Michelangelo Pistoletto, il direttore di Cittadellarte Paolo Naldini e oltre 70 ambasciatori Rebirth con il loro coordinatore Saverio Teruzzi: ecco alcuni dei protagonisti dell’incontro annuale degli ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso andato in scena a Pistoia. Come scritto in un nostro precedente articolo, domenica 1 ottobre si è tenuto l’incontro che ha visto la demopraxia come filo rosso della giornata. Qual è stato lo scopo dell’appuntamento? Lo stesso Paolo Naldini lo ha esplicato introducendo il meeting. “Ci sono due obiettivi – ha spiegato il direttore di Cittadellarte – che si interconnettono. Il primo è l’incontro tra ambasciatori, che può avvenire sia informalmente sia attraverso i tavoli di lavoro, dove tutti hanno l’occasione di raccontarsi e conoscersi. Il secondo è rispondere alla domanda ‘Come possono funzionare e come articolare i cantieri della demopraxia?”.
“Nonostante le difficoltà di mettere in rete le ambasciate – ha continuato Saverio Teruzzi – è gratificante vedere le collaborazioni che stanno nascendo tra queste. Le risposte positive arrivano anche dai numeri: quest’anno sono stati organizzati più di 800 eventi che hanno coinvolto in maniera consapevole oltre 2 milioni di persone. Questa consapevolezza all’interno dei progetti è fondamentale, perché chi vi aderisce attivamente è conscio dei significati del simbolo”. Dopo i primi interventi della giornata, Michelangelo Pistoletto, insieme all’ambasciatrice di Pistoia Chiara Belliti, ha presentato il suo nuovo libro o, più esattamente, l’ultimo manifesto “Ominiteismo e Demopraxia”. Si tratta di un bis: l’artista biellese ha guidato un viaggio tra i capitoli del libro anche il giorno precedente al Palazzo dei Vescovi di Pistoia (come scritto in un nostro precedente articolo). Dalla nuova opera del maestro al Terzo Paradiso: Laura Salas, ambasciatrice dell’Avana, ha presentato la terza edizione del Forum di Cuba.
Dopo gli interventi i partecipanti sono passati alla pratica con l’inizio dei tavoli di lavoro. In questo contesto è emersa la necessità di dialogo tra gli ambasciatori, in un confronto che ha permesso di mettere in luce i significati delle attività delle rispettive ambasciate analizzandone limiti e problematiche. Tutti hanno così potuto beneficiare, grazie alla plenaria, di suggerimenti e possibili soluzioni da parte degli altri presenti.
Nel pomeriggio i responsabili di ciascun tavolo hanno esposto agli altri ambasciatori i temi e l’oggetto dei loro confronti.
L’esposizione del primo tavolo ha avuto la facilitatrice Michela Querci, coordinatrice di attività di inclusione sociale e psicologa di Arkè, come portavoce: “Abbiamo discusso sul futuro del Terzo Paradiso come comunità, dando un titolo-sintesi di quanto emerso, che è ‘Conve(i)nzione‘. Questa va intesa come una convenzione tra ambasciatori e ambasciate per mettere a sistema le metodologie, il lavoro fatto e quanto si poteva fare. Abbiamo trattato istanze pratiche e riflettuto che sarebbe utile avere un luogo (fisico o virtuale) dove mettere in comune le conoscenze tra le varie ambasciate. Nei discorsi è emerso che c’è la necessità di estrapolare esempi virtuosi ma anche gli errori da non ripetere”.
Al primo intervento è seguito quello di Maurizio Federici, coordinatore di alcuni laboratori di educazione al lavoro di Arkè: “Il titolo che abbiamo dato al nostro dibattito è ‘Sistematicità‘, perché, affinché un cantiere possa ampliarsi, bisogna mettere a sistema le informazioni di cui si dispone. Quindi crediamo sia fondamentale poter accedere a una piattaforma (online o cartacea) che metta in luce il processo in questione, esplicando quanto fatto in una determinata iniziativa. La condivisione di progetti in modo sistematico risulterebbe fondamentale: se un evento funziona su un territorio, si può prendere spunto da questo, grazie alla divulgazione e alla documentazione. Un altro aspetto che abbiamo affrontato riguarda i forum stessi. Partendo da quelli interdisciplinari e dai cantieri, il passo successivo potrebbe essere l’organizzazione di forum tematici ancora più specifici dei precedenti”.
Per il terzo intervento ha preso la parola Michele Cerruti But: “Nel nostro caso, già il racconto delle esperienze dei partecipanti ai tavoli ha generato i temi della discussione. Riteniamo che, se il Terzo Paradiso si identifica come tema politico, questo ‘presenta’ tre questioni: risorse, continuità e metodologie. Risorse da intendersi sia per progetti sia per persone, le stesse che ci lavorano con continuità. Proprio la continuità è fondamentale, in quanto una proposta deve avere la capacità di essere a lungo termine, immaginando una trasformazione avanti nel tempo. La metodologia, invece, riguarda il legame tra gli attori che fanno parte del tavolo, il rapporto con le istituzioni (che rivestono un ruolo fondamentale, anche perché possono finanziare i progetti) e la relazione con tutti gli altri.
In sintesi sono fondamentali non solo le risorse economiche, ma anche quelle umane. Una risposta a queste tre questioni sono di nuovo le risorse: sì economiche, ma anche umane”.
“Noi – ha continuato il facilitatore di un altro tavolo Roberto Mollica – abbiamo analizzato come si deve strutturare il cantiere. Abbiamo stilato un decalogo per trovare una risposta: agenda cantieri, in quanto, per essere ben organizzato, il cantiere deve avere un suo modus di operare con un obiettivo e un metodo; la consapevolezza del proprio ruolo e, per averla, servono le competenze (se il gruppo non le possiede va interpellato un esperto esterno); l’individuazione delle opportunità e strategie; la sostenibilità; la continuità; la valorizzazione della specificità, cioè saper cogliere il valore aggiunto nelle differenze; la comunicazione interna ed esterna; la conoscenza e profilazione degli ambasciatori, perché è fondamentale che vi siano relazioni tra loro; l’elemento artistico come aggregatore“.
L’ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso Alessia Siligardi ha messo in luce i contenuti del suo tavolo: “Noi ci siamo focalizzati su come poter sviluppare i cantieri della demopraxia. A nostro avviso bisogna partire dai luoghi fisici e, a questo proposito, sarebbe utile il recupero di edifici dismessi. In questo modo, non costruendone di nuovi, si salvaguarderebbe anche l’ambiente. Ci sono molte potenzialità, ma anche criticità prevalentemente burocratiche. Come affrontarle? Attraverso sistemi di legami che si basano su fiducia e responsabilità, con persone che portino avanti saperi e relazioni. Sarebbe fondamentale anche rendere pubblici gli spazi utili per queste finalità, creando un microcosmo di utilità sociale senza bisogno di bandi di concorso”.
Valeria Cantoni ha illustrato i contenuti dell’ultimo tavolo: “Sarebbe utile che i cantieri si riconoscessero in una sorta di comunità e che lavorassero in una dimensione omogenea o quantomeno riconoscibile. Abbiamo pensato che sarebbe utile proporre uno studio che gestisca fondi per le arti inerenti al cambiamento sociale. In un progetto come questo potremmo gestire adeguatamente fondi pubblici e privati che si occupino di progetti artistici. Abbiamo ragionato anche sul tema della ‘demopraxia’ e ci siamo domandati se il il termine ‘cittadinanza‘ possa essere più appropriato di ‘popolo’, perché i cittadini, identificandosi come tali, si sentirebbero maggiormente responsabili facendo funzionare meglio i cantieri. Chiudiamo con la proposta di includere nei forum anche una quota di giovani under 20 e con l’idea di creare, al pari del ‘Catasto solidale‘ di Let Eat Bi, un catasto delle idee per dare una possibilità a chi ne ha ma non possiede i mezzi per realizzarle”.
Tutti gli interventi verranno studiati e, dopo attenta analisi, si prenderà spunto per nuove operazioni. Da questa prima fase, però, è emerso un cambiamento dei forum. Lo stesso Pistoletto ha constatato come, a differenza dei primi incontri, dove si partiva dai forum per arrivare ai cantieri, ora si è arrivati al processo inverso. Questo porta alla possibile nascita (come spiegato nell’intervento di Federici) di sotto-forum tematici post cantiere.
Che sia l’inizio di una nuova svolta?