La ‘G’ dovrebbe stare per Grandi della Terra.
Chi sono questi grandi?
Siamo sicuri siano della Terra?
A giudicare da come parlano, durante questi mesi, sembrano alieni di passaggio: niente paura, ansia e paranoia – afferma Cuomo dalla New York delle fosse comuni per i poveri -, ma amore, tanto tanto amore! La regina Elisabetta fa fede sul coraggio che contraddistingue i nuovi britannici… sì quello di tirarsi fuori dall’Europa (ma, perché, ci sono mai entrati?). Trump fa parlare Fauci, ma lo contraddice, affermando che la mascherina è un’idiozia, per poi minacciarlo di sospenderlo dal suo incarico. Bolsonaro è bi o tri-polare.
Vogliamo continuare?
Ma, dico, c’è qualcuno capace di smetterla con la dura o morbida retorica?
Ci manca soltanto la guerra fredda!
Compassione per guarire?
L’amore vince?
Ma che c’entrano con quello che è successo e che accadrà ancora?
Forse sarebbe il caso di organizzare il P8 o il P20, dove la ‘P’ indichi i ‘piccoli’ o i poveri o meno abbienti, popoli e persone, e dal loro confronto ripartire, tracciando le linee di nuovo sistema di regolamentazione globale, fondato sul minimo comun denominatore dei servizi base per tutti, quei servizi che non ledano o minaccino la semplice dignità dell’essere umani. Non più il “si salvi chi può”(chi ha il respiratore, per intendersi, o l’assicurazione): non c’è differenza tra l’avere un numero sul braccio o sapere di avere una data di scadenza!
Gli esperti, quelli che finora ci hanno condotto allo sbando, diranno subito che è una follia. Che l’economia è altra storia. Ma cos’è l’economia? Cos’è il progresso? Entrambi dovrebbero trattare di vantaggi dall’uso di risorse, di attività tese al minimo sacrificio, della condivisione di benefici in termini di adeguamento dello stato sociale.
Se i risultati della nostra mancata evoluzione sono quelli che abbiamo davanti, anzi, quelli in cui ci troviamo ad annaspare, non sarebbe il caso di rivalutare le priorità insindacabili e le modalità di scelta dei nostri rappresentanti? Amore, coraggio, speranza, volontà. È arrivato il momento di tornare a parlare di doveri, spiegando alle masse, come ai singoli, il valore della somma degli 1: non più 0,8 o 0,9, ma almeno 1, per cominciare.
Farò degli esempi, per farmi intendere.
Perché non prendere, ad esempio, la giornata come stile di vita di riferimento?
La mattina, a pranzo e a cena, per la maggior parte delle persone, si deve o ci si vuole alimentare?
La notte si deve o si vuole dormire?
Se non mangi, non assumi forza e non bruci calorie; se non dormi, non ti reggi in piedi.
Quindi devi! Te lo impone la logica o il buon senso? Fino a quanto sei libero di scegliere?
È una semplice ‘coercizione’ naturale e quotidiana, ma legata alla disciplina delle buone abitudini.
Ecco che ‘la forza dell’abitudine’ deve diventare il segreto dell’attitudine.
Impariamo dalla natura: un fiume decide di scendere a valle dalle montagne? Una nuvola decide di essere spostata dal vento? Un albero decide di andare verso l’alto? E di produrre ossigeno? E di assorbire le polveri e l’anidride carbonica? Il nostro ossigeno!
Cosa produciamo realmente noi? Cosa restituiamo? Cosa lasciamo del nostro passaggio?
Ecco che potrebbe essere fondata l’Economia del Tempo!
Quanti minuti della giornata puoi offrire? Quanto del tuo tempo dedichi ad altro che non sia te?
O che non sia necessariamente di tua soddisfazione narcisistica?
Riesci a condividere o a dare, senza aspettarti un ritorno?
La natura lo fa regolarmente, fino a che non muori e torni ad essa: sta a noi aggiungere e non sottrarre.
Quanta gente muore per cause naturali? Quanta per guerre, malattie, fame, indifferenza?
Questo dovrebbe essere uno degli indici della Borsa Della Vita!
Se non si impara che, prima o poi, qualcosa si deve restituire, ed è meglio cominciare da subito,
si diventa vecchi, stanchi, sordi e fraccomodi, in altre parole inutili.
Ecco un altro indice: l’utilità.
E più si aggiungono indici e riferimenti, più la valuta sbiadisce di fronte ai valori e il prodotto torna somma di 1 + 1.
Noi e la natura facciamo 3.