“I nostri Beni sono chiusi, ma li portiamo a casa vostra”: a partire da questo slogan si articola una nuova iniziativa del FAI, intitolata #ItaliaMiPiaci e ideata proprio per proporre i patrimoni italiani in chiave virtuale, ovviando alle criticità e alle chiusure date dalle norme di contenimento del contagio da Covid-19. La pandemia, così, non ferma la cultura, ma ne reinventa la modalità di fruizione, ossia online, almeno finché le condizioni sanitarie non lo consentiranno. È così possibile viaggiare, dal proprio smartphone o pc, alla scoperta delle meraviglie artistico-culturali della nostra penisola. “Mai come quest’anno – viene spiegato nella pagina web dell’iniziativa – ci sono luoghi che al solo pensiero fanno battere il nostro cuore. Durante i giorni di isolamento li abbiamo ricordati e desiderati da lontano. I 45 anni del FAI sono i capitoli di un’unica storia di ricongiungimento, quello tra gli italiani e il patrimonio d’arte e natura che appartiene loro. Un’unione che nasce dalla passione, ma che solo una cura attenta e quotidiana può rendere stabile e feconda. #ItaliaMiPiaci riparte proprio dalla bellezza del nostro patrimonio e dei nostri Beni, un percorso che ci accompagna in quei luoghi tanto sognati… perché il nostro Paese ci piace da impazzire”.
#ItaliaMiPiaci si ramifica in differenti rubriche, come Passaparola: l’iniziativa è costruita come un passaggio di parole chiave tra i responsabili dei beni del FAI, che vanno poi, ciascuno, a condividere e raccontare aneddoti e peculiarità del proprio patrimonio di riferimento partendo dal termine chiave suggerito da un altro addetto ai lavori. In questo contesto, Passaparola ha fatto tappa anche al Bosco di San Francesco – acquistato dal FAI grazie alla donazione di Intesa San Paolo nel 2008 – ed è stato proposto, sui canali social del Fondo Ambiente Italiano, un filmato curato da Laura Cucchia, Responsabile del Bene FAI ai piedi della basilica di Assisi.
Il video s’intitolato Il paradiso e l’inferno al bosco di San Francesco: “C’è un motivo molto particolare – racconta Cucchia – che lega la parola inferno a questo luogo di pace. Il colle dove sorge la basilica di San Francesco era denominato colle dell’inferno, poiché si presentava con versanti rocciosi e precipiti nella valle del torrente Tescio, ‘infernus’ appunto. Inoltre, la spianata sulla cima del colle era il luogo dove nel Medioevo venivano eseguite le condanne a morte, un luogo infernale quindi. Quando alla morte di Francesco i frati chiesero di poter costruire la chiesa che avrebbe ospitato le spoglie del santo, la città di Assisi offrì il Colle dell’Inferno, che prese il nome di Colle del Paradiso appena iniziarono i lavori di edificazione della basilica. Dalla basilica, il sentiero il sentiero in discesa che attraversa il Bosco di San Francesco conduce nella valle e ad un altro paradiso”.
Nel filmato vengono poi mostrate la torre medievale Annamaria e l’opera di Michelangelo Pistoletto raffigurante il Terzo Paradiso: “Si tratta di un’installazione viva costituita da 121 piante di ulivo disposte a doppio filare a formare tre cerchi fra loro tangenti. L’opera – ha concluso la responsabile – rappresenta, nella visione del maestro Pistoletto, l’auspicio di un ritrovato e rinnovato equilibrio tra uomo e natura“. L’opera di land art è infatti un uliveto unico al mondo: tracciato su un’area di 90 x 35 metri – per un totale di oltre 3mila metri quadrati – ha un disegno a tre cerchi che ricorda e rilegge il simbolo dell’infinito ed costituito dallo sviluppo di un doppio filare degli ulivi, ciascuno alto circa 3 metri e con una fronda di 2 metri e mezzo. Nel centro del Terzo Paradiso è presente un’asta d’acciaio dell’altezza di sei metri a significare l’unione tra cielo e acqua, che si trova nel sottosuolo.