Una volta si studiava per imparare un mestiere. Oggi i mestieri cambiano così velocemente che probabilmente da quando entri a quando esci dall’Università lo scenario è talmente cambiato che rischi di trovarti senza lavoro, nel senso che proprio non esiste più il lavoro che pensavi di fare. E soprattutto ce ne sono altri che molto probabilmente ti interessano di più. Se qualcosa devi imparare oggi è imparare a imparare. Sembra che imparare sia una cosa da bambini, e lo è, perché ci vuole una disponibilità e una potenzialità enorme per farlo. I bambini ce l’hanno per natura. Si dice che è una cosa da bambini perché si sa che gli adulti non ne sono più capaci. Ma ora è meglio che reimpariamo a imparare. “Quando si impara?” si chiedeva una mentore del programma di Unidee, la scuola di Cittadellarte che dalla fine degli anni ’90 ha sede a Biella. Il gruppo di Harvard Graduate School of Education che si chiama Project Zero ha una risposta semplice e un’altra complessa. Quella semplice dice “quando si passa dall’esperienza creativa”.
Quella complessa è settant’anni che la elaborano, sono il più longevo progetto di ricerca della Facoltà di Scienze della Formazione di Harvard, fondata da Howard Gardner e sviluppata da altri pensatori le cui ricerche contribuiscono a indirizzare il dibattito internazionale su questi temi. Collaboriamo con loro attraverso la nostra Ambasciata di Melbourne (Cittadellarte ha fondato nel mondo quasi 200 Ambasciate del Terzo Paradiso) dove partecipiamo all’Arts Learning Festival che riunisce migliaia di studenti, famiglie, docenti, pensatori e change makers ogni due anni. Quest’anno arriviamo alle terza edizione. Il Terzo Paradiso e l’Arte della Demopraxia sono molto seguiti lì. Una scuola che partecipa a queste nostre attività australiane è diventata nel 2020 ecologicamente autonoma da ogni punto di vista (energia, rifiuti, acqua, cibo). Quindi c’è una connessione potente tra creatività e scuola, e apprendimento. Noi, a Biella, avremo bisogno di capacità di apprendere? Cambierà il mondo del lavoro? La domanda di professioni e competenze non sarà uguale a quella di dieci anni fa? Allora abbiamo bisogno di imparare e imparare. E la creatività ci può aiutare. Per questo motivo se siamo Città Creativa Unesco non abbiamo solo guadagnato un bollino, ma abbiamo ricevuto la patente: ora sta a noi saltare in auto e guidare lungo la strada che dalla creatività porta all’imparare e dall’imparare alla prosperità. Unesco non eroga fondi alle Città Creative: la benzina dobbiamo metterla noi. E oltre a reperire i fondi dobbiamo coltivare come buoni contadini il nostro campo della creatività.
Non partiamo da zero. Le scuole di Biella, da Città Studi all’ITS TAM e all’Accademia Perosi, sono realtà d’eccellenza. Ora che i grandi centri metropolitani hanno perso il loro smalto (durante il lockdown la gente si chiede “ma sono poi così fortunato a vivere a Milano?”), città come Biella possono giocare una partita strategica che in altri tempi sarebbe sembrata utopia: diventare destinazioni dove i ragazzi desiderino andare per studiare.
Study in Biella. Lo hanno fatto dal 1999 più di 3000 allievi che sono venuti a Cittadellarte da tutto il mondo. Il 26 marzo comincia la seconda edizione del Master “Design, Creatività e Pratiche Sociali. Prosperità sostenibile per le organizzazioni” creato da Cittadellarte in collaborazione con il Politecnico di Milano (le iscrizioni stanno per chiudere). È dedicato a professionisti di ogni settore che intendono portare innovazione sostenibile e creatività all’interno del proprio ambito lavorativo o aprirsi a nuove prospettive imprenditoriali. Sostenuto da imprese industriali e finanziarie ed enti del terzo settore partner di Cittadellarte, è un altro contributo all’obbiettivo di fare del Biellese un territorio modello, uno scrigno di b(i)ellezza da vivere, fondato sul lavoro come espressione del creare e del saper fare e del prendersi cura in prima persona di sé e della natura a cui tanto dobbiamo.
Ci aspettano tempi duri, la pandemia sappiamo che avrà effetti gravi, e le sfide sono sempre più ardue, dalla concorrenza al cambiamento degli stili di vita nel settore industriale al cambiamento climatico e a tutti gli aspetti che l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile rappresenta: per attrezzarci abbiamo bisogno di unione e visione. La nomina di Città Creativa Unesco da sola può fare poco, ma se colta come occasione di fare squadra e di mettere a fuoco l’obbiettivo comune, può diventare moltiplicatore applicabile a tutte le nostre attività economiche. Non sappiamo se riusciremo a raggiungere tutti i nostri obbiettivi, ma vivere e lavorare per arrivarci già contribuisce a migliorare le cose. E la vita.