Arte al Centro, XXV edizione: la sostenibilità e la creatività in festa a Biella per i 90 anni di Michelangelo Pistoletto
Domenica 25 giugno a Cittadellarte si è tenuta la rassegna di mostre che, in una dimensione glocal, ha posto l'arte al centro di una trasformazione in senso responsabile della società, tra moda sostenibile e Terzo Paradiso. Intraprendiamo un viaggio alla scoperta della giornata offrendo uno spaccato delle mostre, opere e performance che l'hanno caratterizzata proprio nel giorno del 90esimo compleanno di Pistoletto, nominato per l'occasione "Maestro di Biella Città Arcipelago".

Sarebbero innumerevoli gli stimoli creativi che si potrebbero individuare per iniziare a rivivere le proposte culturali di Arte al Centro, rassegna di mostre inaugurata ieri negli spazi della Fondazione Pistoletto. Eppure, con uno sguardo soggettivo, chi vi scrive vuole dapprima soffermarsi su un aspetto che apparentemente potrebbe non risultare primario nella narrazione di un evento, ma che in realtà è di assoluta rilevanza: il pubblico. Sì, perché le persone presenti, nonostante fossero una pluralità sul piano generazionale e geografico, sono state accomunate da una condizione, da uno stato d’animo, ossia lo stupore. Il sostantivo in questione si riferisce al senso di incredulità e disorientamento provocato da qualcosa di inatteso. Quest’ultimo aggettivo potrebbe stridere se associato a Cittadellarte e alle relative best practice e progettualità a tinte sostenibili e innovative: non ci sarebbe da stupirsi, insomma, a vedere qualcosa di straordinario alla Fondazione Pistoletto. Eppure, quando si supera la soglia dell’eccezionale oltrepassando i confini della meraviglia, con naturalezza e all’improvviso si staglia e viene scoccata una scintilla emotiva. Lo stupore si udiva nei sussurri tra le quasi 2000 persone, lo si scrutava nelle espressioni facciali, si notava persino nella comunicazione non verbale; insomma, si percepiva. Ogni mostra, ogni performance, ogni opera, ogni attività ha, a proprio modo, impreziosito e reso unica la rassegna. Arte al Centro è stata speciale anche dal punto di vista delle ricorrenze: la sua 25esima edizione, i 20 anni dalla nascita del Terzo Paradiso e, soprattutto, il giorno del 90esimo compleanno di Michelangelo Pistoletto. È stato proprio il maestro il primo a generare stupore: le sue parole evocative e ispiratrici, al mattino durante il talk Lo stato dell’arte, e al pomeriggio durante le celebrazioni, tra gli applausi, con il taglio della torta a forma di Terzo Paradiso. Il maestro si è commosso: il cappello che indossava non ha nascosto gli occhi diventati lucidi alla sorpresa di un video di auguri che ha ripercorso la sua vita proponendo 90 foto, dalla nascita ai suoi 90 anni; non si aspettava, probabilmente, una partecipazione e un coinvolgimento simile dalla città e dal mondo intero, con artisti e ambasciatori del Terzo Paradiso giunti a Biella non solo per prendere parte ad Arte al Centro, ma anche per omaggiarlo.



Carlo Grosso, Paolo Naldini e Michelangelo Pistoletto. Foto di L.D.

Claudio Corradino, Silvana D’Agostino (Prefetto di Biella) e Michelangelo Pistoletto.
Foto di Damiano Andreotti.

Il talk Lo stato dell’arte
Si è alzato il sipario sulla giornata negli spazi di Biella Città Arcipelago Demopratico, che è stato sfondo attivo dal talk Lo stato dell’arte. L’incontro è stato introdotto e moderato da Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte: “La nostra – ha affermato in riferimento al progetto Biella Città Arcipelago – non è un’avventura singola, ma singolare: qui siamo in uno spazio dedicato all’obiettivo di fare un’opera comune come territorio e di far cooperare in armonia i nostri rappresentanti con noi rappresentati. In questo caso, se pensiamo al Terzo Paradiso, troviamo nei due cerchi opposti i rappresentati e i rappresentanti, e, nel cerchio centrale, questo spazio, che mette in luce gli oltre 100 soggetti con cui collaboriamo e le imprese, che sono il tessuto produttivo civico del nostro territorio”. Naldini ha poi ricordato i tavoli di lavoro tematici che si sono sviluppati con la regia della Provincia, nella figura di Carlo Grosso. “Il mio è un ruolo complicato – ha esordito quest’ultimo – perché cerco di unire. In questo luogo ciò avviene: vediamo tutte le eccellenze del nostro territorio nei pannelli, tra eccellenze industriali, del volontariato e del sociale. Qui è stato costruito un percorso che guarda al futuro. E in questo percorso anche la parte pubblica che rappresento ha responsabilità e deve partecipare, non deve esserci scollamento tra chi amministra e chi viene amministrato. Biella Città Arcipelago – ha aggiunto – è un esempio di un illuminato cammino che va esportato, perché in altre parti d’Italia guardano a questo modello con ammirazione. Dobbiamo dunque coltivare ambizione nel nostro territorio”. A seguire è intervenuto Michelangelo Pistoletto: “Qualcosa di importante si sta muovendo nel nostro territorio. Il primo atto è stato quello di avere tutta la Provincia, con tutti i comuni, d’accordo nel proporre la candidatura di Biella a Città Creativa. E arriviamo a oggi: ogni sindaco dovrebbe dare il proprio contributo per far diventare totale e particolare il progetto di Città Arcipelago. Siamo infatti alla partenza di un nuovo percorso: la città di Biella è un arcipelago che deve orientarsi verso una composizione di natura e artificio perfettamente equilibrata sempre mirando alla sostenibilità. È tempo – ha sottolineato – di passare dalle idee alla pratica: Cittadellarte è un parlamento della responsabilità in cui può prendere forma questo processo”.


Foto di L.D.

Paolo Naldini, Benedetta Borrione, Carlo Grosso, Michelangelo Pistoletto e Claudio Corradino.

Michelangelo Pistoletto Maestro di Biella Città Arcipelago
A conclusione del talk, Paolo Naldini ha annunciato una ‘sorpresa’ per Michelangelo Pistoletto: il titolo di Maestro di Biella Città Arcipelago. Per l’occasione, una targa gli è stata consegnata da Carlo Grosso e da Benedetta Borrione (Cappellificio Cervo) che ha letto le motivazioni e donato un cappello – con il simbolo del Terzo Paradiso – al fondatore di Cittadellarte. “Tanto di cappello, maestro!“, ha poi aggiunto, sorridendo, Benedetta.
Pistoletto ha poi rivolto un ringraziamento per il riconoscimento ricevuto: “Sono commosso. Questo per me è il sommo premio: a 90 anni mi mettono la corona in testa – ha affermato ridendo –. Ho capito, nel tempo, che la definizione di maestro è importante: i maestri, nella vita, ci vogliono, così come nella scuola. Dunque io accetto questo titolo di maestro, che vorrei trasmettere ad altri. La maestria va sempre portata avanti: i bambini non possono nascere maestri, bisogna guidarli”. A seguire anche Claudio Corradino, sindaco di Biella, ha rivolto un pensiero a Pistoletto: “È sempre emozionante ascoltarti e trovarmi di fronte alla tua grandezza. Ammiro il fatto che tu non tenga l’arte per te stesso, ma che tu la faccia crescere e diffondere con chiunque. Il concetto di arcipelago, poi, lo trovo calato perfettamente sul Biellese”.


Ginevra Naldini e Marco Isaias Bertoglio. Foto: L.D.

Accademia Unidee Project Room. Foto di Damiano Andreotti.

Francesco Monico. Foto di L.D.

Michele Cerruti But. Foto di Accademia Unidee.

Biella Città Arcipelago, /pàs.so/, Project Room Accademia Unidee e Selfie Inteview
Dopo il talk, il pubblico è andato alla scoperta dei contenuti della rassegna, guidato dalle melodie del sassofono della studentessa di Accademia Unidee Melissa Jazz, la quale scandiva il passaggio da una mostra/attività all’altra. All’inizio si è tenuta la visita agli spazi di Biella Città Arcipelago, che ospitava anche l’Ologramma del Terzo Paradiso donato da Tria (3) e l’infografica realizzata dall’information designer Alessia Musìo nell’ambito dell’Osservatorio Biellese sull’Acqua, con un’installazione dedicata all’uso consapevole dell’acqua, allo stato ambientale dei corpi idrici e alle procedure di analisi delle acque. In seguito è stata inaugurata l’installazione sonora di Ginevra Naldini e Marco Isaias Bertoglio, intitolata /pàs·so/, che si è posta come uno strumento laboratoriale interattivo che indaga il rapporto tra il corpo, il suono e il territorio, proposto nell’ambito del progetto Woolscape. A seguire i presenti hanno potuto visitare l’Universario, pensato da Michelangelo Pistoletto come un atlante visivo della Formula della Creazione, che presenta anche gli spazi dell’Accademia Unidee, in cui studenti e studentesse imparano come l’arte possa essere strumento di trasformazione della società e come la moda possa essere sostenibile. Nei video, nei lavori in-progress, nelle sperimentazioni e negli stessi spazi mostrati tutto questo è stato visibile come in un unico grande laboratorio collettivo di apprendimento, che poi è la vita quotidiana dell’accademia stessa. Nello specifico, in occasione di Arte al Centro, è stata posta sotto i riflettori l’Accademia Unidee Project Room, con il saluto del direttore Francesco Monico e la presentazione dei lavori degli studenti dei corsi di Socially Engaged Art Sustainable Fashion Design del coordinatore accademico Michele Cerruti But. “A Biella c’è un’accademia. Questo – ha spiegato quest’ultimo in riferimento all’Accademia Unidee – è un atto politico: disporre un istituto di alta formazione artistica nel Biellese, dentro una fondazione di arte contemporanea, significa costruire una possibilità di crescita non solo del territorio, ma delle persone che lo attraversano”. Dalla mattina e nell’arco di tutta la giornata è stato inoltre possibile, accedendo al percorso di cura delle Terme Culturali, recarsi e partecipare all’installazione/performance Selfie Interview, in cui si trovava una poltrona di fronte a un robot seduto. La persona, sedendosi, era invitata a tenere un dialogo condotto da quel robot: l’intervista riguardava i punti salienti e significativi della vita dell’intervistata/o, che venivano videoregistrati e alla fine consegnati alla persona stessa; la persona affidava, con l’autointervista, la propria anima alla memoria comune e alla comprensione del prossimo.



Foto di L.D.

Paolo Naldini. Foto di Damiano Andreotti.

Michelangelo Pistoletto e Carlo Capasa.

Max Casacci e Michelangelo Pistoletto.

Michelangelo Pistoletto e Paolo Nespoli.

Il cedro del Libano, il pranzo e gli auguri al maestro
In tarda mattinata è stato ‘celebrato’ il cedro del Libano al centro del piazzale antistante all’orto del Terzo Paradiso. “L’albero – così Pistoletto – è stato donato dai soci del Lions Club di Biella in ricordo di quando mi assegnarono il Premio Imago nel 1992: avevo da poco acquisito gli spazi di via Serralunga e in occasione della cerimonia del riconoscimento per la prima volta feci il nome di Cittadellarte. Questo albero, quindi, ricorda l’inizio di Cittadellarte visto che ha all’incirca la stessa età”. A seguire è stato proposto il pranzo, un momento conviviale che è stato parte integrante della giornata, con le Sale Auliche e gli spazi ex Concept che hanno fatto da teatro alle eccellenze proposte dalla caffetteria di Cittadellarte ‘Al Bistrot le Arti’. Non solo: le verdure e il pane sono stati forniti dall’Agriturismo la Fucina, partner di Let Eat Bi, mentre le bevande sono state sponsorizzate da Acqua Lauretana, Vino Zaccagnini, Birra Menabrea, Natural Boom, e Caffè Illy. Oltre al successo delle pietanze e dei drink, in occasione di Arte al Centro a tutti i partecipanti è stato offerto il gelato Love Difference – ideato da Maria Pioppi Pistoletto e preparato dalla gelateria Alice – a base di halva, una pasta di sesamo tipica dei paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo.
Tra specialità territoriali è poi arrivato il momento del taglio della torta dei 90 anni di Michelangelo Pistoletto. Nel primo pomeriggio, nello spazio ex Concept, si è tenuta la celebrazione per il compleanno del maestro. È stato un susseguirsi di interventi di auguri: la presidente di Cittadellarte Giuliana Setari (“Festeggiamo il maestro e con lui il 25esimo anniversario di Arte al Centro”, ha dichiarato, per poi leggere il testo di Pistoletto intitolato Anno Zero)Max Casacci dei Subsonica (“Michelangelo, col suo Terzo Paradiso, ci ha insegnato che si può diventare adulti senza necessariamente diventare vecchi”), l’astronauta Paolo Nespoli (“Arte e astronomia ci portano in un mondo diverso, da esplorare, che ci permette di guardarci dentro, ma anche fuori. Auguri Pistoletto, insieme andiamo verso l’ignoto per comprenderlo sempre di più”), il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa (“Michelangelo, con la Venere degli stracci, è stato un precursore della moda sostenibile; lo ringrazio per averci mostrato la strada per il futuro”) è l’attrice e ambasciatrice Rebirth/Terzo Paradiso Elena Guerrini (che ha intonato una particolare filastrocca dedicata a Pistoletto). Il maestro ha poi ringraziato il pubblico e gli ospiti (“Sento questi auguri come un battesimo, non nel senso religioso, ma come iniziazione”) per gli emozionanti messaggi ricevuti. Il climax, come accennato, è stato il filmato proiettato nel maxi schermo: 90 foto di Michelangelo Pistoletto, una per ogni anno della sua vita, accompagnati dal brano Il Terzo Paradiso dei Subsonica. Questo momento di festa è continuato con il taglio della torta – rigorosamente con la forma del simbolo trinamico – da parte dello stesso maestro, che poi ha condiviso con tutti i presenti.


Rebecca Sforzani, Agustina Bottoni, Lucia Chain, Juan Sandoval, Olga Pirazzi e Giorgio Fermanelli.

Il pomeriggio con la moda sostenibile
Il tema cardine attorno a cui si è articolata gran parte della rassegna è la moda sostenibile. Nel pomeriggio è stata inaugurata CirculART 3.0, a cura di Fashion B.E.S.T. e UNIDEE Residency Programs in collaborazione con Matteo Ward. La terza edizione del progetto ha visto impegnati aziende, artisti e fashion designer insieme a Cittadellarte – Fondazione Pistoletto per dimostrare come, tramite un’accurata scelta dei materiali e delle filiere di approvvigionamento sostenibili, si possano esplorare nuove forme di equilibrio produttivo, progettuale e di condivisione. Sono tre i concetti chiave alla base della circolarità della moda sostenibile e di questa iniziativa, ovvero Reduce – ridurre i consumi di materia prima, Reuse – riutilizzo delle materie prime e Recycling – la rigenerazione. Sono stati messi in luce i seguenti progetti: Assembly For Regeneration di Agustina Bottoni, uno spazio comune realizzato con materiali tessili per riflettere su modi alternativi e più sani di produrre e consumare; ReBeLsTrAnDs (ReB; eLsTr; AnDs) di Huge Sillytoe, che presenta strisce, brandelli e le schegge di materiale che rifiutano di conformarsi ai processi meccanici a cui si tenta di sottoporli; Memories of a precipitous future di Lucia Chain, che si ispira ai cerchi imperfetti creati dai moti dell’acqua che l’artista visualizza come miraggi, immaginandosi un futuro senza acqua e aggrappandosi al ricordo e alla nostalgia di una tempesta per sopravvivere; Che non siano solo macchinari di Rebecca Sforzani, una riflessione sul tema del lavoro scaturita dall’osservazione di una serie di divise storiche e dall’interesse nel connettere passato e futuro, ricordi e aspettative di chi vive il mondo del tessile dall’interno (le sagome che compongono l’opera, realizzate con gli scarti delle stesse aziende che rappresentano, impersonificano le diverse figure coinvolte durante il processo).




Gabi Scardi, Paolo Naldini e Matteo Nasini. Foto di L.D.

A seguire, nell’ambito del progetto Woolscape, che mira a valorizzare la cultura laniera del territorio biellese con la volontà di rendere il luogo più attrattivo per i turisti e per chi lo abita, è stata presentata dalla curatrice Gabi Scardi The Golden Age di Matteo Nasini, un’installazione ideata per gli spazi della Fondazione Pistoletto che consiste in una struttura di fili tesi a definire un campo sensibile in relazione a un arazzo di grandi dimensioni. L’immagine rappresentata è un paesaggio marino di carattere vulcanico, con i coni che si innalzano tra mare e cielo dando adito a una visione di bellezza e di meraviglia. All’installazione è stata accompagnata, il giorno dell’inaugurazione, la performance sonora Splendore Neolitico, realizzata con strumenti musicali che evocano ossa di animali, che l’artista ha creato ispirandosi a un mondo ancestrale. Il sonoro è stato riattivabile da parte dei visitatori lungo tutto l’arco della mostra, e fruibile grazie a una serie di scranni messi a loro disposizione. La visita alla mostra costituisce così anche una situazione atta a un momento di riflessione; un’occasione in cui attivare un pensiero propositivo, progettuale, rispetto al tema del paesaggio troppo spesso interpretato solo come una commodity a disposizione. “La performance – così Nasini – riflette su quelli che sono gli elementi di origini della musica, dalla comparsa delle armonie al suono come forma di aggregazione culturale”.


Maria Teresa Pisani, Tiziano Guardini, Carlo Capasa, Olga Pirazzi, Jovana Vukoje e Luigi Ciuffreda.
Foto di Damiano Andreotti.

A seguire è stato presentata la mostra Fashion to Reconnect, ispirata al nuovo equilibrio dinamico del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, che ha proposto abiti e oggetti moda come opere d’arte, che diventano strumento di sensibilizzazione per un cambiamento sociale responsabile. Designer, imprenditori, brand e artisti si sono riconnessi con la natura per creare un rapporto armonico, dove la scelta dei materiali e dei processi, e il cambio di percezione della creazione stessa, diventano il traino di una trasformazione virtuosa della moda. I capi – selezionati da Cittadellarte Fashion B.E.S.T. in collaborazione con CNMI e con la curatela di Tiziano Guardini – sono realizzati come pezzi unici e accompagnati da un certificato di autenticità proprio come ogni opera d’arte.
In Fashion to Reconnect i designer/artisti sono diventati sensibili creatori di una nuova civiltà in cui il dialogo tra opposti e tra specie diverse sono la base per la creazione e ci invitano ad un viaggio meditativo verso l’abito come prima casa da abitare, la casa scelta in cui sentirsi riconnessi. “Il Terzo Paradiso – ha affermato Guardini – è un simbolo ancestrale che si proietta verso il futuro trovando armonia”. Alle sue parole sono seguite quelle di Naldini: “Noi abbiamo modo di diventare autori ed essere sempre meno automi. Tiziano, con tutto il team di lavoro, è riuscito a rendere autori persino i manichini. La moda può ripulire e rigenerare il mondo e noi possiamo vestire costumi coerenti col nostro pianeta”. Inoltre, nell’arco della giornata, sono state proposte tre video-installazioni ad hoc: il documentario Fashion for Forest (opera filmica con protagonista il premio Oscar Michelle Yeoh che mette in luce lo sviluppo ed il processo produttivo di un capo sostenibile realizzato in fibracellulosica di Tencel™, fatto con materiali provenienti dalle foreste), Fashion For Planet Open Parliament (un progetto di Cittadellarte e Cittadellarte Fashion B.E.S.T. in collaborazione con CNMI che racconta la sessione parlamentare civica indetta dalla moda per condividere testimonianze e attivare un dialogo con il pianeta tenutasi a Milano il 27 febbraio scorso) e Junk – Armadi Pieni (una serie in cui il fashion designer Matteo Ward offre uno spaccato a tinte emotive e giornalistiche dell’annosa criticità del mondo della moda proponendo una narrazione dirompente articolata tra Cile, Ghana, Bangladesh, Indonesia, India e Italia).

Un filo per due
Ad Arte al Centro è stata visitabile anche la mostra Un filo per due, proposta in collaborazione con Woolbridge Gallery. L’esposizione ha visto protagoniste le opere di Ghada Amer Senza TitoloTwo Thousands Years Embroidery No. 43 di Zheng Guogu. La prima, come riportato in un testo di Pistoletto, è una tela di colore giallo ricamata con filo marrone, il soggetto del quadro è figurativo ed esprime la libertà della donna in una società in cui la morale è dettata e imposta rigidamente attraverso la politica. La femminilità è raccontata senza pudore moralistico: è così che l’artista si riappropria della naturalezza dell’essere e del comportamento. La tecnica usata non è quella del dipingere ma del cucire: una manualità che, anch’essa, proviene dalla tradizione. Il ricamo marrone è perfettamente compiuto, ma il filo è sempre interrotto e lasciato visibilmente cadere libero mentre il disegno continua con un nuovo filo dello stesso colore introdotto nell’ago. È il senso della vita che muta nel continuo procedere. L’opera Two Thousands Years Embroidery No. 43 analizza invece l’aspetto che la cultura occidentale e le tecnologie digitali hanno all’interno della vita cinese e delle sue tradizioni e consiste in una tela blu con ricami oro e si presenta come un arazzo. Sul fondo blu i fili d’oro disegnano precisi riquadri, e ciascuno di essi contiene uno o più messaggi tipici di quelli usati tra i giovani cinesi per intendersi cripticamente. Il trasferimento della tecnologia in arte attraverso il filo d’oro del pensiero è significativo dell’assunzione di libertà personale e di responsabilità sociale. Il filo da ricamo unisce queste due opere con significati tanto artistico-socioculturali quanto sociopolitici.


Giuliana Setari, Rossella Ravagli, Pairi Daeza e Paolo Naldini.

Il Minimum Prize
Anche quest’anno Cittadellarte ha assegnato il Minimum Prize, premio che si pone al minimo grado rispetto ai massimi premi destinati ai grandi personaggi che hanno dedicato la loro vita alla causa della pace o del progresso civile nel mondo. Il premio – consegnato da Paolo Naldini, Giuliana Setari e Rossella Ravagli (direttrice del corso di Moda Sostenibile di Accademia Unidee a Biella) – è stato assegnato a Pairi Daeza. “Pairi Daeza – queste le motivazioni del premio lette da Ravagli – significa ‘giardino recintato’ in persiano antico. I giardini persiani sono così eccezionali che il termine ‘Pairi Daeza’ è diventato una parola in prestito e ha plasmato il concetto di paradiso in molte lingue. Pairi Daeza sono due sorelle iraniane: Yasaman e Nastaran Rezaee. La loro visione è ‘rivendicare un’identità soppressa e un’eredità in via di estinzione attraverso l’arte e l’artigianato iraniani’. La loro missione è “creare stili unici, ibridi e non convenzionali dove l’oriente incontra l’occidente e dove il misticismo si fonde con la praticità. Prodotte in Italia, dove ora risiedono le due sorelle, ma alimentate dai sogni dell’antica Persia, le collezioni del marchio sono realizzate in collaborazione con piccole comunità emarginate di artigiani che vivono in Iran. L’obiettivo è generare flussi economici per questi artigiani rinnovando l’artigianato tradizionale iraniano. Alla domanda ‘Come si tesse quel filo che unisce l’Oriente all’Occidente? Per oltrepassare certi ponti, imposti talvolta dai confini, c’è bisogno di connessioni…’ hanno risposto ‘La connessione è l’essenza degli esseri umani, è un bisogno di libertà, una forma di espressione personale e un aspetto della bellezza… è ciò che ha portato il mondo intero ad insorgere accanto alle donne iraniane. Possiamo avere legami le une con le altre o meno, ma avvertiamo comunque il dolore l’una dell’altra. Noi abbiamo la fortuna di godere della meraviglia della cultura italiana, nello stesso modo il patrimonio persiano ha molto da offrire. Lasciare che vada perso vorrebbe dire danneggiare una ricchezza che non è solo nostra, ma del mondo intero’.
Pairi Daeza ha recentemente lanciato il progetto Woman Life Freedom, una collezione di foulard prodotta in collaborazione con dodici artisti iraniani. Ogni artista ha creato un design unico, incorporando messaggi relativi all’attuale rivoluzione in Iran, con la speranza che questi messaggi possano viaggiare attraverso i luoghi e mantenere viva la conversazione su questa rivoluzione guidata dalle donne. Tutti i profitti delle vendite dei foulard andranno all’Abdorrahman Boroumand Center (www.iranrights.org), per sostenere il movimento in Iran. Il Minimum Prize 2023 è quindi assegnato a Pairi Daeza per il loro impegno a generare, curare
e coltivare la connessione che unisce le persone nella società attraverso settori e ruoli diversi, il ‘minimum’ grado di relazione sociale, e a ingaggiare la moda in quanto arte al centro della trasformazione in senso responsabile della società”. Il ringraziamento delle due sorelle è stato accorato, ma colorato di speranza: “Avere il tempo e il lusso per pensare a lungo termine e a un futuro sostenibile – ha affermato Nastaran – è un privilegio che non tutti abbiamo. Mia sorella e io abbiamo avuto il privilegio di scegliere e abbiamo deciso di sfuggire dal mostro (il regime) in Iran. Ma per mostrare la nostra gratitudine per tutto ciò che l’Iran ci aveva dato, compresi i nostri valori, abbiamo iniziato a pensare a questo progetto e mia sorella ha dedicato anni della sua vita a viaggiare in Iran alla ricerca delle voci più soffocate per integrare la loro arte, artigianato e storie di resistenza in un progetto che ha come missione quella di aiutare a correggere l’immagine distorta dell’Iran. Ironia della sorte, quelle stesse voci soffocate ora hanno trasformato per sempre l’immagine dell’Iran in un paese di coraggiosi combattenti per la libertà, che alzano la voce contro l’oppressione e la fanno sentire al mondo intero a costo del loro sangue. Ho detto tutto questo per sottolineare che costruire un futuro sostenibile è un obiettivo globale, e finché la metà di noi vivrà in condizioni che non ci consentiranno di vedere oltre domani, non potremo mai raggiungere il terzo paradiso qui sulla terra. Quindi, è nostra responsabilità come privilegiati, che non hanno guadagnato le loro circostanze per merito, ma per nascita, di estendere la speranza e gli orizzonti futuri alle nostre altre sorelle e fratelli del mondo”.


Saverio Teruzzi. Foto di Damiano Andreotti.

Il Terzo Paradiso, tra sentieri e bandiere
Oltre alla moda sostenibile, questa edizione della rassegna è dedicata anche al Terzo Paradiso e agli ambasciatori Rebirth: loro non rappresentano uno stato, ma un concetto di futuro e di sostenibilità a cui tutti noi auspichiamo”. Saverio Teruzzi, coordinatore degli ambasciatori, ha presentato così i progetti che ha curato, ossia FLAGS – Le Bandiere del Terzo ParadisoSentiero Rebirth / Rebirth Path. La prima è un’installazione curata dallo stesso Teruzzi con la collaborazione di Andrea Abate: una serie di bandiere tra Cittadellarte e la sede permanente del Terzo Paradiso a rappresentare gli ambasciatori che “operano nei loro territori – così Teruzzi – in oltre 50 Paesi del mondo come attori di una co-creazione di processi propositivi democratici attraverso l’autorialità del fare, sviluppando l’Arte della Demopraxia. Sono attivatori della formula trinamica ideata da Michelangelo Pistoletto che rappresenta la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia sulla base del confronto e del concetto di pace preventiva”. Nella sede permanente è stata poi proposta Terzo Paradiso Sentiero Rebirth / Rebirth Path, installazione video a cura di Teruzzi e Daniele Garella. Su cosa verte il filmato? “Da un’idea di Michelangelo Pistoletto e degli ambasciatori del Terzo Paradiso. Una data, il 21 marzo 2023, un’unica azione in tutto il mondo: unirsi mano nella mano. Tante righe su di un’unica mappa, un’unica linea virtuale intorno al Pianeta. Una partecipazione globale, contro tutte le mostruosità create dall’uomo. Tutte, nessuna esclusa”. Sulla scia dell’iniziativa, è stata proposta Preventive Peace Path, una performance a partecipazione collettiva che ha coinvolto i presenti ad Arte al Centro: tutti, uniti mano nella mano, si sono incamminati verso il Terzo Paradiso formando una significativa catena umana in una manifestazione simbolica la pace preventiva. Nella sede permanente del Terzo Paradiso è stata inoltre collocata nel cerchio centrale della formula della creazione l’opera dell’artista franco-algerino Adel Abdessemed Citizen (2015, grafite su porcellana e legno); l’opera rappresenta il pallone, sfera del caso, contesa tra pace e guerra.


Foto L.D.

Guerrilla Spam. Foto di L.D.

Aaron inker. Foto di L.D.

La conclusione tra danza, talk e performance
Nel piano sottostante alla sede permanete del Terzo Paradiso è andata in scena Moda | Cultura | Sostenibile | Etica | Consapevole, che ha visto giovanissimi danzatori di Pratiche di Slancio interpretare Fashion B.E.S.T. in uno show suggestivo (coreografia di Cristiana Valsesia, direzione artistica Claudia Squintone e Project manager Eleonora Celano). In seguito, presso il nuovo spazio Hydro si è tenuto il talk Floating Forest: uno spazio verde per la città, che ha visto intervenire aaron inker (Nicholas Ferrara) e Guerrilla Spam; per l’occasione è stato presentata la nuova casa di Hydro – che finalmente rinasce dopo l’alluvione di ottobre 2020 – e il progetto Floating Forest. In conclusione, nella stessa area, si è tenuta la performance di BARЯA Movement intitolata Caro Cervo. Il collettivo artistico fluido con sede in Belgio è stato invitato a prendere parte a una residenza per conoscere Cittadellarte e realizzare un nuovo lavoro performativo. In questo viaggio, intriso di incontri significativi, sono stati guidati dal team di UNIDEE Residency Programs. La loro pratica è radicata nell’arte rigenerativa, che si concentra sui processi di creazione ripristinati e rivitalizzati dall’arte stessa. La loro opera Caro Cervo è un invito aperto a tutta Cittadellarte, una performance collettiva che mira a innescare un processo di relazione più profonda con l’altro e con il fiume Cervo. Due settimane prima di Arte Al Centro, BARЯA Movement ha invitato chi lavora e ‘vive’ a Cittadellarte a raccogliere e ‘prendersi cura’ di una delle pietre posate dal collettivo sulla piazza interna della Fondazione. Questi sassi – scelti ispirandosi a una registrazione sonora della riva del torrente – hanno avuto la funzione di ponte tra le persone e il Cervo, creando così un legame tra uomo e natura dando, allo stesso tempo, voce al Cervo. La performance è stata collettiva, ma, nonostante questo, si è rivelata intima, profonda e introspettiva. Arte al Centro si è chiuso così, con uno sguardo ispiratore al legame e alla relazione tra l’individuo, la società e la natura, tra sorrisi, emozioni, strette di mano, abbracci e un’energia dirompente deflagrata prima con Michelangelo Pistoletto e poi diffusa a macchia d’olio attraverso l’arte e la creatività di tutti, pubblico incluso.


Foto di Pierluigi di Pietro (ove non diversamente indicato).
Clicca qui per visionare il nostro video-racconto della giornata.
Clicca qui per vedere la nostra intervista a Paolo Nespoli e qui per quella a Claudio Corradino.