Il Minimum Prize è un premio che si pone al minimo grado rispetto ai massimi premi destinati ai grandi personaggi che hanno dedicato la loro vita alla causa della pace o del progresso civile nel mondo. Il Minimum Prize vuole essere alla base della ricerca, lo stimolo e il movente di un processo che punta ad un traguardo di valori nelle nuove prospettive di civiltà. È un premio di partenza anziché di arrivo. È un riconoscimento che celebra chi si fa promotore di una trasformazione sociale responsabile. È inteso come rapporto primario tra le persone che, attraverso l’interazione delle differenti singolarità, produce la grande svolta della civiltà umana. Minimum come embrione, come principio generativo di nuova società, come chiave d’ingresso ad uno stadio evolutivo in cui la creatività e la scienza umana trovano i modi per convivere con l’intelligenza della natura. Giunto alla quindicesima edizione, il Minimum Prize è stato assegnato quest’anno – come accennato in un nostro precedente articolo – a Luigi Coppola. Vi proponiamo, di seguito, le motivazioni ufficiali del premio e la diretta Facebook realizzata in occasione della rassegna Arte al Centro.
Giuliana Setari, Luigi Coppola, Paolo Naldini.
Le motivazioni
“Luigi Coppola – così recita la motivazione del premio – è un artista promotore di pratiche partecipative e azioni a sfondo politico. Dopo le prime esperienze nel teatro sperimentale, lavora per attivare processi di lungo periodo in gruppi e comunità. Dal 2013 Luigi partecipa all’istituzione dell’associazione culturale e cooperativa Casa delle Agriculture a Castiglione d’Otranto (Lecce), che mira a rigenerare terre abbandonate, ripopolare le campagne, generare economia sostenibile e rafforzare la coesione delle comunità. Il collettivo organizza il festival dell’agricoltura ‘Notte Verde: Agricoltura, utopie e comunità’ con l’obiettivo di discutere di temi come la biodiversità, l’economia circolare e modelli di sostenibilità territoriale. All’interno di questa piattaforma, Luigi ha avviato la Scuola di Agriculture, che combina l’apprendimento agro-ecologico con le strategie artistiche di teatro, filosofi a e musica, e si basa sulle dinamiche partecipative e di condivisione della comunità di agricoltori e attivisti. Un’altra linea di ricerca e di pratica è in connessione con l’idea del bene comune monetario come possibile strategia per espandere l’autonomia economica e le politiche di solidarietà attraverso un Patrimonio Comune, un conto condiviso tra 11 persone. La sua pratica artistica è legata al processo di riappropriazione dei beni comuni che parte dall’analisi di specifici contesti sociali, politici e culturali. Nella sua pratica investigativa, Luigi mira a costruire un processo di svelamento dei meccanismi della produzione artistica all’interno di processi collettivi. Sta sperimentando un approccio che cerca di intervenire a tutti i livelli della costruzione dei beni comuni: a partire dal primo svelamento di uno stato latente, attraverso l’attivazione dell’immaginario sociale condiviso, alla traduzione simbolica dei processi in dispositivi visuali e in narrazioni, fino all’attivazione dei riti fondamentali. Luigi sviluppa la grammatica della co-creazione avvicinando gli individui tra di loro e alle loro comunità di pratica, le loro organizzazioni, come componenti fondamentali del tessuto sociale. Permette un’attuazione visibile e d’impatto delle dinamiche sociali minime alla base di tutta la realtà umana”.
Luigi Coppola.
Il commento di Luigi Coppola all’opening di Arte al Centro 2021
“Sono molto emozionato ed è un grandissimo onore per me – ha affermato Coppola al momento della premiazione alla chiusura dell’opening di Arte al Centro – ritornare alla Fondazione Pistoletto. Sono passati 10 anni da quando con Cittadellarte abbiamo concluso un’esperienza importante che mi ha impegnato molto e mi ha fatto capire anche la potenzialità ed i limiti di quella che un tempo si chiamava ‘arte pubblica’. Ringrazio dunque Cittadellarte e Michelangelo Pistoletto, con il quale ho avuto l’onore di poter apprendere e lavorare a bottega per un po’ di anni. Anche grazie a questo aspetto ho sviluppato il coraggio di pensare che cosa l’arte può fare, tutti i giorni, all’interno di un gruppo e di una società. Così mi sono dedicato a Casa dell’agricoltura, un progetto dove ho trovato una potenzialità rivoluzionaria, una realtà che scommette su una nuova vita e possibilità del rurale, che intendo come luogo di innovazione. È proprio lì che possiamo, come comunità, sperimentare la questione della sostenibilità alimentare, della produzione, dell’inclusione sociale, delle relazioni comunitarie. Abbiamo sviluppato – ha concluso – un modello nuovo lavorando sull’arte e sull’agricoltura, attraverso un festival che riesce a portare in maniera molto popolare dei contenuti di grande impatto”.