Continua la nostra intervista a ‘episodi’ a Tiziana De Tora e Marco Papa, che hanno pedalato per 1233 km per diffondere i principi del simbolo trinamico di Michelangelo Pistoletto e portare la sostenibilità nei luoghi in cui si fermavano ispirandosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per comporre il mosaico della loro avventura, ne stiamo mettendo in luce ogni parte in una serie di articoli che vi stiamo proponendo settimanalmente sul nostro Journal. Pronti a scoprire nuovi dettagli della loro storia? Ecco la decima puntata!
L’emergenza climatica globale ha posto sotto riflettori mediatici internazionali l’allarme ambiente. Da Greta Thunberg al vostro viaggio, gli esempi virtuosi di cambiamento responsabile non mancano. La cosiddetta ‘goccia nell’oceano’ – o una piccola/grande azione – può fare la differenza?
L’effetto Greta Thunberg è e sarà ancora per lungo tempo quello di risvegliare, nelle generazioni più ‘tenere’ e meno compromesse – ma già defraudate e maltrattare da un ‘sistema’ di coercizione culturale* per il quale produrre verte al solo benessere personale – quel senso di appartenenza al processo di contribuzione alla creazione di un futuro ‘normale’. A noi spetta quello di promuovere progetti per loro, per il loro futuro.
L’allarme ambiente è rimasto in un silenzio preoccupante negli ultimi trent’anni: il costante senso, indotto, di crisi, senza specificare la forma e l’aspetto di quel mostro indeterminato, ha spostato l’attenzione sul problema della dis-identità, come se avessimo necessità, già poveri dell’interesse verso l’altro e il diverso da noi, di riappropriarci della nostra singolarità! Stiamo sviluppando, o contribuendo passivamente a farlo, una tecnologia sempre più invadente e attiva a renderci remissivi e condizionati, tanto da essere programmabili. La paura che un’intelligenza artificiale abbia il predominio sulle nostre coscienze è ridicola: già sta avvenendo!
Pensiamo alla programmazione, il palinsesto delle azioni durante la giornata, alla necessità che lo stipendio permetta il consumo, consentendo il diritto, acquistabile, di vivere e, quindi, di inserire il ‘gettone’ per continuare la telefonata della vita… quanta gente si è assuefatta al minimo di se stessa, all’accettabile, al passabile, riducendo le proprie velleità e i propri sogni all’invidia per quelli degli altri e alle abitudini più fittizie, rimarcando l’espressione della propria inconfessabile monotonia. Non possiamo più guardare a chi, pur di avere un posto fisso nella società, fa di tutto per annientare la possibilità di essere una risorsa o, peggio, non fa niente, riducendosi a parte del problema! Guardiamo ai giovani, ma non dall’alto, bensì da dentro, tornando a guardare alla parte ancora giovane di noi stessi, mettendoci in gioco, esprimendo, nella vulnerabilità comune, l’abbandono alla visione partecipata e al ruolo, non più solitario ma comprimario dell’aiuto-regista.
Non smetteremo mai di parlare in nome del cielo, delle stelle, degli animali, dei fiumi, dei vulcani, degli uragani, degli oceani, della lava, dei boschi. Da oltre trenta anni, ascolto le piante, parlando con loro e chiamandole per nome; da quindici anni in Tiziana ho un’alleata, che ha avuto l’umiltà e la pazienza di imparare la lingua degli alberi, sentendone i lunghi silenzi sul da fare, cogliendone i saggi consigli. Il TANA (Terranova Arte Natura) è nato ancor prima che nascessimo, quando qualcuno ci sognava: il progetto è dargli voce, traducendo la bellezza della Terra attraverso le arti.
L’arte, come il viaggio, è impagabile e non sottraibile alla cultura.
È per questo motivo che arte e natura devono ridarsi la mano, per camminare insieme!