di squadra: “L’obiettivo 17 dell’Agenda 2030 – ha concluso – deve esserci in qualsiasi attività, come abbiamo dimostrato a New York: collaborare sempre per il loro raggiungimento”.