La formula della creazione di Michelangelo Pistoletto #3 – Quadri specchianti, cinema e fotografia
Alla (ri)scoperta dell'ultimo libro del maestro con un focus sul capitolo "Dentro lo specchio": proponiamo, in un viaggio editoriale a tappe, alcuni estratti del volume edito da Cittadellarte e curato da Chiara Belliti e Ruggero Poi. Questa terza puntata è dedicata al passo "Un film in diretta". "Il Quadro specchiante - ha scritto Pistoletto - è un film del presente visto in diretta”.

La fotografia unita al movimento delle immagini specchiate fa immediatamente pensare a un altro mezzo tecnico, la cinematografia, e anche questo è un argomento che ci conduce a significative considerazioni.
Se fotografiamo un Quadro specchiante, vediamo che l’immagine fissata e le immagini riflesse si compongono in un’unica fotografia.
Nel quadro vero e proprio, invece, la composizione cambia a ogni istante.
Così, non è difficile constatare che in esso le figure in movimento, per l’effetto di connessione col fotogramma fisso, appaiono esse stesse come potenziali fotogrammi.
La fluidità ininterrotta del riflesso si spezzetta così in una sequenza di quadri fotografici. In termini cinematografici, il fotogramma fissato è un “fermo immagine”. Quello stesso fotogramma viene coinvolto nelle immagini riflesse che lo trasportano nella sequenza di fotogrammi in movimento, come fosse parte di un film.
Il Quadro specchiante è dunque un film del presente visto in diretta.

La proiezione cinematografica scorre alla velocità di ventiquattro fotogrammi al secondo, necessari a farci percepire come naturale il movimento delle immagini che scorrono nel film. Questo in quanto la sequenza dei fotogrammi viaggia alla velocità che l’occhio percepisce nella realtà.
Ciò vuol dire che il rapporto tra il nostro occhio e il nostro cervello è compatibile con tutto quello che, così come nello specchio e nella pellicola, scorre alla stessa velocità.
Esistono oggi nuovi sistemi di ripresa, come il video o il digitale, ma la sequenza di fotogrammi su pellicola permette di contare la frequenza ottica degli istanti, aventi la durata di un ventiquattresimo di secondo, permanenza che permette alla macchina fotografica, come alla cinepresa, di cogliere un’immagine da fissare sullo specchio.

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L’estratto è stato pubblicato anche nel magazine di Accademia Unidee.