Annunciato nel gennaio del 1989 sull’invito di una sua mostra personale a Perugia, Anno Bianco è un “continente di tempo”. Concepito “come un quadro specchiante pronto a ricevere le immagini di domani” o “pagine bianche di un giornale” aperto agli avvenimenti esterni. In tal senso vanno intese le grandi lastre di gesso e marmo bianche esposte in diversi luoghi nel corso dell’anno. La corrispondenza visiva tra le immagini rese celebri dai media dei due eventi più significativi di quest’anno – la gente festante sul Muro di Berlino e la statua eretta durante la rivolta di Piazza Tienamment a Pechino – con due opere di Pistoletto – lo spettacolo Anno Uno (1981) e la scultura Dietrofront (1981) – costituirà un motivo che verrà presentato in più occasioni, a partire dalla mostra retrospettiva di Pistoletto presso la Galleria d’Arte moderna di Roma del 1990. Si rimanda per una ricostruzione dell’intera operazione alla pubblicazione Michelangelo Pistoletto-Anno Bianco, curata da Bruno Corà ed edita da AEIOU di Roma nel 1990.
Lettera a Bruno Corà
dicembre 1988
La galleria è un cubo bianco
Sul muro di fronte all’ingresso sta appoggiato il lavoro intitolato Porta (1978-1988): uno specchio di cm 300×200 contornato sui due lati verticali e sul lato superiore da una spessa cornice di legno color naturale.
Un secondo lavoro è composto da due specchi triangolari che si fronteggiano, posati rispettivamente alle pareti di sinistra e di destra. I due specchi sono stati ricavati tagliando diagonalmente uno specchio della stessa dimensione di Porta. Allo stesso modo è stata tagliata la cornice di legno color naturale che circondava, sui quattro lati, lo specchio originario. II lavoro si intitola Divisione diagonale (1978-1988). All’esterno della galleria è situato un terzo lavoro. Anzi questo è il primo che si incontra venendo da Via Brentano per raggiungere la galleria. Si tratta di un grande manifesto murale di cm 400×700 circa che, posto tra le pubblicità stradali esibisce la dicitura “Anno Bianco” scritta in nero su fondo bianco. Questo è un lavoro chiaramente dimensionato nel tempo: nasce a gennaio sotto forma di annuncio per una mostra alla galleria Opera di Perugia.
Cartoncino di invito alla mostra personale “Anno Bianco”,
gennaio 1989
OPERA, Perugia, gennaio 1989
Anno Bianco in quell’occasione era come un seme (che contiene in se l’intero albero), infatti da quel momento prendono forma e si articolano in fasi successive le diverse parti di un corpo che si estende sviluppandosi.
I bianchi rilievi di gesso mostrati alla galleria di Jay Gorney a New York in febbraio e quelli fatti per il museo di Capodimonte a Napoli in marzo erano contenuti in quel seme. Ed anche le situazioni esterne alle mie dirette realizzazioni, cioè gli avvenimenti del mondo, erano, in embrione, già destinati ad essere parte dell’opera. Così come un quadro specchiante è pronto a ricevere le immagini di domani. Tornando al manifesto dell’Anno Bianco, esso è ben visibile anche dall’interno della galleria Persano, attraverso la finestra aperta. La sua presenza partecipa inoltre alla visione dei rimandi speculari che alimentano la complessità dei lavori esposti. Varcando la soglia, cioè entrando nella galleria-cubo e guardando il lavoro Porta ci accorgiamo che esso riporta la parola “Bianco” (nel rispecchiamento) centrata oltre la finestra che immette lo sguardo sulla strada che sta alle nostre spalle. Se tradizionalmente si vedeva l’Arte come una finestra sul mondo, ora lo specchio riversa la prospettiva all’indietro e diventa la “Porta sul mondo” indicando in ogni passo una diversa triangolazione di rapporti: spaziali, temporali, fisici e mentali che moltiplicano le prospettive.
Rilievo orizzontale
febbraio 1989
Gesso, cm 180 x 400 x 4
Opera esposta alla mostra personale “Anno Bianco”,
Jay Gorney Modern Art, New York, febbraio 1989
Foto: A. Marcopoulos
I due specchi laterali, ricavati da un unico specchio, sono allo stesso tempo divisione e moltiplicazione. Nella rete di rispecchiamenti essi si trovano ad avere contemporaneamente sia la medesima che 1’opposta direzione e forma. Non soltanto, ma guardando in uno dei due specchi triangolari vediamo allineati, uno dentro 1’altro, i quattro lavori esposti come se fossero uno solo. E un’infilata di porte, di stanze, di finestre, di forme, di segni, di parole, di interni e di esterni.
Tutto questo avviene in uno scambio naturale tra il lavoro e il luogo della mostra.
(Pubblicato in occasione della mostra “Anno Bianco”, Galleria Giorgio Persano, Milano 1989)
Sette rilievi
marzo 1989
Gesso, sette elementi, ciascuno cm 186 x 290 x 5
Opera esposta alla mostra personale “Sette rilievi”, Museo Capodimonte, Napoli, marzo 1989
Foto: M. Jodice
Anno Bianco
Anno Bianco è un lavoro che ha la dimensione del tempo.
Cos’è la dimensione del tempo? Non è la bidimensionalità del quadro, non è la tridimensionalità della scultura e nemmeno la spazialità dell’ambiente. La dimensione “tempo” è diversa dalle altre e comprende in sé anche le altre.
Anno Bianco non è contenibile negli schemi entro cui tuttora si considera l’arte, anche come fuoriuscita dai limiti della cornice, perché oltre ad essere multimediale è multidimensionale ed incorpora, tra i punti fermi del lavoro, il procedere degli accadimenti e il prodursi dei fatti esterni. Anno Bianco pur essendo oggetto, concetto e progetto è anche il vuoto che dilata l’interno dell’oggetto, del concetto e del progetto facendo emergere la dinamica complessa del tempo, la quale crea ed annulla a sua volta le distanze.
Rilievi di taglio
aprile 1989
Tela su legno compensato, quattro elementi, ciascuno cm 250 x 180
Opera esposta alla mostra collettiva “Open Mind”,
Museum van Hedendaagse Kunst, Gent, aprile 1989
Foto: A. Maranzano
Anno Bianco, come il tempo, non e riducibile ad un’unica configurazione. Tutto il mio lavoro si articola nella diversità e nella mobilità, cioè non si afferma mai esclusivamente in un prodotto. Anzi si manifesta nei più diversi modi spaccando il fulcro immobile del prodotto.
Ventinove anni fa nasceva la prima “tela specchiante”.
Essa trasformava l’opacità statica della pittura in un pigmento speculare che rifletteva il mutamento e la molteplicità delle cose. Lo spettatore si vedeva direttamente all’interno del quadro (specchiante) diventando protagonista nell’incessante fuga del tempo. Gli Oggetti in meno (1965-66) erano un lungo passo dentro ai Quadri specchianti. Quel lavoro ribaltava la verticalità della tela dipinta nella percorribilità dell’opera.
Cartellone stradale
maggio 1989
Opera esposta all’esterno della Galleria Persano, Milano, maggio 1989
Foto: S. Licitra
Faccio un esempio: Guernica di Picasso è una grande tela che ha rinnovato i segni e le figure sul fondo piatto di una dimensione spaziale conclusa con la fine della “prospettiva”. In Guernica non c’è ancora la dimensione del tempo, perché non c’è alcuna distanza che separi le forme (mentre il disegno le unisce).
Gli Oggetti in meno estesi orizzontalmente, producono in ogni forma (sia bidimensionale che tridimensionale) un avvenimento diverso, e tra le forme differenti tra loro, si muove lo spettatore percorrendo fisicamente la distanza di tempo che separa ogni momento formativo.
Porta (1978-1988)
maggio 1989
Legno e specchio, cm 330 x 230
Opera esposta alla mostra personale “Anno Bianco”, Galleria Persano, Milano, maggio 1989
Foto: P. Pellion
La Pietra miliare, recante l’incisione “1967”, esposta nello stesso anno al centra della galleria, testimonia la sostituzione del segno-tempo al segno-spazio. In seguito vengono Le stanze che sono dodici mostre in un anno (una ogni mese) in un’unica galleria: ottobre 1975-settembre 1976. Subito dopo nascono Cento mostre nel mese di ottobre 1976 e nel 1985 si apre la Quarta generazione. I termini di tempo sono evidentemente intrinseci al modo operativo che porta ad Anno Bianco, ma con distinte risoluzioni sostanziali per ciascun capitolo del lavoro. Le stanze, ad esempio, portavano il processo all’interno di una struttura architettonica ben definita, mentre Anno Bianco non solo si muove in luoghi espositivi di diversi paesi, ma anche comprende gli avvenimenti che si sviluppano nel mondo fuori dai luoghi dell’arte. L’annuncio Anno Bianco, è apparso, in forma di invito nel gennaio 1989 a proposito di una mostra fatta al centra di cultura Opera di Perugia.
Il grande gesso, 1989
settembre 1989
Pistoletto durante la realizzazione dell’opera Il grande gesso,
esposta nella mostra personale “Anno Bianco”, Galerie Xavier, Bruxelles, settembre 1989
Foto: D. Gysels
Questo invito-annuncio era dichiaratamente inteso come un seme: il seme contiene l’intero albero anche se esso non e ancora visibile.
Cosi l’annuncio Anno Bianco conteneva l’intero anno ancor prima che si fosse rivelato nella sua estensione. II lavoro si è formato in diverse tappe espositive intese esplicitamente come specchio degli avvenimenti nel “mondo” durante l’arco dell’anno. Sia i fatti esterni che quelli interni al prodotto fisico in mostra, venivano a far parte del lavoro. Come un quadro specchiante riflette il luogo in cui e posto così Anno Bianco riflette l’anno in cui è posto. La crescita dell’anno si è rivelata giorno per giorno, mese dopo mese, con una serie di gessi e marmi bianchi, con annunci che sono apparsi attraverso vari mezzi d’informazione, con dodici mostre di diverso carattere singolo, tutti fatti proposti come pietre testimoniali all’interno di questo 1989 che ora vediamo per intero.
Torino, gennaio 1990
(originariamente pubblicato in “Anno Bianco”, a cura di Michelangelo Pistoletto e Bruno Corà, Edizioni A.E.I.O.U., Roma, 1990)