Nel 2013, in occasione della mostra Post Classici, la ripresa dell’antico nell’arte contemporanea italiana, Michelangelo Pistoletto presentò un versione in formato XXL di uno dei suoi lavori più conosciuti, la Venere degli stracci. Questa versione dell’opera, che nel Foro Romano aveva trovato collocazione di fronte al Colosseo nel Tempio di Venere e Roma, avrebbe però preso da lì a poco ulteriori significati, arricchendosi di contenuti e divenendo, di fatto, Ambasciatrice del progetto Rebirth/Terzo Paradiso di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Il primo incontro fu a L’Aquila, al liceo Bafile, dove arrivò spogliata e divenne partecipata attraverso la donazione degli abiti dismessi dagli studenti, assumendo ancor di più quel rapporto diretto che Michelangelo Pistoletto sintetizza nell’atto rigenerativo che la Venere, venendo dal passato come simbolo di bellezza e speranza, ha sugli stracci: “Stracci che sono stati vissuti, che rappresentano il passaggio delle persone dentro tutti questi vestiti”. Straccio non solo segno del consumo e/o dello spreco, ma testimone vivente e vissuto, elemento temporale con una propria storia, un flusso di fronte allo specchio e che, come nello specchio, rappresenta il passaggio del presente, rendendone ancor più evidente la sua tridimensionalità e la quarta dimensione: il tempo.
La Venere ‘Ambasciatrice’ è quindi nel contempo installazione e performance. Ha un impatto sociale. Si fa ‘migrante’. È portatrice dei concetti di raccolta, riciclo, riuso, riutilizzo (ed è esempio di inclusione) e di richieste di integrazione e accoglienza.
La Venere torna a Roma, sulla Prenestina, al MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove Metropoliz. Poi a Pontinia in provincia di Latina, al MAP Museo Agro Pontino. A Formello, in provincia di Roma, tenendo a battesimo il D.I.F., museo diffuso. A Magione, in Umbria, in dialogo con dodici artiste internazionali nella mostra Donne di colore. A Treviso all’HOME Festival, per festeggiare i primi 50 anni della Venere degli stracci. A Lampedusa (anche se in versione non XXL, impegnata nella mostra di Blenheim), testimone dell’incredibile lavoro compiuto dagli isolani nel ‘recuperare’ ciò che la società ha abbandonato. Poi a Ventimiglia, presso la chiesa di Sant’Antonio delle Gianchette, dove incontra e vive con i migranti. A Bolzano, presso la Facoltà di Design della Libera Università di Bolzano, per una riflessione sul tema dei corpi e dei confini. A Sanremo, sul palco durante il Premio Tenco, dedicato alle migrazioni. A Villacaccia di Lestizia, in provincia di Udine, nella mostra Contro-Verso ai Colonos indagando sul concetto d’identità culturale.
Viaggi e testimonianze con diversi protagonisti, diversi temi, diverse possibilità d’incontro.
Come quello con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli prima, l’Accademia di Belle Arti di Lecce poi e a seguire l’occasione dei 150 anni dalla fondazione del Museo Castromediano, che, nella Città salentina, oggi ospita la Venere. Somma d’intenti che, unendosi a Cittadellarte con l’Ambasciata del Terzo Paradiso di Gallipoli, hanno permesso un’altra tappa di questo racconto, un altro capitolo di questo viaggio con al centro l’arte, linguaggio universale, ponte tra le genti, ponte tra distanze, ponte tra le differenze.
“Ci ha insegnato Pedrag Matvejevic – così Luigi De Luca, Direttore Polo Biblio Museale di Lecce – che nel ‘fagotto dei migranti’ non c’e solo povertà e miseria, ma i semi di un mondo nuovo. Un mondo che immaginiamo fondato sulla grazia e sulla bellezza senza tempo dell’arte; sulla conoscenza, e sull’equilibrio tra uomo ed ambiente. Perciò abbiamo scelto come compagna di viaggio alla riscoperta delle antichità del Castromediano un’opera d’arte contemporanea, la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto. La bellezza che emerge dalla classicità greco – romana si confronta con la contemporaneità simboleggiata da una montagna di stracci che immaginiamo intrisi dall’acqua del Mediterraneo, il mare degli approdi e dei naufragi le cui onde hanno dato forma alla civiltà. Anche quella del Salento, a cominciare dalla etimologia del suo nome secondo lo storico Varrone: ‘Salentini dicti, quod in salo amicitiam fecerint’, ovvero Furono chiamati Salentini perché avevano suggellato legami di amicizia in mare”.
Per dar voce a tutti i protagonisti della cronistoria dell’opera di Pistoletto, è intervenuta ai nostri microfoni anche Anna Pironti, Responsabile Capo del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.
Il Dipartimento Educazione è stato protagonista della realizzazione degli eventi di Ventimiglia, Sanremo e Bolzano, ora Lecce. Come riesce un’opera come la Venere degli stracci ad essere sempre attuale e a superare i confini del tempo e dello spazio?
La Venere Migrante, da Lampedusa, passando per il MAAM, è poi arrivata fino a Ventimiglia, dove il tema dei migranti incrocia la questione ‘incandescente’ del confine, così come inteso nel tempo presente, problema che non riguarda solo l’arte ma l’umanità intera. Parlando con i volontari abbiamo appreso delle difficoltà che hanno dovuto affrontare nell’aiutare i migranti a spogliarsi dei loro abiti. Noi pensiamo al nostro gesto quotidiano di indossare e toglierci gli abiti, prendendoli puliti dall’armadio e poi riponendoli la sera o mettendoli a lavare, ma non è così quando un abito è stato incollato sul corpo di un migrante, nove volte su dieci non si stacca e toglierlo provoca ferite, lacerazioni, dolore. C’è tanto vissuto in quegli abiti e anche in quel contesto: c’è tanto di contemporaneità e di necessità di riflessioni. Questo narra la Venere diventata Migrante, quando da un altro tempo, dalla storia dell’Arte arriva alla contemporaneità, in forma di copia e quindi di simulacro, assumendo la responsabilità sociale di accogliere l’istanza del tempo presente affondando il suo bel volto nel mucchio di stracci. Questo è lo sguardo che tutti noi dobbiamo coltivare! Questo ci suggerisce Venere soprattutto nell’affrontare il problema della migrazione, nello spazio tempo/tempo dell’oggi in cui molte persone vengono considerate meno che stracci.
Il progetto della Venere Migrante si colloca dentro un complesso sistema di visioni e ragioni che partono dall’arte ma includono aspetti della società, mentre attingono alle urgenze del tempo presente per riportare il dibattito, dentro e fuori dal museo, allo spazio-tempo della storia e della memoria. Tuttavia non è storytelling, è una necessità, un bisogno a cui non possiamo sottrarci.
Come nasce la collaborazione con Lecce?
La collaborazione tra il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e l’Accademia di Belle Arti di Lecce, nello specifico con la Cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte e Didattica per il Museo tenuta dalla prof.ssa Annamaria Lifonso, è stata avviata nel 2014 con un progetto per la riqualificazione del Quartiere Leuca e con l’Oper-Azione Terzo Paradiso – a partire dal segno simbolo dell’artista Michelangelo Pistoletto – che ha visto la realizzazione di un’installazione luminosa allestita nei pressi delle Officine Cantelmo.
Dopo anni di collaborazione, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e l’Accademia di Belle Arti di Lecce nel 2019 hanno siglato un Accordo di partenariato per sistematizzare il rapporto esistente, con la finalità di consolidare i processi formativi, destinati agli allievi e che dall’Accademia possano espandersi al territorio.
Il partenariato si colloca nell’ambito del processo di cambiamento culturale che la nuova Direzione dell’Accademia, affidata al prof. Andrea Rollo, ha inteso perseguire anche in collaborazione con le altre Istituzioni nazionali e internazionali, a partire da un nuovo modello educativo e formativo per la realizzazione di azioni volte alla diffusione e promozione dell’arte e della cultura del tempo presente anche in relazione ad un programma di rigenerazione urbana avviato dalla città di Lecce.
Il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e l’Accademia di Belle Arti di Lecce hanno avviato, insieme agli studenti della stessa Accademia, un inedito percorso concettuale e operativo, pensato per creare connessioni importanti tra il patrimonio storico-artistico del Museo Castromediano che si apre all’incontro con l’arte contemporanea grazie all’esposizione temporanea dell’iconica Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto in occasione della riapertura dello stesso Museo, dal dicembre 2019. Il nuovo percorso è dedicato a comprendere come l’incontro con l’opera d’arte rappresenti, dal punto di vista della nuova pedagogia dell’arte, un originale modello di conoscenza e fruizione artistica. Si parte, quindi, dalla re-VISIONE dell’opera d’arte contemporanea nel contesto del Museo Castromediano per giungere a diverse e inedite metodologie di fruizione e apprendimento, sperimentate per favorire nuovi modelli utili alla conoscenza dell’intero patrimonio museale del Castromediano di Lecce, nella prospettiva di un rapporto tra Accademia e Museo e nella strategia comune rivolta alla formazione dei giovani studenti dell’Accademia di Lecce.
Uno sguardo che parte dall’oggi per riconsiderare, in una forma circolare, l’intero patrimonio museale e la sua ricchezza semantica, simbolica, narrativa.
L’impianto sperimentale e di ricerca è dedicato alla definizione dell’identità del ruolo e della funzione dell’ARTENAUTA, qui inteso come il vero tramite tra l’opera e il pubblico, visto in una particolare accezione tesa a valorizzare le componenti culturali e relazionali ovvero, come accostarsi all’opera d’arte, avvalendosi di strumenti per comprendere immagini e contenuti. Un percorso atto a valorizzare le pratiche interpretative e intersoggettive del senso e del significato di ogni opera, anche nella relazione del tempo passato, presente, futuro e viceversa. L’ambizione è fornire competenze culturali e relazionali per trasformare l’incontro tra le persone e gli oggetti d’arte in un indimenticabile viaggio di scoperta.