Let’s do it. Let Eat Bi.
Lunedì 18 luglio, sull'inserto "Biellese Green" di Eco di Biella, è uscito il secondo editoriale a firma di Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte. Vi proponiamo il testo integrale della nuova rubrica "Biella Città Arcipelago".

I sistemi per produrre, confezionare e distribuire gli alimenti generano un terzo delle emissioni di gas serra e causano fino all’80% della perdita di biodiversità. Il sistema alimentare rappresenta attualmente circa il 30 per cento del consumo totale mondiale di energia, la maggior parte ancora prodotta utilizzando combustibili fossili che generano emissioni”. Così spiegano le Nazioni Unite, sul loro sito dedicato al cambiamento climatico. E questo è un problema globale che riguarda tutti, quindi anche noi. La buona notizia è che esiste un tipo di agricoltura che non solo non fa male al pianeta, ma addirittura lo rigenera. Si chiama appunto rigenerativa. Se ne parla da una decina di anni a Cittadellarte con Let Eat Bi, il Terzo Paradiso in Terra Biellese, nato per praticare nel nostro territorio le soluzioni di cui ha bisogno il mondo, e quindi anche noi. È studiando le pratiche di questa scienza che si chiama agroecologia che incontriamo alcuni biellesi che la praticano anche da molto tempo, e ne sono maestri, letteralmente perché fanno scuola, scrivono libri e tengono corsi a persone che vengono apposta a imparare da loro. Penso ai Manenti, di Sostegno, veri e propri precursori, che hanno formato anche molti dei biellesi che stanno esplorando questo mondo della rigenerazione.

È così che abbiamo fatto recentemente la conoscenza di Marco Ducco, titolare della “Cascina Angiolina” e produttore partner di Let Eat Bi. È un uomo genuino e schietto che, nel mezzo del cammino della sua vita, ha deciso di chiudere l’impresa edile di famiglia per dedicarsi all’agricoltura biologica. Una scelta non facile, dettata probabilmente dall’istinto, e sostenuta per prima dalla moglie. Marco Ducco spiega che “essendo cresciuto tra i mattoni, il passaggio ai campi non è stato semplice e per questo l’aiuto degli altri agricoltori è stato fondamentale”. È lui che ci ha raccontato del “Biodistretto del Riso Piemontese”, primo e unico del suo genere. No fertilizzanti. No pesticidi. Si coltiva con tecniche come la pacciamatura delle erbe. Non ci sarà bisogno di lavare le risaie per portare via i veleni. E i suoli non si depaupereranno, anzi, queste tecniche, unite alle rotazioni o alla coltura di legumi, appunto faranno quello che sembra difficile da credere: che dopo aver coltivato la terra questa sarà fertile come prima o anche di più! “Biodistretto del Riso Piemontese – spiega Gian Paolo Andrissi, Presidente del Biodistretto e docente di scienze biologiche e naturali -, è un’associazione nata nel 2021 da un gruppo di agricoltori che ha sentito il bisogno di unirsi per sostenersi a vicenda e far conoscere una transizione agroecologica, anche nel campo del riso. Non c’è molto tempo e uno dei passaggi fondamentali per salvare il pianeta è la riduzione di carbonio nell’atmosfera attraverso l’agricoltura rigenerativa”.

Elon Musk vuole andare su Marte, ma io non ci voglio andare. Ce l’ho già un nuovo pianeta io, è sotto i nostri piedi: per scoprirlo dobbiamo guardarlo con occhi nuovi. E questi occhi me li hanno dati le storie delle persone come Marco e i Manenti, e gli altri esploratori che studiamo alla nostra scuola di Cittadellarte, l’Accademia Unidee. È ora di imparare le scienze e le arti del vero progresso: quello che non estrae e depreda, ma che cura e rigenera. Si può fare. Lo stanno facendo. Ed è sulla base di queste pratiche concrete che il Biellese può sviluppare una coscienza di sé come quella di un territorio pilota, dove si sperimentano modi di vivere, di fare e pensare da Terzo Paradiso. Unire natura e artificio non è mai stato così urgente e possibile.
Let’s do it. Let eat bi!