La prima guerra globale e l’unica soluzione
"Stiamo assistendo a una battaglia terribile nel Donbass e la via è spianata verso una spirale che porta all’apocalisse (...). Secondo Sachs la crisi alimentare è già in corso: tra i 3 e i 4 miliardi di persone avranno difficoltà alimentari gravissime. Metà della popolazione terrestre non avrà un’alimentazione. Togliere dal mercato un terzo delle forniture di grano, tale è il contributo di Russia e Ucraina, è una condizione che non può essere sostenuta". Francesco Monico, direttore di Accademia Unidee, offre al nostro Journal una serie di riflessioni sulla crisi russo-ucraina e sulle conseguenze che il conflitto può innescare a livello politico-sociale su scala globale. Vi proponiamo il suo editoriale.

Le vittime delle guerre sono sempre i deboli e i poveri.
Nelle guerre i poveri diventano ancora più poveri. Gli stati poveri diventano ancora più poveri.
I bambini ancora più bambini.
Jeffery Sachs, docente di economia alla Columbia University di New York, già direttore dell’Earth Institute e attuale presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, sostiene una posizione in linea con quella di Papa Francesco e definisce sacrilega questa guerra, oltre che ripugnante e crudele.
Dichiara che la ricerca della pace è l’unica opzione possibile. Questo perché decine di paesi dipendono dalle forniture di grano, di avena, di fertilizzanti e di idrocarburi russi e ucraini, e non ne possono fare a meno.
Per la pace si sostiene che bisogna esser in due. Questo è vero, ma è altrettanto vero che la via della diplomazia è attualmente bloccata. L’Onu non può avere nessun ruolo a causa di evidenti conflitti di interesse. Quindi i caschi blu sono paralizzati mentre si attua una corsa al riarmo che sta portando alla possibilità di una prima guerra globale. Stiamo assistendo a una battaglia terribile nel Donbass e la via è spianata verso una spirale che porta all’apocalisse.

Apocalisse perché secondo Sachs la crisi alimentare è già in corso, poiché ancora una volta i paesi poveri fanno le spese del globalismo mercantilista e finanziario dell’Occidente, perché i danni del cambiamento climatico in termini di alluvioni, ondate di calore, siccità, si innestano su una crescita esponenziale della popolazione. L’Africa aveva 476 milioni di abitanti nel 1980, e nel 2020 era arrivata a 1 miliardo e 340 milioni. Ci sono quindi stati gli sconvolgimenti della catena commerciale causati dal Covid, con una raffica ravvicinata di rialzi mai visti, oltre naturalmente ai danni del Covid stesso, e infine la guerra. Tra i fattori di crisi anche le sanzioni, che esasperano i problemi: cibo, finanza, energia, catene del valore. Tutto questo si accanisce sugli anelli più deboli del pianeta.
Secondo Sachs l’unica soluzione è chiudere al più presto il conflitto, a costo di consentire qualche autonomia nel Donbass e di rinunciare una volta per tutte all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, magari ponendola in una neutralità come Cipro, Malta, Austria, Svezia, Finlandia. E fermando il processo di unione delle ultime due all’alleanza. I Paesi poveri sentono che le sanzioni, e ancora peggio il riarmo, perpetuano la guerra e loro ne pagheranno le conseguenze.

Questa posizione è obbligata di fronte a una stima che ipotizza che circa tra i 3 e i 4 miliardi di persone avranno difficoltà alimentari gravissime. Metà della popolazione terrestre non avrà un’alimentazione. Togliere dal mercato un terzo delle forniture di grano, tale è il contributo di Russia e Ucraina, è una condizione che non può essere sostenuta.
Potremmo essere di fronte all’apocalisse.
Mentre in rete è tutto un chiacchericcio tra fazioni, ovvero c’è un immaginario che vuole ‘de-nazificare’ il Donbass, un altro che difende gli invasi. Il dibattito si sviluppa in un’arzigogolata polemica se si possa o no chiamare resistenza, quella che molte voci dicono essere milizia nostalgica dei movimenti totalitari e/o privata di questo o quell’oligarca. L’America ne è coinvolta, le armi sono turche, italiane, francesi, tedesche, gli inglesi hanno mandato gli addestratori di guerra.
Questa è di fatto la prima guerra globale, e implica un fanatismo da stadio caratterizzato da una dimensione guerriera che credevamo dimenticata per sempre, dimenticando la tragedia di chi è sotto le bombe russe e di chi nel frattempo, al di là di limitare la guerra la vuole invece prolungare, alimentando le tensioni, la corsa al riarmo globale, il fanatismo, nuove alleanze. Putin ormai è orientato al medio oriente, c’è un’alleanza con gli Emirati Arabi, con la Cina dove andranno le forniture di gas e petrolio.

Dunque tutti coloro che pensano che la guerra sia la soluzione stanno veramente rischiando con un fuoco che potrebbe distruggere il pianeta e che potrebbe implicare la morte di milioni di persone.
Perché si rischia la carestia. Perché quel grano l’anno prossimo non ci sarà, e secondo Sachs, che è un esperto, non c’è grano nelle altre parti del mondo da produrre in pochi mesi e che possa sostituirsi.
La via della diplomazia è l’unica, ovvero del pacifismo.
E pensare che sia solo Vladimir Putin a non volere una tregua è una lettura miope e sbagliata, perché in questo momento molti stanno spingendo verso una corsa alle armi, certo è che Volodymyr Zelensky vuole la guerra. Un tunnel da cui non usciremo più.
Quello che Sachs dice è che serve un accordo in cui nessuno vincerà e tutti saranno perdenti perché la pace è l’unica condizione per evitare la catastrofe. È assiomatico, non c’è speranza di vittoria da parte dell’Ucraina così come non c’è possibilità di vittoria Russa. Ma i russi hanno un vantaggio, hanno la possibilità di ‘scalare’ la vittoria, ovvero accontentarsi della Crimea, del Dombass rispetto a tutta l’Ucraina. L’Ucraina può solo perdere.
Mentre serve cibo, acqua ed energia.
E l’unica via è la diplomazia e abbandonare questa logica di morte della guerra. Solo la pace è la soluzione.