Continua la nostra intervista a ‘episodi’ a Tiziana De Tora e Marco Papa, che hanno pedalato per 1233 km per diffondere i principi del simbolo trinamico di Michelangelo Pistoletto e portare la sostenibilità nei luoghi in cui si fermavano ispirandosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per comporre il mosaico della loro avventura, ne stiamo mettendo in luce ogni parte in una serie di articoli che vi stiamo proponendo settimanalmente sul nostro Journal. Pronti a scoprire nuovi dettagli della loro storia? Ecco l’ottava puntata!
Oltre 1200 chilometri di pedalate, una prova degna di sportivi professionisti. Qual è stato lo stimolo più grande che vi ha dato l’energia per andare oltre la fatica?
È da sempre affascinante, nell’uomo, l’antico istinto di accorciare le distanze, spostarsi, scoprire nuovi luoghi, uscire dal proprio percorso, perdersi in uno stato di abbandono al nuovo e all’inaspettato. Noi, da quando ci conosciamo, abbiamo deciso di sperimentare il senso della ‘coppia-motore’, attraverso dei viaggi che potessero arricchirci di una cultura umana allargata. Il tempo, di solito, incide sulla distanza percorribile: eravamo partiti con l’idea di coprire 1200 km, ma la bicicletta è galeotta: quando inizi a pedalare, ti viene voglia di non scendere mai dalla sella. Alla fine, abbiamo fatto i conti e la distanza è stata quasi il doppio!
Il paesaggio che cambia, la natura che rappresenta se stessa in cornici climatiche sempre differenti, l’impossibilità effettiva di fare lo stesso tragitto, sono stati tutti fattori di stimolo affinché la fatica non prendesse il sopravvento sulla volontà di scoperta. La pioggia ti aiuta quando fa troppo caldo, il sole ti scalda quando fa freddo, il mare ti dà il senso dell’infinito, il lago quello della protezione, il fiume quello della vita, il cielo quello dell’attesa. Tutti i giorni e tutto il giorno, tutto è differente, cambia, compreso te!
È un aggiornamento continuo della tua memoria, delle tue emozioni, dei tuoi sensi: non stare fermo ti chiede un continuo ‘sforzo’ di evoluzione, col conseguente allargamento delle tue prospettive e di quello che chiamano il ‘terzo occhio’, la capacità, cioè, di vedere oltre se stessi e la propria dimensione e quella ridicola predisposizione all’esclusività del benessere. Fare un viaggio insieme significa condividere tutto: stanchezza, timori, paure, gioie, lacrime, freddo, passione, forza, goliardia, amore, istinto, intuito, dispetto, rispetto, domande, incognite e imprevisti. Lo scopo del nostro viaggio è quello di spingere i coraggiosi a tornare a sognare! Cambiare le cose chiede degli sforzi e l’allenamento a farlo è fondamentale. Il viaggio in bicicletta ti dona ritmo e costanza.