Premessa
Il XX Secolo ha segnato la crescita del corso scientifico e tecnologico con una progressione esponenziale. Sono cambiate le nozioni di spazio e di tempo, siamo entrati in una nuova dimensione spinti dall’immaginazione e dall’ingegno umano.
Contemporaneamente registriamo una curva contraria che ha portato gran parte degli esseri viventi ad uno stato di degrado sociale ed esistenziale aberrante.
Sul nostro pianeta si è creato uno squilibrio “civile” di macroscopiche proporzioni. Un estremo contrasto si è manifestato nel rapporto tra la rapidità dei mezzi di comunicazione che avvicinano gli abitanti della terra e le distanze millenarie che si interpongono tra le etnie, allontanando irrimediabilmente gli individui.
E’ una terribile disfunzione di cui non può non rendersi conto l’artista e non chiedersi quale sia il suo ruolo in questo momento, di fronte a questo mondo.
L’argomento è stato per me fondamentale fin dagli anni ’50, e da allora ho portato il mio lavoro verso un indirizzo di coscienza individuale e responsabilità interpersonale.
Ora sulla soglia di un nuovo millennio penso all’arte come progetto di avvicinamento e congiunzione di tutto ciò che è reciso e spinto verso distanze contrapposte, e penso che l’arte debba ritrovare la sua compresenza universale.
Il progetto
Progetto Arte si fonda sull’idea che l’arte è l’espressione più sensibile ed integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale.
Si parte constatando che la civiltà non può più essere intesa in termini di territorio circoscritto, quindi si pensa ad una filosofia che stimoli l’espressione di una “civiltà globale”.
Un motto in questo senso è “eliminare le distanze mantenendo le differenze”.
Si apre un laboratorio il cui proposito è quello di formare un nucleo embrionale di energia che possa essere comunicata al di fuori di un ristretto campo. Cioè raccogliere le pulsioni creative che cercano il contatto tra le innumerevoli potenzialità esistenti benché inespresse: per creare in conseguenza dei canali di collegamento che debbono formare la struttura sferica della società umana sul pianeta.
Progetto Arte è il segnale indicativo di un principio possibile, quello della congiunzione dei poli opposti, applicabile ad ogni ceto sociale, in senso ideale e pratico.
Il passato ed il futuro sono due poli che si congiungono nel presente.
Per progettare il futuro è ormai necessario procedere contemporaneamente nella visione del passato. In questo senso il progetto assegna un ruolo fondamentale all’incontro tra arte ed architettura.
Guardando indietro vediamo che l’artista e l’architetto si fondevano in una sola persona quando si trattava di immaginare e prospettare le grandi civiltà, in sintonia con l’impegno dei personaggi che conducevano il pubblico potere. Attualmente il potere globale è gestito dal cosiddetto “sistema economico”. Un sistema in cui non c’è spazio per l’offerta gratuita del pensiero umano, quindi non c’è spazio per il polo opposto alle norme del giuoco di profitto; dunque non ci può essere iniziativa progettuale di una integrale configurazione di civiltà. Tuttavia non possiamo non riconoscere che l’organismo economico, responsabile di mantenere ed alimentare lo squilibrio mondiale, è l’interlocutore principale dell’artista-architetto e che il nuovo corso deve condurre a ritrovare l’antica connessione tra arte e potere.
Un altro motto di Progetto Arte è: “artista sponsor del pensiero”, esso esprime un proposito di scambio tra i diversi mezzi, atto a dare una reversibilità al senso remunerativo.
Ma, detto ciò, dobbiamo prendere atto che anche, e forse soprattutto, i principi che formano e dividono le religioni contengono i germi profondi del conflitto estetico e morale nel mondo. La durezza dei metodi dogmatici non corrisponde più alle esigenze interpretative che attualmente devono collegare le differenze particolari delle culture con l’idea di un concetto universale. Per questo io diffido di tutte le posizioni che definiscono esclusivamente positiva la propria parte perpetrando la primitiva suggestione che consegna ad un nemico frontale il segno negativo, da combattere.
Nella storia delle grandi civiltà anche i templi sono stati progettati dagli artisti-architetti in sintonia con il pensiero mitologico e religioso, dunque l’arte, nuovamente oggi, deve assumersi la responsabilità del raccordo spirituale tra ieri e domani, sapendo bene che le “chiese” sono anch’esse, anacronisticamente, motivo di un disastroso squilibrio sociale.
Sapendo anche che queste “chiese”, quasi ovunque, porgono alla macchina economica il supporto dell’antico credo sacrificale, inevitabilmente complice del meccanismo bellico moderno, sommamente redditizio. “Amare le differenze”, può essere un altro slogan di Progetto Arte, il che non significa pensare a regole rigide di uniformità ed eguaglianza, ma all’articolazione estensiva delle diversità. Infatti il progetto non consiste in un disegno prestabilito e formalizzato, ma in un segno libero e dinamico, fluido e flessuoso che si inserisce tra le vecchie trincee come capillare connessione del tessuto di un corpo nuovo che si disegna da sé nella molteplicità delle sue cellule.