Nel Biellese le aggregazioni urbane (le città e i paesi) sono in gran parte diffuse lungo i fiumi. Perché dove scorre l’acqua l’industria tessile ha potuto svilupparsi pienamente. Queste aggregazioni urbane sono come isole unite da un mare fatto di boschi, campi, prati, alpeggi. E anche di acqua, con sorgenti, torrenti, canali, rogge, fiumi, laghi, risaie e nevai. L’acqua biellese ha condizionato l’industria grazie alla sua quantità e alla sua qualità. Queste caratteristiche derivano dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio: poiché l’acqua sgorga a pochi chilometri dalle industrie, vi arriva senza aver raccolto tanti sali dalle rocce su cui scorre, rocce in parte granitiche con rilascio minimo. Questa purezza è congeniale alle lavorazioni tessili. L’acqua, poi, scende verso la pianura aprendosi la strada per valli che scava essa stessa, spesso strette e umide. In queste valli sorgono opifici per il lavaggio, la cardatura, la pettinatura, la filatura, la tessitura, e il finissaggio, e tutte quelle lavorazioni spesso in conto terzi che si affiancano l’una all’altra in filiere dense e dinamiche. Quindi intorno alle prime fabbriche vengono costruite abitazioni, strade, infrastrutture, scuole, ospedali, chiese. Nascono così i paesi e le città della lana. Ma tra le industrie si estendono i campi e i prati, i boschi e gli alpeggi. In queste terre infatti si praticava intensamente l’agricoltura. Quando arrivò l’industria molti decisero di intraprendere una qualche forma di attività collegata alla fabbrica principale. Spesso svolgevano questa attività a casa. E in ogni caso, quando lavoravano in fabbrica, tuttavia mantenevano la campagna, un orto, dove coltivavano prodotti per la propria sussistenza. Così si assicuravano una certa autonomia perché nei periodi di magra, quando il lavoro diminuiva e le commesse non arrivavano, l’agricoltura offriva un aiuto a sopravvivere. Per questo le conquiste dei diritti dei lavoratori poterono essere raggiunte qui prima che in molti altri luoghi: lo sciopero poteva durare giorni, perché anche senza paga una qualche resistenza si poteva usare. Nello stesso tempo questa duplicità contemporanea di industria e agricoltura ha contribuito all’affermazione nella competizione internazionale dell’industria tessile biellese che dagli anni ‘70 ha rappresentato per Paesi come il Regno Unito e la Francia, ciò che oggi la Cina rappresenta per noi.
Dunque, il Biellese è formato da isole – dove si sviluppa l’industria – unite dalla campagna e dalla natura delle valli e delle montagne, e poi della prima pianura. La stessa viticoltura era nel ‘700 e ‘800 molto diffusa nel Biellese: 4.000 ettari, contro i 271 di oggi. In tutto il Piemonte oggi sono poco più di 40.000 gli ettari di vigneto, quindi 250 anni fa il peso della produzione vinicola biellese doveva essere davvero importante. L’industria ha oggi soppiantato in gran parte la coltivazione della vite, che però sta in questi anni tornando con produzioni di qualità. Ma l’agricoltura non è solo vigneti. E l’acqua come elemento unificante accompagna lo sviluppo del biellese anche oltre le valli che accolgono l’industria tessile: la pianura si allaga con le sue risaie in uno specchio d’acqua stagionale che caratterizza l’economia e il paesaggio del territorio. E che ottiene l’unica DOP risicola italiana, con il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese. A differenza di quanto avvenuto nel Biellese, nel resto del Paese l’industrializzazione si è accompagnata all’urbanizzazione, e quindi allo spopolamento delle campagne. Le persone prima contadine sono state inscatolate nelle città metropoli così come l’industria inscatolava i prodotti agricoli delle campagne per rifornire gli abitanti delle città stesse. Scatole che oggi sono palazzi di cemento e tonnellate di imballaggi.
La pandemia ha mostrato come il sovrappopolamento della concentrazione metropolitana sia un fattore di aggravamento dei rischi di sopravvivenza, oltre che, secondo alcuni, di peggioramento della qualità della vita individuale e sociale. Molti di coloro che hanno vissuto la pandemia fuori dalla città stanno ora considerando di trasferirsi nella campagna anche grazie alle tecnologie digitali di uso commerciale e comunicativo. È oggi possibile praticare un progetto di sviluppo del territorio che, ispirandosi alle caratteristiche storiche del Biellese, declini il rapporto tra urbano e rurale in modi capaci di generare prosperità sostenibile. Non si tratta più di pensare a cerchi concentrici, con la città al centro e la campagna intorno. Ma appunto per arcipelaghi, dove la campagna unisce i centri abitati, li accoglie in una matrice produttiva dove natura e tecnologia possono convivere in equilibrio sostenibile.
Già da alcuni anni Cittadellarte – con il progetto Terre AbbanDonate, il catasto e l’anagrafe solidali – insieme a una federazione di organizzazioni del territorio, sta recuperando le terre lasciate incolte tra le industrie contribuendo a un rinnovamento in chiave contemporanea della vocazione del territorio come città arcipelago verde. Il mare verde del Biellese unisce i centri urbani come il mare blu unisce le isole di un arcipelago. Dal Biellese emerge un nuovo concetto di città non più imprigionata dentro le mura e sommersa in un mare di inquinamento, ma diffusa e distribuita nel mare verde della natura in campagna e in montagna, costellato di spettacolari realtà esemplari di come l’industria abbia rigenerato la natura con interventi profetici come l’Oasi Zegna con il Tracciolino e il Parco della Burcina.
L’arcipelago verde è un’immagine guida per un progetto urbanistico di territorio che estende alla Provincia la vocazione del capoluogo a coniugare industria e natura. Questa coniugazione è sancita dalla designazione Unesco con il simbolo del Terzo Paradiso che rappresenta esattamente la congiunzione creativa e armoniosa degli opposti regni naturale e artificiale.
Il successo della nomina di Biella come Città Creativa UNESCO si fonda innanzitutto su un patto di condivisione tra tutti i Comuni del biellese. Biella Città Arcipelago si rivolge agli stessi Comuni che hanno sottoscritto l’intesa UNESCO che, con la regia del capoluogo, possono costituire i nodi e le isole interconnesse nella rete di questo progetto territoriale attraverso in primis la cooperazione di tutti gli assessorati competenti per lo sviluppo sostenibile.
Dal punto di vista organizzativo e pratico, Biella Città Arcipelago è un laboratorio di pianificazione territoriale partecipata orientato alla prosperità e creatività sostenibili. Come primo progetto questo laboratorio produce nel 2021 un (prototipo di) Festival della Creatività Sostenibile. Durante il mese di Ottobre si sviluppa un programma di eventi articolato e denso.
Si apre con tra giorni di Forum delle Città Creative Unesco che porta il medesimo nome del Festival: Biella Città Arcipelago. Si esplorano i temi portanti della identità biellese in relazione agli assi della sostenibilità e della creatività e in dialogo con la rete delle città creative Unesco italiane e internazionali, con speaker di eccezione e testimonianze di alcuni dei campioni del territorio sulle loro attività in tema di sostenibilità e sui progetti presentati in sede di candidatura Unesco.
I temi sono: Tessile, Formazione, Acqua Turismo ed Enogastronomia, Montagna.
All’estremità opposta del mese, il 30 e 31 ottobre, il Festival vede la Rassegna Arte al Centro di una Trasformazione della Società in senso Responsabile con mostre, eventi e presentazioni tra cui centrale è la mostra Biella Città Arcipelago. Creatività e Sostenibilità che presenta una mappatura (a cura di un insieme di associazioni giovanili biellesi guidate da Cittadellarte) di 100 organizzazioni del territorio in relazione alle loro attività rispetto all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, unitamente a installazioni artistiche e presentazioni della ricerca urbanistica e storica condotta in sinergia con la Fondazione BIellezza. Il 31, in chiusura, una festa evento musicale e creativo per celebrare l’anniversario della designazione Unesco.
Nell’arco del mese, poi, un fitto calendario di eventi tra cui Fatti ad Arte, Programma per i 120 anni Camera del Lavoro, Mostra Coco Marylin, Mostra il Viaggio Sostenibile, presentazione del libro – La Ragione nelle Mani – Stefano Boccalini, Giro in bici UNESCO, Lancio dell’Itinerario UNESCO Biellese, Presentazione al Museo del Territorio di Laboratori sulla Moda Sostenibile e altri in corso di definizione.