La riapertura della scuola e la conseguente possibilità, oltre che necessità, di collaborare sempre più a livello territoriale per una scuola di communità, dove gli ambienti di apprendimento siano molteplici, censiti e diversificati porta a rileggere e consigliare un testo interessante di Robert Starr Building an ethical school, a practical response to the moral crisis in schools, in cui si analizza il rapporto tra etica e pratica di comunità attraverso la lente privilegiata della scuola.
Ecco come Robert J. Starr definisce il concetto di etica multidimensionale nel suo Building An Ethical School.
Una scuola etica promuove la pratica etica e si fonda sul presupposto che se la si vuole imparare l’etica, la si deve praticare.
Per concretizzare l’idea di una scuola attenta agli aspetti più civici, ad esempio, è necessario trasformare lo spazio/tempo della scuola in una forma di dialogo globale con il territorio.
Ridurre a ‘materia’ l’educazione civica (altro oggetto di discussione del nostro tempo) non porterà gli stessi risultati educativi di uno sforzo a livello comunitario, uno sforzo di rinnovamento della scuola approfondito e coerente, che principia proprio dall’idea di socialità.
Quando i giovani incontrano vari insegnanti che per tutta la giornata scolastica modellano i curriculum sui valori etici, quando sono presenti molteplici opportunità in cui praticare l’etica della cura, della giustizia e della critica, quando consulenti di orientamento, allenatori e moderatori di attività studentesche affrontano temi di ordine etico in modo coerente, quando nei corridoi della scuola sono appesi manifesti che riflettono valori etici di rispetto di sé, di lealtà e onestà, quando a scuola e a casa si esprimono costanti dibattiti sulle questioni etiche, il messaggio è piuttosto difficile da ignorare.
Una scuola così progettata per Starr alimenta la crescita di tutti i membri della comunità scolastica attraverso l’interconnessione dei tre livelli organizzativi della scuola: il curriculum, le attività extrascolastiche e il supporto istituzionale. Vale a dire, il personale della scuola deve costruire e offrire all’interno dei programmi accademici ed extra curriculari come nei vari meccanismi di sostegno istituzionale, opportunità importanti per i giovani di imparare attraverso la pratica cosa significhi non solo essere un persona etica, ma praticarla all’interno di una comunità etica.
Come farlo? Innanzitutto prevedendo che l’azione sia l’esempio che guida il rinnovamento. Un’azione che porta la cura e la bellezza dentro e fuori la scuola, in cui si provi a realizzare servizi per la società per migliorarla, per renderla più accogliente.
In un tempo in cui siamo forzati a ripensare i meccanismi della scuola, e in qualche modo della nostra società, rivedere i modelli organizzativi e i possibili incroci tra scuole, realtà del terzo settore e mondo profit (consentendo una visione ‘olistica’ della comunità) può aiutare bambini e ragazzi a praticare in modo etico e coerente con i sistemi posti a modello.
Il senso comune, dei nostri nonni, ci porta a dire che sono più i comportamenti che le parole a fare da maestri.
Questo è lo statement che propone per il suo modello di scuola Starr: “La nostra scuola deve essere una comunità di cura e correttezza, una comunità di discenti per tutta la vita per i quali la conoscenza è sia un’eredità cara che un risultato critico… ogni membro della scuola è vitale e responsabile della qualità della vita della scuola”. Se questo sarà possibile anche nelle nostre comunità credo lo scopriremo presto.