Il 6 ottobre il direttore Vidarte, persona cortese e affabile, ha aperto la conferenza nella quale sono invitato a raccontare Cittadellarte e nello specifico a presentare il progetto finanziato dall’Unione Europea che unisce Scienza, Tecnologia e Arte, incentrato sull’acqua. Molti biellesi hanno non solo visto negli spazi di Cittadellarte le opere che i due artisti (Joshua Stein, americano, e Theresa Shubert, tedesca) hanno realizzato, ma hanno partecipato direttamente alle ricerche che hanno condotto a quelle opere che ora saranno presentate a Bruxelles al Palais des Beaux Arts (la mostra apre il 20 ottobre, se qualche lettore dovesse trovarsi in Belgio in quei giorni me lo faccia sapere, contattando Cittadellarte). Durante le residenze per la produzione delle opere i due artisti sono stati accompagnati dal confronto e dal supporto essenziale di una rete di esperti e ricercatori accademici e non, che hanno condiviso i loro saperi connessi in vario modo con la gestione delle risorse idriche. Gli esperti li elenco qui di seguito per ringraziarli ancora una volta, ma anche perché il lettore veda il tipo e la complessità delle relazioni che si costituiscono nel modo di fare arte e cultura che Cittadellarte sperimenta e, con la sua Accademia Unidee, insegna: vedrete quante e quali specializzazioni si riuniscano in un percorso intessuto dalla cultura.
Luca Ridolfi (Professore ordinario in Idraulica e Meccanica dei Fluidi, Politecnico di Torino); Elisa Palazzi (Professore associato, Dipartimento di Fisica, Università di Torino); Silvia Terzago (ricercatrice, CNR-ISAC Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima); Marco Giardino (Professore associato, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino; Direttore Uni- TO-NatRisk Research Centre); Ianira Vassallo (Assistente Professore, DIST – Dipartimento interateneo in Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, Politecnico di Torino); Fabio Giulio Tonolo (Professore associato, Geomatica, Politecnico di Torino); Giovanna Antonella Dino (ricercatrice, dipartimento Scienze della Terra, Università di Torino); Manuela Lasagna (ricercatrice, dipartimento Scienze della Terra, Università di Torino); Alessia Patrucco (ricercatrice, CNR-STIIMA); Michele Cerruti But (Coordinatore Accademico Accademia Unidee di Fondazione Pistoletto e Docente a contratto in Urbanistica, Politecnico di Torino); Michele Lerro (avvocato, membro del consiglio di amministrazione CORDAR Biella, ex Presidente del Co.S.R.A.B.); Luca Sala (Direttore Servizio Veterinario di sanità animale, ASL Biella); Giovanni Mortara (responsabile della sede Comitato Glaciologico Italiano – CGI); Stefano Perona (membro CGI), Valter Maggi (presidente CGI); Franco Piunti (Ex Direttore, Dipartimento di Prevenzione, ASL Biella); Dario Zocco (Ex Direttore, Aree protette del Po Piemontese); Enrico Rivella (Dipartimento di Valutazione Ambientale, Arpa Piemonte); Paolo Falletti (Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali, Arpa Piemonte); Francesca Vietti, Chiara Cisaro, Paola Guala (Dipartimento Nord Est, Arpa Piemonte); Annalisa Zegna (artista, Osservatorio sul Torrente project and Spazio HYDRO); aaron inker (artista, Osservatorio sul Torrente project and Spazio HYDRO); Fabio Porta (specialista in silvicoltura e ambiente); Nicolò Polidori (esperto di chimica agraria e cercatore d’oro); Alessandro Spaudo e Emanuele Scopel (co-fondatori della start up Silvergeko); Chiara Eva Catalano (ricercatrice, CNR-IMATI); Michela Mortara (ricercatrice, CNR IMATI); Andrea Calciati (esperto di risaie, Tenuta Margherita, Vercelli); Andrea Pivotto (conservatore archivio fotografico, Fondazione Sella); Danilo Craveia (archivista, DocBI, archivio storico del Santuario di Oropa, Centro Documentazione Alta Valle Cervo); Don Cuffolo (responsabile Osservatorio Meteorologico, Santuario di Oropa); Diego Terruzzi (Direttore, Associazione d’Irrigazione Sesia Ovest); Claudio Tonin (ex Dirigente di Ricerca, CNRSTIIMA); Diego Presa (ex Vice Sindaco e Assessore all’ambiente del Comune di Biella ed ex Presidente ATO2 Vercelli, Biella, Casale e Valenza); Maurizio Di Lella (tecnico esperto in interventi di sistemazioni idrauliche e OO.PP. per il territorio della Provincia di Biella, Regione Piemonte); Andrea Polidori (agronomo, titolare dello Studio di Agronomia e Architettura del Paesaggio e Presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestale della provincia di Biella e Vercelli).
Oltre alle conversazioni e i sopralluoghi con questa schiera di esperti di diverse discipline, si sono tenuti degli incontri pubblici sul tema dell’acqua, il primo a Oropa, nell’ambito del Festival della Creatività Sostenibile Arcipelago, primo e per ora unico progetto curato dall’Associazione Biella Città Creativa, a cui hanno partecipato alcuni degli stessi menzionati sopra, ma anche altri. E poi laboratori con le scuole primarie, concorsi per artisti dei licei e dell’Università. Ma queste iniziative non erano fini a se stesse, anche se in ogni caso sarebbero valide anche solo per se stesse: perché c’è un obbiettivo che raccoglie tutti i fili svolti finora, cioè il progetto di costituire un Osservatorio partecipato e interdisciplinare sull’acqua. Questo sarebbe un organismo gestionale guidato da istituzioni deputate con la partecipazione di cittadini e il contributo di artisti, dedicato a una delle infrastrutture più sensibili e vitali per il pianeta e per noi, appunto quella dedicata all’acqua, nelle sue manifestazioni più articolate, dall’acquedotto agli impianti di trattamento delle acque reflue, dalle sorgenti alle dighe, dalle risaie alla captazioni per l’attività industriale, dalle falde sotterranee ai nevai, dalle rogge a, naturalmente, i torrenti e laghi e canali, toccando la salute, l’industria, le filiera agroalimentari, lo sport, il turismo, e probabilmente ogni aspetto della vita.
Bilbao sorge sul Nerviòn, che ne ha determinato la prosperità come porto più importante della Spagna settentrionale per secoli, e poi sede di industrie metallurgiche che in tutta onestà bisogna dire gli hanno restituito negli anni del dopoguerra il dono ricevuto con un inquinamento che sembrava irreversibile. Alcuni studiosi dicono che prima ancora che il Guggenheim di Gehry è stato proprio il piano di risanamento del fiume (non terminato), accompagnato da un ambizioso intervento di riqualificazione urbana del lungofiume, ad aver rigenerato la città. Personalmente sono convinto che un anche straordinario manufatto architettonico e una pur possente istituzione globale della cultura (americana) come il Guggenheim non sarebbero stati sufficienti senza l’ingrediente fondamentale: la convergenza tra amministratori coraggiosi e capaci di raccogliere consenso a livello nazionale, di convincere alcuni dei più grandi progettisti a imbarcarsi in progetti ad alto rischio con un altro ineffabile elemento. È forse tra tutti il più determinante: la determinazione di una cittadinanza che crede in se stessa e nella propria città, nel proprio destino, nel diritto a una vita piena, condivisa e bellissima per sé e le generazioni future. Non basta un direttore di museo visionario, un sindaco illuminato, un imprenditore umanista: occorre che insieme a tutti questi si coaguli una società civile che non vive di paure e rancori, ma di ambizione e fame di miglioramento continuo. Allora sì, quando ci sono queste condizioni la cultura può fare volare il tappeto e trasformare la pietra in oro. Ho visto in questa città piazze con bambini che giocano ai piedi di palazzi settecenteschi come quinte e ristoranti e bar dove la gente si incontra, e sotto dei portici un coro a cappella di donne e uomini di mezza età applauditi dai passanti impegnati a far loro filmati per i social o chissà, sul lungofiume ampio e perfettamente progettato un gruppo di ragazzi a provare un balletto (quasi a mezzanotte), musei di arte contemporanea, di belle arti e di altri venti o più temi, un teatro di fine ottocento più grande e maestoso ma non troppo più bello del teatro Villani. E molta gente per strada, non erano solo turisti. In una frase: lo spazio pubblico come bene comune, è questa la grande opera che si sono messi in testa, a Bilbao. E a quanto pare l’hanno realizzata. In circa quarant’anni e centinaia di milioni di euro di investimento, pare tornati indietro con qualche moltiplicazione pure.
Quindi, coltiviamo cultura, celebriamo le organizzazioni che organizzano eventi culturali, le gallerie d’arte, i cinema, i luoghi di ritrovo, i comitati, le associazioni, e i teatri, le scuole di danza e di musica; e invitiamo i progettisti più visionari ad accompagnare i nostri esperti locali nella rigenerazione urbana: non abbiamo un fiume navigabile con un estuario di 25 chilometri sull’Oceano, è vero, né una ferrovia efficiente dove far transitare le merci, ma abbiamo torrenti che scendono da montagne innevate, rogge e fabbriche con un’archeologia industriale affascinante, e sulle montagne inciso un balcone panoramico di decine di chilometri.
E un’industria viva e ambiziosa. E un tessuto sociale di migliaia di persone capaci e caparbie nelle loro diverse professioni. Mettiamoci in testa un sogno: che ci appartiene un destino di prosperità e bellezza, etica ed estetica, per noi e per le generazioni che verranno. Allora avremo cominciato il percorso per andare a prendercelo questo destino, e il Biellese potrà anche diventare una specie di piccola ma specialissima Bilbao, diversa da quella del Guggenheim basco, ma capace anche lei di attrarre se non un milione all’anno, molte, ma molte persone. E questa determinazione, secondo me, si chiama cultura.