[…] La democrazia è un antico progetto, ma contiene in sé il vizio delle forme di governo che essa si propone di superare. L’idea di potere rimane insita nella stessa parola democrazia, pur se intesa come potere del popolo. Perché è proprio la parola potere a impedire alla democrazia di realizzarsi? Perché il popolo è costituito da tantissimi individui separati l’uno dall’altro, i quali individualmente non possono avere potere. Cercando forme di aggregazione si è pensato che attraverso le ideologie le persone potessero intendersi e trovare uno scopo comune. Così sono nati i partiti politici, ciascuno dei quali secondo una propria ideologia, similmente alle antiche religioni, raggruppa l’informe moltitudine degli individui in «parti» di società.
Tra l’Ottocento e il Novecento si sono formate due grandi ideologie, come due grandi partiti, che hanno portato le persone a essere partecipi dell’una o dell’altra. Questa dualità corrispondeva alla divisione tra proprietari di capitale, prima terriero, poi industriale, da una parte, e operai dall’altra: la grande destra e la grande sinistra. In Inghilterra, i conservatori e i laburisti.
Queste due ideologie si reggevano su una base pratica e quindi avevano una forte consistenza. Esse potevano realmente offrire ai loro aderenti una forma di protezione difendendo sia gli interessi, sia l’identità delle persone nelle due parti. Anche le guerre, che guidate dall’alto hanno dilaniato l’umanità, hanno avuto la funzione di legare il popolo in un’idealità identitaria. Sia nella guerra che nella pace, la democrazia si è identificata con il bene comune, ma si è divisa in due parti: il comunismo e il capitalismo. Il comunismo ha tradito il suo stesso nome, diventando dittatura. Mentre il capitalismo ha portato il bene comune a coincidere con la crescita incondizionata del consumismo.
Nel 1989 crolla l’ideologia comunista e rimane solo quella capitalista. Ne consegue un potere sempre più globalizzato, al di sotto del quale proliferano i partiti politici democratici come una moltitudine di «sottodivinità». Ognuno di questi crea una sua singolare ideologia e le ideologie si moltiplicano per quanti sono i partiti. Ciascuno reinstaura il rapporto di protezione e chiede delega ai cittadini. A ogni elezione, via via da comunali a regionali a nazionali, gli eletti si allontanano sempre più dalle necessità pratiche e contingenti dei loro elettori per giocare una loro personale partita al vertice. Lasciano così un vuoto che, assommato a quello di tutte le ideologie partitiche insieme, diventa un «grande vuoto» e finalmente crolla l’illusione della protezione. Questa persiste soltanto nelle forme di clientelismo riservato a pochi, mentre i più rimangono esclusi e lontani.
Nella realtà dei fatti, dunque, i delegati portano con sé il potere espropriandolo al popolo, il quale tende progressivamente a dissociarsi e allontanarsi dalla vita politica.
Di fronte a questo scenario, ci rendiamo conto che i partiti non hanno più una necessità di esistenza nell’organizzazione della società. Servono metodi inediti, organizzazioni innovative, strumenti e dispositivi utili a ripensare il funzionamento della res publica.
Ecco perché abbiamo impostato un sistema che permette di passare dalla democrazia alla Demopraxia. Questo passaggio avviene attraverso l’attività delle Ambasciate Rebirth-Terzo Paradiso.
Esse strutturano e coordinano, ciascuna nel proprio territorio, i Forum e i Cantieri della Demopraxia. Che cosa sono e come si organizzano i Forum e i Cantieri? Le Ambasciate ne conducono la regia. Innanzitutto individuano associazioni di categoria e di ogni altro genere, istituzioni, fondazioni, imprese, organizzazioni pubbliche e private, profit e no profit, enti, comitati, circoli, gruppi di lavoro e ogni altro tipo di organismi che raggruppino gli individui su degli specifici argomenti e interessi nel territorio in cui opera l’Ambasciata Rebirth-Terzo Paradiso. Quindi invitano un o una rappresentante per ciascun organismo a partecipare al Forum. Questo si sviluppa in un incontro di tre giorni. Come base di intesa, vengono individuati degli argomenti di interesse generale, tra cui i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. Partendo da questi obiettivi si scelgono dei temi specifici, maggiormente rilevanti nel territorio.
I lavori del Forum si svolgono alternando sessioni plenarie a tavoli composti da massimo dieci persone a cui siedono i rappresentanti di ciascun organismo. Ogni tavolo, coordinato da un facilitatore o una facilitatrice, raccoglie le istanze, i problemi, le esperienze e le proposte dei partecipanti ed espone, in plenaria, le intese raggiunte, che vengono confrontate con quelle degli altri tavoli. Le proposte risultanti, una volta inquadrate, si combinano in un programma che si realizza nei dodici mesi seguenti: tale programma di attività articolate e condivise prende il nome di Cantiere. Il Cantiere procede interconnettendosi con molte e diverse realtà del tessuto sociale, nell’impegno di realizzare le proposte emerse dal Forum e di assumerne altre in corso d’opera. Al termine dell’anno di lavoro è previsto un altro Forum in cui si portano i risultati raggiunti dal Cantiere. L’alternanza Forum-Cantiere prosegue nella connessione continua dei diversi organismi del tessuto sociale. I partecipanti al Forum, a differenza degli eletti nel sistema dei partiti, non si separano, né acquisiscono indipendenza dall’organismo che rappresentano in quanto non possono che continuare a farne parte, riportando al Forum le necessità provenienti dalla propria organizzazione e a essa i risultati del Forum.
Nell’esperienza fatta finora, un numero opportuno si è dimostrato essere quello di circa cento partecipanti, ciascuno dei quali rappresenta un organismo che può raggruppare decine, centinaia o migliaia di persone. I Forum messi in connessione fra loro coinvolgono pian piano l’intera società, toccando così tutti gli aspetti della vita comune. I Forum e i Cantieri sono portatori di istanze e proposte destinate a orientare le scelte nelle sedi parlamentari e governative. Questo sistema si integra con le articolazioni istituzionali amministrate da persone elette dal popolo, con metodi alternativi a quelli partitici. In questo modo, i cittadini che lavorano insieme nei Forum e nei Cantieri riempiono lo spazio vuoto che li separava dalle istituzioni di governo a cui forniscono proposte e su cui esercitano il controllo. Tale pratica sostituisce l’impianto partitico. E questo è un cambiamento fondamentale dell’intero sistema politico perché porta all’attuazione della Demopraxia. Infatti esso permette a ciascuno di avere un ruolo politicamente attivo sia nel proprio territorio, con le proposte che può portare direttamente, sia nella società allargata, attraverso le combinazioni che si producono nella partecipazione estesa a tutti.