In origine, o quasi, fu la parola: breve storia incompleta del fare scuola #2
Come lo sviluppo del linguaggio trasforma i gesti dello spulciarsi in forme diverse di cura e controllo comunitario? Come si passa da gesti di “vicinanza” a dinamiche organizzative complesse? La metamorfosi in “animale culturale” ha un nodo in comune per il direttore dell'Ufficio Ambienti d'Apprendimento e Scuole di Cittadellarte: la necessità di prendersi cura dell’altro attraverso gesti di ‘affezione’. "L'atto altruistico - ha affermato - offre nel contempo la possibilità della cura e il vantaggio di verificare e controllare i pensieri e i desideri altrui, in una pratica quotidiana di scambio e monitoraggio emotivo". Ruggero Poi si focalizza inoltre sulla teoria dell’evoluzione memetica: ecco tutti i dettagli.

La muta da animale naturale ad animale culturale

Privi di parola i primati si spulciavano per verificare e rafforzare il loro legame, suggellando così l’appartenenza allo stesso gruppo. In questa prossimità troviamo una delle prime ‘pratiche popolari’: ciò che tocca a me, tocca poi a te. Il tempo della primitiva comunione si scandisce così in questo sentirsi vicini, toccarsi, osservarsi. Prima della parola (e qui non entriamo nel merito di quando la lingua possa essersi sviluppata), la comprensione passava attraverso il contatto, come ci ricorda lo stesso etimo di cum prendere, prendere con sé. Dello primordiale spidocchiarsi è sopravvissuto il pettegolezzo, il piatto cucinato e offerto, il taglio di capelli, la chiacchiera scambiata al mercato o per strada per accertarsi della salute reciproca e soprattutto le effusioni sotto coperta. Oggi questi riti sociali sono saltati.

A unirci ai primati, invece, resta la necessità di prendersi cura dell’altro attraverso gesti di ‘affezione’. Mostrare affetto (dal latino afficere) significa toccare, colpire, impressionare: da una parte, dunque, muovere passioni in chi ci è prossimo, dall’altro l’affezione significa anche ammorbare, contaminare in senso negativo.
Ecco che l’atto altruistico offre nel contempo la possibilità della cura e il vantaggio di verificare e controllare i pensieri e i desideri altrui, in una pratica quotidiana di scambio e monitoraggio emotivo.
Questa toelettatura abituale rafforza i rapporti tra due persone e successivamente aumenta la capacità dei singoli di riconoscersi in un un gruppo. Il rito del grooming anticipava di qualche millennio il team building aziendale, pensato per cementare i rapporti e la conoscenza tra lavoratori di uno stesso gruppo, ma soprattutto poneva le basi per il sistema scuola, che avrebbe gestito la preparazione e la formazione degli individui. In inglese si dice, infatti, The years of grooming per indicare gli anni della formazione, il prepararsi a scuola.

Se pensiamo all’idea di ‘affezione’ non possiamo non considerare anche la teoria dell’evoluzione memetica attraverso contagio, come raccontato da Richard Dawkins e Susan Blackmore. Per la memetica gli esseri umani sarebbero sostanzialmente governati da ‘memi’, concetti virali, capaci di orientare le loro scelte e di trasmettersi da persona a persona. Sarebbero questi a muovere culturalmente le scelte delle persone: la coscienza e l’individualità personale si trasformano sotto l’influsso della comunità e delle ritualità culturali da queste espresse. Sono queste a fare scuola.

Prima di iniziare a fare scuola bisognerebbe recuperare allora questi gesti di affezione, le pratiche più arcaiche ed oggi più evolute e ricercate, dello ‘spulciarsi’, ovvero il prendersi cura come atto propedeutico alla scuola culturale. Negli primi anni di vita si impara la gentilezza e la comprensione dell’altro attraverso l’esercizio dell’altruismo nelle piccole faccende quotidiane: l’apparecchiare tavola, servire il pasto, versare l’acqua, favorire i più piccoli, consolare chi cade.

Fine seconda puntata


Didascalia immagine di copertina: Incontro in occasione della mostra “Amare le difference”,
opere di Michelangelo Pistoletto, Juan Esteban Sandoval, Cittadellarte e Love Difference,
Dom Hdlu, Galerija Bacva, Zagabria, 7-28 febbraio 2007
Foto: D. Fabijanic