In occasione della cerimonia inaugurale della Biennale di Venezia del 2009 Pistoletto presenta l’azione e installazione Twentytwo less Two. Allineati lungo le pareti di un’ampia sala posta all’inizio del percorso espositivo degli Arsenali sono collocati 22 grandi specchi di 3 metri per 2 con cornici dorate. Di fronte a una folla di pubblico e fotografi che documentano l’azione riflettendosi a loro volta negli specchi, Pistoletto procede a percuotere e infrangere gli specchi con un grande martello, creando sulle loro superfici grandi buchi neri di forma diverse. Al termine dell’azione gli specchi e i frammenti infranti caduti sul pavimento rimarranno esposti come installazione. La relazione che si viene a creare in ciascuno specchio infranto tra superficie specchiante rimasta e superficie nera prodotta dalla rottura ripropone la dinamica tra superficie specchiante e immagine fotografica dei Quadri specchianti, facendone una sorta di Quadri specchianti astratti. I riflessi tra gli specchi e ancor più quelli prodotti tra gli innumerevoli frammenti prodotti dalla rottura sviluppano invece ulteriormente la ricerca avviata nel 1978 con i lavori della serie Divisione e moltiplicazione dello specchio.
Pistoletto ha realizzato in altre occasioni alcune performance e installazioni simili, affidando in alcuni casi ad altri l’azione della rottura degli specchi, come avvenuto ad esempio per Seventeen Less One, il primo lavoro di questa serie, presentato alla Triennale di Yokohama nel 2008 e acquisito dal Museum of Modern Art di New York sia come azione che come installazione. Il Museo Nacional de Bellas Artes dell’Avana conserva nella sua collezione permanente invece l’installazione Thirteen Less One, realizzata, in questo caso direttamente da Pistoletto, nel 2015 negli spazi del museo.
“Nel quadro specchiante abbiamo un’immagine fotografica fissata, che non cambia, ma che convive con il presente che cambia continuamente. […] A Venezia lo specchio era solo, senza figura fissa, cioè senza memoria, un presente che si allargava all’infinito. Questo presente aveva bisogno di memoria. “Spaccando” lo specchio, ho introdotto in esso un elemento, il nero che sta dietro, esso ha assunto istantaneamente una forma fissa che ha la stessa valenza della fotografia. L’opera documenta un atto che è stato presente e rimane memoria: una fotografia gestuale”
(M. Pistoletto intervista con E. Milesi, Lo storico del presente, in “Art app”, n.3, Bergamo, 2010)
“La rottura dello specchio ha molte interpretazioni. La prima è dell’ordine della superstizione: l’idea che lo specchio rotto porti alla sfortuna è una paura sempre molto persistente, perché lo specchio è considerato dotato di potere magico. Quindi, rompendo lo specchio, rompo anche la superstizione. La seconda riguarda la realtà fisica dello specchio, rompo la sua consistenza materiale, ma allo stesso tempo moltiplico le immagini immateriali che accoglie. I frammenti sono tutti diversi, ma conservano tutti la riflessività dello specchio originale”
(M. Pistoletto, intervista con Marie-Laure Bernadac, in Michelangelo Pistoletto – Année 1, le Paradis sur Terre, Actes Sud/Louvre Editions, Parigi 2013, p.33)
Immagini: Twentytwo Less Two, 2009
Performance e installazione, Biennale di Venezia, 2009
specchio, legno, 22 elementi, cm 300 x 200 ognuno
Courtesy Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin
Foto: A. Luxem.