Consideriamo il Quadro specchiante una vera e propria macchina che ci trasporta nella quarta dimensione. Partiamo dunque dagli elementi basilari che ne costituiscono il funzionamento. Conoscerne il meccanismo ci permette di governare, come astronauti, il viaggio nello spazio-tempo.
Primo: partiamo dal fotogramma fissato sullo specchio. La fotografia blocca un attimo della vita che scorre riflessa sulla superficie specchiante.
Secondo: lo spettatore, essendo compreso nell’opera, attiva il fenomeno combinatorio fra l’immagine fotografica (di persone o di un qualsiasi altro corpo fisico) fissata sullo specchio e tutto ciò che nello specchio è riflesso.
Terzo: nella porzione di spazio in cui l’immagine è fissata, la lamina specchiante perde la sua specularità, ma la fotografia dà significato artistico all’intera realtà specchiata, portando con sé la tradizione pittorica.
Quarto: tra l’immagine fotografica fissata e l’incessante mutamento delle immagini riflesse nello specchio si crea un contrasto estremo che innesca nella mente di chi guarda tutte le connessioni possibili; vuoto e pieno, statico e dinamico, positivo e negativo, nulla e tutto, natura e artificio, sempre e mai, relativo e assoluto.
Qui è necessario notare come l’uso della fotografia sia indispensabile per fermare tecnicamente un istante del tempo. L’immagine dipinta a mano sulla superficie specchiante, anche se massimamente realistica, non avrebbe mai potuto assolvere al compito che invece è proprio della macchina fotografica, quello di riprodurre e fissare istantaneamente ciò che ha di fronte.