Dopo aver realizzato, nel corso del 1961, una serie di dipinti su fondo nero riflettente, tutti intitolati significativamente Il presente, Pistoletto conduce una serie di esperimenti tesi a raggiungere il massimo grado di quell’oggettività manifestatasi nei primi dipinti specchianti. Per rendere maggiormente riflettente il fondo prova ad utilizzare delle lastre di alluminio, che applica sulla tela (Uomo grigio di schiena, 1961). Individua infine nell’acciaio lucidato a specchio il materiale più idoneo. Per dare la massima obiettività anche alla figura, si risolve ad utilizzare la fotografia. Si susseguono quindi diversi tentativi: prova ad applicare l’immagine fotografica ritagliata o gelatina fotografica direttamente su una lastra di acciaio lucidata, soluzione che scarta perché in tal modo la fotografia conserva il carattere di inserto oggettuale, che contrasta con l’immaterialità dell’immagine riflessa. Prova anche a utilizzare uno specchio normale, soluzione accantonata anche questa per i problemi posti dallo spessore del vetro. Giunge infine, nel corso del 1962, a mettere a punto la tecnica con la quale produce d’ora in poi i suoi quadri specchianti: una lastra di acciaio inox lucidato a specchio sulla quale è applicata un’immagine ottenuta mediante una tecnica di riporto fotografico, consistente nel ricalcare una fotografia, ingrandita a dimensioni reali, a punta di pennello, su carta velina. A partire dal 1971 la velina dipinta sarà sostituita da un processo serigrafico di riproduzione dell’immagine fotografica.
Uomo seduto, 1962
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio montato su tela, cm 125 x 125
Collezione privata, Bruxelles
Foto: P. Bressano
(nella foto: Michelangelo Pistoletto seduto di fronte all’opera, Torino, 1962)
Particolari di persone, 1962
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio, cm 125 x 124
Museum of Modern Art, San Francisco
Foto: J. Schopplein
I quadri specchianti costituiscono il fondamento dell’opera di Pistoletto, sia della sua successiva produzione e attività artistica, sia della riflessione teorica nella quale egli costantemente ad essi ritorna per approfondirne il significato e svilupparne le implicazioni. Le caratteristiche essenziali, che l’artista stesso individua in essi, sono principalmente: la dimensione del tempo, non soltanto rappresentato, ma realmente presente; l’inclusione nell’opera dello spettatore e dell’ambiente circostante, che ne fanno ‘l’autoritratto del mondo’; la congiunzione di coppie di opposte polarità (statico/dinamico, superficie/profondità, assoluto/relativo, ecc), costituite e attivate dall’interazione tra l’immagine di natura fotografica e ciò che avviene nello spazio virtuale generato dalla superficie specchiante; la collocazione dei quadri specchianti non più ad altezza finestra, come tradizionalmente vengono appesi i quadri, bensì sul pavimento, fa sì che essi aprano un varco attraverso il quale l’ambiente in cui sono esposti si prolunga nello spazio virtuale dell’opera, una porta che mette in comunicazione arte e vita.
I quadri specchianti vengono esposti per la prima volta nella personale di Pistoletto alla Galatea nell’aprile del 1963. Pochi giorni dopo l’inaugurazione Pistoletto si reca a Parigi, dove conosce la gallerista Ileana Sonnabend, che successivamente acquista in blocco l’intera mostra e rileva il contratto di Pistoletto con la Galatea.
Uomo in camicia, 1962
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio montato su tela, cm 130 x 100
Nationalgalerie, Berlin
Foto: P. Bressano
Autoritratto, 1962
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio, cm 120 x 100
Collezione privata, Bruxelles
Foto: Paul Bijtebier
“Mi rendevo conto che attorno a me non c’era alcun tipo di adesione e di interesse, anzi un certo nervosismo di rifiuto, soprattutto del gallerista stesso. Così sono andato a fare un viaggio a Parigi. Lì ho incontrato Beppe Romagnoni che mi ha parlato di una galleria, dove si esponevano quadri strani e interessanti. Allora sono passato alla Galleria Sonnabend, ho chiesto di vedere questi quadri, in questo modo ho visto per la prima volta i quadri di Rauschenberg, di Jasper Johns, Resenquist e Lichtenstein, le sculture di Segal e Chamberlain. Mi hanno chiesto se ero un critico e ho riposto: no, sono un’artista. Alla domanda su che cosa facevo, ho mostrato il catalogo della Galatea e un quadro. Sono rimasti colpiti dal lavoro e sono venuti a Torino dove hanno acquistato tutta la mostra alla Galatea. Hanno rilevato il contratto con Tazzoli ed è iniziata una situazione estremamente importante per me: essere proiettato in una dimensione internazionale, fuori dalla situazione esclusivamente torinese” (M. Pistoletto, intervista con G. Celant, op. cit., pp 26-29)
Due persone, 1962-1964
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio, cm 200 x 120
The Menil Collection, Houston
Foto: P. Bressano
Due persone in coda, 1962-1964
velina dipinta su acciaio inox lucidato a specchio, cm 220 x 120
Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam
Foto: P. Bressano
Con i quadri specchianti Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare già nel corso degli anni Sessanta numerose mostre personali in Europa e negli Stati Uniti (nel 1964 a Parigi, nel 1966 a Minneapolis, nel 1967 Bruxelles, nel 1967 e 1969 a New York, nel 1969 a Rotterdam).