La galleria è un cubo bianco
Vi proponiamo un testo di Michelangelo Pistoletto pubblicato in occasione della mostra “Anno Bianco” alla Galleria Giorgio Persano di Milano nel 1989.

Sul muro di fronte all’ingresso sta appoggiato il lavoro intitolato Porta (1978-1988): uno specchio di cm 300×200 contornato sui due lati verticali e sul lato superiore da una spessa cornice di legno color naturale.
Un secondo lavoro è composto da due specchi triangolari che si fronteggiano, posati rispettivamente alle pareti di sinistra e di destra. I due specchi sono stati ricavati tagliando diagonalmente uno specchio della stessa dimensione di Porta. Allo stesso modo è stata tagliata la cornice di legno color naturale che circondava, sui quattro lati, lo specchio originario. II lavoro si intitola Divisione diagonale (1978-1988). All’esterno della galleria è situato un terzo lavoro. Anzi questo è il primo che si incontra venendo da Via Brentano per raggiungere la galleria. Si tratta di un grande manifesto murale di cm 400×700 circa che, posto tra le pubblicità stradali esibisce la dicitura “Anno Bianco” scritta in nero su fondo bianco. Questo è un lavoro chiaramente dimensionato nel tempo: nasce a gennaio sotto forma di annuncio per una mostra alla galleria Opera di Perugia.
Anno Bianco in quell’occasione era come un seme (che contiene in se l’intero albero), infatti da quel momento prendono forma e si articolano in fasi successive le diverse parti di un corpo che si estende sviluppandosi.
I bianchi rilievi di gesso mostrati alla galleria di Jay Gorney a New York in febbraio e quelli fatti per il museo di Capodimonte a Napoli in marzo erano contenuti in quel seme. Ed anche le situazioni esterne alle mie dirette realizzazioni, cioè gli avvenimenti del mondo, erano, in embrione, già destinati ad essere parte dell’opera. Così come un quadro specchiante è pronto a ricevere le immagini di domani. Tornando al manifesto dell’Anno Bianco, esso è ben visibile anche dall’interno della galleria Persano, attraverso la finestra aperta. La sua presenza partecipa inoltre alla visione dei rimandi speculari che alimentano la complessità dei lavori esposti. Varcando la soglia, cioè entrando nella galleria-cubo e guardando il lavoro Porta ci accorgiamo che esso riporta la parola “Bianco” (nel rispecchiamento) centrata oltre la finestra che immette lo sguardo sulla strada che sta alle nostre spalle. Se tradizionalmente si vedeva l’Arte come una finestra sul mondo, ora lo specchio riversa la prospettiva all’indietro e diventa la “Porta sul mondo” indicando in ogni passo una diversa triangolazione di rapporti: spaziali, temporali, fisici e mentali che moltiplicano le prospettive.
I due specchi laterali, ricavati da un unico specchio, sono allo stesso tempo divisione e moltiplicazione. Nella rete di rispecchiamenti essi si trovano ad avere contemporaneamente sia la medesima che 1’opposta direzione e forma. Non soltanto, ma guardando in uno dei due specchi triangolari vediamo allineati, uno dentro 1’altro, i quattro lavori esposti come se fossero uno solo. E un’infilata di porte, di stanze, di finestre, di forme, di segni, di parole, di interni e di esterni.
Tutto questo avviene in uno scambio naturale tra il lavoro e il luogo della mostra.

(Pubblicato in occasione della mostra “Anno Bianco”, Galleria Giorgio Persano, Milano 1989)


Photo credit: Pierluigi Di Pietro (archivio di Cittadellarte).