(Dedans)
Dentro
C’è un lungo faticoso costruirsi delle cose.
Io sono nato, senza fatica.
Guardare non è doloroso.
Guardare è un senso ma, è prodotto dalle cose.
Possedere i sensi non è doloroso.
Perciò non si possiedono i sensi, i sensi
non sono miei ma delle cose.
Io ho un solo senso: La fatica.
Questo unico senso mi fa riconoscere
il lungo faticoso costruirsi delle cose.
Questa fatica è “Dentro” all’invisibile
e all’insensibile.
Pistoletto, 1987
–
Dentro.
Dentro allo specchio.
Dentro allo specchio ci sono io, ci siamo noi. Dove, quando?
Siamo dentro allo specchio quando siamo qui e quando siamo là.
Io mi vedo, o forse non mi vedo, mentre tu vedi me nello specchio.
Però non ci siano soltanto noi o chi è qui di fronte
ora, chi è distante è pure dentro allo specchio. Anzi noi siamo
dentro allo specchio anche quando esso non è qui davanti a noi.
Nessuna cosa sfugge allo specchio. Il grande spazio è nello
specchio, il tempo (intero) è già nello specchio e lo spazio ha
la dimensione del tempo.
Lo specchio è in fondo al pozzo e lo possiamo vedere, ma forse
è anche sotto ai mobili di casa, dentro agli alberi, o dietro
alla nostra testa dove non possiamo vederlo: sei tu che da
dietro mi guardi anche senza che io lo sappia?
Gli occhi sono specchi, la mente è lo specchio degli occhi e le
azioni sono lo specchio della mente.
Ora che lo specchio è venuto alla luce dell’Arte vediamo dentro
alla storia, la storia brillante e sfavillante nello spessore
dello specchio e la vita che l’Arte in questo spessore
riflette. I Sumeri usciti dallo specchio sono tornati con gli
Egiziani, i Greci, gli Arabi e i Romani dentro allo specchio,
posati sul fondo oro dei Bizantini, cancellati dagli
iconoclasti e ridisegnati dalla prospettiva del progresso
occidentale, alla fine troncata dal cumulo di detriti del
consumismo consumato.
In questo specchio l’ordine della Venere attraversa lo sguardo
nella perfetta armonia mentre l’usura del costume smembra,
disintegra e trasforma ogni immagine. La coscienza percepisce
l’inesorabile assoluto nella relatività esistenziale, moto
perpetuo dello specchio che viene senza posa alla sua propria
superficie.
Agosto 1987