Anno Bianco è un lavoro che ha la dimensione del tempo.
Cos’è la dimensione del tempo? Non è la bidimensionalità del quadro, non è la tridimensionalità della scultura e nemmeno la spazialità dell’ambiente. La dimensione “tempo” è diversa dalle altre e comprende in sé anche le altre.
Anno Bianco non è contenibile negli schemi entro cui tuttora si considera l’arte, anche come fuoriuscita dai limiti della cornice, perché oltre ad essere multimediale è multidimensionale ed incorpora, tra i punti fermi del lavoro, il procedere degli accadimenti e il prodursi dei fatti esterni. Anno Bianco pur essendo oggetto, concetto e progetto è anche il vuoto che dilata l’interno dell’oggetto, del concetto e del progetto facendo emergere la dinamica complessa del tempo, la quale crea ed annulla a sua volta le distanze.
Anno Bianco, come il tempo, non e riducibile ad un’unica configurazione. Tutto il mio lavoro si articola nella diversità e nella mobilità, cioè non si afferma mai esclusivamente in un prodotto. Anzi si manifesta nei più diversi modi spaccando il fulcro immobile del prodotto.
Ventinove anni fa nasceva la prima “tela specchiante”.
Essa trasformava l’opacità statica della pittura in un pigmento speculare che rifletteva il mutamento e la molteplicità delle cose. Lo spettatore si vedeva direttamente all’interno del quadro (specchiante) diventando protagonista nell’incessante fuga del tempo. Gli Oggetti in meno (1965-66) erano un lungo passo dentro ai Quadri specchianti. Quel lavoro ribaltava la verticalità della tela dipinta nella percorribilità dell’opera.
Faccio un esempio: Guernica di Picasso è una grande tela che ha rinnovato i segni e le figure sul fondo piatto di una dimensione spaziale conclusa con la fine della “prospettiva”. In Guernica non c’è ancora la dimensione del tempo, perché non c’è alcuna distanza che separi le forme (mentre il disegno le unisce).
Gli Oggetti in meno estesi orizzontalmente, producono in ogni forma (sia bidimensionale che tridimensionale) un avvenimento diverso, e tra le forme differenti tra loro, si muove lo spettatore percorrendo fisicamente la distanza di tempo che separa ogni momento formativo.
La Pietra miliare, recante 1’incisione “1967”, esposta nello stesso anno al centra della galleria, testimonia la sostituzione del segno-tempo al segno-spazio. In seguito vengono Le stanze che sono dodici mostre in un anno (una ogni mese) in un’unica galleria: ottobre 1975-settembre 1976. Subito dopo nascono Cento mostre nel mese di ottobre 1976 e nel 1985 si apre la Quarta generazione. I termini di tempo sono evidentemente intrinseci al modo operativo che porta ad Anno Bianco, ma con distinte risoluzioni sostanziali per ciascun capitolo del lavoro. Le stanze, ad esempio, portavano il processo all’interno di una struttura architettonica ben definita, mentre Anno Bianco non solo si muove in luoghi espositivi di diversi paesi, ma anche comprende gli avvenimenti che si sviluppano nel mondo fuori dai luoghi dell’arte. L’annuncio Anno Bianco, è apparso, in forma di invito nel gennaio 1989 a proposito di una mostra fatta al centra di cultura Opera di Perugia.
Questo invito-annuncio era dichiaratamente inteso come un seme: il seme contiene l’intero albero anche se esso non e ancora visibile.
Cosi l’annuncio Anno Bianco conteneva l’intero anno ancor prima che si fosse rivelato nella sua estensione. II lavoro si è formato in diverse tappe espositive intese esplicitamente come specchio degli avvenimenti nel “mondo” durante l’arco dell’anno. Sia i fatti esterni che quelli interni al prodotto fisico in mostra, venivano a far parte del lavoro. Come un quadro specchiante riflette il luogo in cui e posto così Anno Bianco riflette l’anno in cui è posto. La crescita dell’anno si è rivelata giorno per giorno, mese dopo mese, con una serie di gessi e marmi bianchi, con annunci che sono apparsi attraverso vari mezzi d’informazione, con dodici mostre di diverso carattere singolo, tutti fatti proposti come pietre testimoniali all’interno di questo 1989 che ora vediamo per intero.
Torino, gennaio 1990
(originariamente pubblicato in “Anno Bianco”, a cura di Michelangelo Pistoletto e Bruno Corà, Edizioni A.E.I.O.U., Roma, 1990)