Proseguo ora la mia indagine del “tempo” attraverso la lettura della “materia”. Applicando alla lamina specchiante l’immagine fotografica, io fisso una materia. Questa materia vive di una sua vita fisica contemporaneamente a un’altra vita fisica, quella dell’acciaio inossidabile. La possibilità di misurare la temporalità della materia fissata sulla superficie specchiante dipende dalla ricerca fisica che porta a definire la durata di qualsiasi altra materia. Ad esempio, possiamo datare con certezza il sarcofago ligneo che accoglie le spoglie del Faraone Tutankhamon attraverso il decadimento radioattivo del carbonio-14, il quale avviene dal momento in cui l’albero da cui è ricavato diviene legno lavorato. Nel legno del sarcofago il carbonio è decaduto, ma non deceduto, perché si è via via trasformato in altre sostanze.
Quando si sarà totalmente esaurito nel legno, sarà già divenuto altro. Questa trasformazione avviene anche per i materiali inorganici e, più in generale, per tutta la materia esistente.
Attraverso la ricerca chimica si è stabilita scientificamente una misurazione temporale che convenzionalmente chiamiamo memoria. Abbiamo infatti l’esatta memoria di ciò che accadeva in Egitto 3335 anni fa.
Allo stesso modo, si potranno misurare le materie che compongono il Quadro specchiante e avere memoria del momento in cui è nata l’opera.
Quindi so già che le immagini fotografiche e il fondo specchiante, essendo di materiali diversi, avranno una diversa permanenza. La loro massima identità temporale esiste nel momento in cui si realizza l’opera.
In seguito, i differenti materiali andranno ciascuno verso il proprio deterioramento. E già possiamo dire che quello dell’immagine fissata nello specchio avrà vita più breve dell’acciaio inox specchiante.
Tuttavia, la memoria di quel momento è già comunque visibile nell’opera stessa, in quanto ne è parte addirittura costituente. La fotografia bloccata sulla superficie specchiante è memoria di un preciso istante che rimarrà impresso in ogni presente a venire finché i materiali non saranno dissolti, ma finché essi dureranno ci riporteranno sempre al momento iniziale fissato sullo specchio. La memoria del Quadro specchiante funziona per l’occhio e la mente dell’essere umano così come per la scienza funziona l’indagine nella sostanza della materia. È con la scienza che arriviamo a riconoscere la memoria insita nella natura universale. Infatti possiamo scientificamente ripercorrere lo sviluppo dell’universo fino alla sua origine attraverso la radiazione cosmica che si estende a partire dal Big Bang iniziale, dunque averne memoria. Il Quadro specchiante contiene visibilmente, in sé, questa fenomenologia cosmica.
È importante considerare quanto ho detto anche attraverso l’opera Autoritratto di Stelle, in cui si percepisce come la mia persona possa riconoscersi nell’estensione delle galassie, così come le galassie possono riconoscersi nelle dimensioni della mia persona. Ho tutto l’universo dentro di me.
Ho fatto quest’opera come autoritratto, ma avrei potuto riferirla a qualsiasi altro corpo esistente. Infatti dall’origine dell’universo avviene un continuo trasformarsi della materia che troviamo ricombinato dentro di noi e in ogni cosa che ci circonda.