Quando il binomio di arte e sostenibilità riceve attenzione mediatica: dopo i recenti servizi di Sky e del TgR Sicilia, Michelangelo Pistoletto è stato ospite di Uno Mattina, che, giovedì scorso, ha proposto una diretta con protagonista il maestro biellese. Al centro del servizio figurava l’ultima installazione del maestro nel porto di Catania, un Terzo Paradiso – realizzato in collaborazione con la Fondazione OELLE – composto interamente da rifiuti plastici raccolti dal mare. Come scritto in un nostro precedente articolo, la raccolta e la creazione dell’opera (lunga circa 20 metri) hanno visto il coinvolgimento attivo di cittadini, associazioni, istituzioni e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Per mettere in luce il dietro le quinte dell’installazione e per spiegarne i significati, i cronisti di Uno Mattina, rotocalco televisivo realizzato in collaborazione con il TG1, hanno proposto un’intervista all’artista biellese. Ripercorriamo quindi il servizio, trasmesso in collegamento da Cittadellarte dalle 7.10: “Tantissima plastica – ha esordito la giornalista in riferimento all’installazione – che il maestro Pistoletto ha voluto utilizzare, ma rendendola arte come allarme di una consapevolezza collettiva. Maestro, perché ha deciso di fare questa installazione?”
“L’opera – ha specificato Pistoletto – è stata decisa e voluta dai catanesi, in combinazione e connessione con l’Accademia di Belle Arti, che, con gli artisti, si è occupata di questo fenomeno che ormai diventa preoccupante per l’intera unanità. Quindi l’arte stessa assume una responsabilità che comunica al mondo”. Il maestro si è poi soffermato sul Terzo Paradiso: “Quello che ho disegnato – ha argomentato – è un simbolo di tre cerchi che rappresentano, nel cerchio di sinistra e di destra, tutte le opposizioni e contrapposizioni, come per esempio quella tra natura e artificio. Noi, oggi, abbiamo creato un mondo artificiale che sta inficiando completamente e deteriorizzando la natura: quindi nel cerchio centrale dobbiamo far nascere questa nuova visione e capacità di sopravvivenza della società. Questo è il simbolo della sostenibilità”.
I cronisti in studio hanno continuato il confronto proponendo un parallelismo: “Gli artisti rinascimentali andavano a Catania per prendere il marmo. Lei si è affacciato in quel mare per trovare la materia prima per l’opera…”
“I giovani studenti d’arte insieme alla Marina e ai pescatori – ha replicato Pistoletto – si sono dedicati alla raccolta della plastica per poter realizzare questa installazione, che non è solo dedicata a Catania, ma al mondo. È un simbolo che diventa la bandiera della sostenibilità. Il fatto che più soggetti abbiano collaborato per creare questo simbolo vuol dire dare un forte significato alla necessità di assumere responsabilità, tutti insieme, su questo pianeta. A Catania si è fatta questa dichiarazione”.