L’incontro fra artificio, inteso come techne, e natura, ha messo in moto tutti i sistemi funzionali alla società, producendo le convenzioni che le fanno da guida. La ripartizione del tempo è una di queste convenzioni.
La raffigurazione della realtà è anch’essa una convenzione, non è la realtà vera, così come non lo sono i numeri, le parole, le note, le leggi e le carte geografiche.
Con uguale finalità, riguardo al tempo sono stati stabiliti i minuti, le ore, i giorni, i mesi e gli anni. Così come per lo spazio i centimetri, i metri e i chilometri. Tutte queste sono convenzioni.
La stessa grammatica, attraverso il verbo, divide il tempo in passato, presente e futuro. Ciò dimostra quanto la nostra forma mentis sia indissolubilmente legata a una convenzione atavica che deriva dall’esperienza diretta dell’alternarsi del giorno e della notte, della nascita e della morte, delle stagioni della vita.
L’arte ha usato le facoltà immaginative della mente anche per creare gli strumenti e i materiali utilizzati in ogni ambito della società umana. Vediamo ad esempio come la rappresentazione di un guerriero a cavallo da porre al centro di una piazza venisse realizzata con lo stesso bronzo e con lo stesso metodo di fusione necessari a fabbricare i mortai per la guerra.
Guerra e arte necessitavano della stessa techne.
La tecnicizzazione di ogni momento da parte degli umani ha reso una convenzione il loro intero modo di pensare e di agire.
Nel Quadro specchiante non abbiamo soltanto la fotografia ovvero la techne, il mezzo convenzionale, ma abbiamo anche l’intuizione percettiva del tempo, colto nel suo diretto manifestarsi.
A questo riguardo, esaminiamo ancora l’opera specchiante nei suoi due elementi: fotografia e specchio.
L’immagine fotografica porta con sé la convenzione storica della raffigurazione di cui ho appena parlato, mentre lo specchio riflette l’istantaneità del presente nel suo folgorante apparire. La mia apparizione nello specchio non permane, è istantanea. Ogni immagine nasce e muore continuamente. C’era, c’è e non c’è più.
Nella realtà della vita, come nello specchio, si nasce e si muore a ogni istante. Ma noi continuiamo a vederci nello specchio. Perché questo accade?
Perché continuiamo a vivere e non moriamo nell’attimo del rispecchiamento?
Ciò accade per il funzionamento delle reazioni elettrochimiche, fisiche, biologiche della materia di cui siamo fatti. Questo è l’andamento fenomenologico della natura. Gli uomini hanno creato una metodologia parallela alla fenomenologia della natura per organizzare tutte le azioni che possono compiere. Si sono distinti man mano dal mondo naturale fino a vivere ormai in un mondo parallelo, interamente artificiale, in cui l’intesa fra le persone è quasi esclusivamente basata sulla convenzione.